di Chiara Santomiero
REGGIO CALABRIA, venerdì, 15 ottobre 2010 (ZENIT.org).- “L’antimafia ‘del giorno prima’”: chiama così, don Pino De Masi, vicario generale della diocesi di Oppido-Palmi e referente per la Calabria di Libera, l’associazione contro le mafie, l’opera di sensibilizzazione della comunità civile e di impegno educativo verso i giovani portata avanti da tante espressioni dell’associazionismo laico e della Chiesa calabrese.
“Occorre incoraggiare la gente – spiega De Masi – a scegliere la legalità, a non confondersi in quella cosiddetta ‘zona grigia’ collusa con la mafia, a sostenere i propri figli su questa strada, superando la paura per la loro incolumità e il loro futuro”. In questa prospettiva “la confisca dei beni mafiosi e il loro utilizzo, specie da parte della Chiesa, costituisce un segnale molto forte che dà coraggio”.
A fronte di una rinnovata offensiva della ‘ndrangheta, tanti segnali positivi: “la manifestazione del 25 settembre scorso dopo l’ultimo attentato al procuratore generale di Reggio Calabria, Di Landro, ha coinvolto 40 mila persone”. “Il 3 di ogni mese – aggiunge De Masi – si svolge la manifestazione ‘Reggio non tace’ per ricordare il primo attentato al procuratore generale avvenuto il 3 gennaio scorso e molte adesioni ha anche l’iniziativa di Libera ‘Reggio libera Reggio’ per stilare un elenco degli esercizi commerciali che decidono di non pagare più il ‘pizzo’ alla criminalità”.
“Due giorni fa – racconta De Masi – in un paese della provincia, Rizzicoli, ho inaugurato un centro culturale intitolato a Francesco Inzitari, un ragazzo ucciso dalla ‘drangheta a causa dei legami familiari”. “E’ stato inaugurato – prosegue De Masi – nel giorno in cui avrebbe compiuto 19 anni. Non ho potuto fare a meno di commentare che qualche anno fa una ricorrenza del genere avrebbe portato a un nuovo omicidio secondo la logica della faida. Questa diversa volontà dei genitori di Francesco è un altro segno di speranza per il futuro”.
“Quest’estate – racconta ancora De Masi – ai campi di lavoro organizzati dalla cooperativa Valle del Marro nata sui terreni confiscati alla mafia nella Piana di Gioia Tauro sono arrivati seicento giovani da tutt’Italia che hanno avuto la possibilità di incontrarsi con i giovani delle parrocchie di dieci cittadine della Piana, a riprova che la cooperativa è considerata qualcosa che appartiene a tanti, non solo a quelli che ci lavorano”.
“E’ un impegno di natura culturale quello che portiamo avanti – ribadisce il referente di Libera – al quale i giovani rispondono come fanno sempre quando abbiamo tempo e desiderio di accompagnarli nella vita. Forse il tema dell’emergenza educativa, da questo punto di vista, riguarda più la perdita di questo gusto da parte di noi adulti”.
“L’Agenda di speranza della Settimana sociale – afferma De Masi – diventa significativa se riesce a calarsi nella nostra realtà e ha anche la capacità di affermare che il problema delle mafie non è solo di questa parte d’Italia ma di tutto il Paese”.
Per questo, conclude De Masi, “la presenza qui di tutta l’Italia attraverso i delegati delle diocesi, ci incoraggia molto”.