Giulia Salzano, madre della catechesi

Fondò nel 1905 la Congregazione delle Suore Catechiste

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di Carmen Elena Villa

ROMA, venerdì, 15 ottobre 2010 (ZENIT.org).- “Io farò sempre il catechismo, finché avrò un filo di vita”, diceva madre Giulia Salzano. “E poi vi assicuro che sarei contentissima di morire facendo il catechismo”. Fu proprio dopo aver preparato 100 bambini alla Prima Comunione che Giulia morì nel 1929.

Giulia nacque a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, nel 1846. I suoi genitori erano Diego, capitano dell’esercito di Ferdinando II, Re di Napoli, e Adelaide Valentino.

Il padre morì quando aveva 4 anni. Visse con le Suore della Carità dai 7 ai 15, poi iniziò a insegnare nella scuola comunale di Casoria, in provincia di Napoli, dove la sua famiglia si era trasferita nel 1865.

Queste esperienze risvegliarono in lei un interesse speciale per il catechismo e per l’educazione dei giovani ai valori, così come per la devozione alla Madonna: “L’intelligenza di fede che la guidava nell’insegnamento la faceva rendere conto che i fanciulli avevano bisogno anche della ‘dottrina cristiana’”, ha spiegato a ZENIT padre Nunzio D’Elia, postulatore della sua causa di canonizzazione.

“Una catechesi che li formasse umanamente, culturalmente, in un paese prevalentemente agricolo, allora, e poi spiritualmente”, ha detto il sacerdote.

“Trovò la giusta strada, intuì che il Signore le donava un carisma unico al suo tempo: la catechesi”. Un carisma che secondo padre D’ Elia risulta “originale e profetico”, che “fu coltivato nella centralità dell’amore al Sacro Cuore, e alla Vergine Maria. Perciò non trascurava l’occasione di catechizzare”.

Amica dei santi

Per Giulia, l’amicizia fu un elemento fondamentale nel cammino verso la santità. Era amica della napoletana Santa Caterina Volpicelli (1839 – 1894), fondatrice delle Ancelle del Sacro Cuore, canonizzata ad aprile da Benedetto XVI. Questo incontro la aiutò nella sua esperienza di maturità e vocazionale. Caterina fu per lei “un punto di riferimento al quale guardò con ammirazione, sapienza ed emulazione”, ha detto il suo postulatore.

Aveva anche uno stretto legame con il beato Ludovico da Casoria (1814 – 1885), sacerdote professo
dell’Ordine dei Frati Minori, fondatore della Congregazione dei Fratelli della Carità e della Congregazione delle Suore Francescane di Santa Elisabetta.

Egli la orientò nel discernimento della sua vocazione e le disse quasi in tono profetico: “Bada di non farti venire la tentazione di abbandonare i fanciulli della nostra cara Casoria, perché la volontà di Dio è che tu viva e muoia in mezzo ad essi”.

Mossa così da una preoccupazione costante di trasmettere fedelmente gli insegnamenti della Chiesa e la vita di Gesù, riunì un gruppo di ragazze che avevano lo stesso desiderio. Nasceva nel 1905 la Congregazione delle Suore Catechiste del Sacro Cuore.

“La suora catechista deve sentirsi sempre pronta in tutte le ore per istruire i piccoli e gli ignoranti”, diceva Giulia alle sue figlie spirituali, “non deve misurare i sacrifici che richiede tale ministero, anzi dovrebbe desiderare di morire sulla breccia, se così piacesse a Dio”.

Oggi le Catechiste del Sacro Cuore sono presenti in Italia (a Roma e a Casoria) e in Brasile, Canada, Filippine, Perù, Indonesia, Colombia e India.

“Donna Giulietta”, come la chiamavano i suoi amici, morì il 17 maggio 1929, dedicandosi fino alla fine alla catechesi. “Credo che la sua vita sia stata caratterizzata dallo spirito di obbedienza alla Chiesa e dall’umiltà profonda nella cornice di un grande spirito di preghiera e di amore al Sacro Cuore”, ha detto padre D’ Elia.

Nell’omelia di beatificazione nel 2003, Papa Giovanni Paolo II l’ha definita “un’apostola della nuova evangelizzazione, nella quale unì l’azione apostolica alla preghiera, offerta senza sosta specialmente per la conversione delle persone ‘indifferenti’”.

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ZENIT Staff

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