“Il Sinodo rappresenta un’opportunità per affrontare la situazione sociale e religiosa nella regione”, ha dichiarato Lesley-Anne Knight, Segretario Generale di Caritas Internationalis.
“Può dare ai cristiani una chiara visione del significato della loro presenza nelle società musulmane e del ruolo e della missione che hanno nei Paesi in cui vivono”, ha aggiunto.
Secondo la Knight, “è urgente trovare nuovi modi per lavorare per la pace in questa tormentata parte del mondo”.
“Ciò è di vitale importanza non solo per il Medio Oriente, ma anche per la pace e la stabilità del mondo intero, che dipendono in buona parte da una soluzione ai conflitti che affliggono la regione”.
La Caritas è rappresentata al Sinodo da Joseph Farah, presidente di Caritas MONA (Medio Oriente e Nord Africa), da Naguib Khouzam di Caritas Egitto e da Huda Musher di Caritas Giordania.
“Il Medio Oriente è una regione pluralistica”, ha detto Farah. “Questo pluralismo si può ritrovare anche nella Chiesa cattolica. Ci sono cattolici maroniti, siriaci, greci, armeni, latini, caldei e così via, e tutte quelle Chiese hanno la propria gerarchia e le proprie organizzazioni sociali, come ospedali e scuole”.
“La cooperazione tra le Chiese e con altre confessioni deve essere rafforzata – ha osservato –. Bisognerebbe intraprendere più sforzi per sviluppare partnership per un’azione concreta e impegnarsi nel dialogo”.