Cina: gruppi cattolici chiedono la liberazione di Liu Xiaobo

Il Premio Nobel ha il sostegno della Chiesa

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di Nieves San Martín

HONG KONG, mercoledì, 13 ottobre 2010 (ZENIT.org).- La Commissione Giustizia e Pace dell’Arcidiocesi di Hong Kong ha chiesto l’immediata liberazione del nuovo Premio Nobel per la Pace Liu Xiaobo. Si uniscono alla richiesta anche altri gruppi cristiani e leader cattolici.

Il nuovo Premio Nobel è stato condannato a 11 anni di prigione e alla privazione dei diritti politici per due anni a Natale 2009.

E’ stato accusato di aver partecipato alla redazione e alla firma della “Charta 08” e di aver scritto sei commenti. Firmata da Liu Xiaobo e altri, secondo il consigliere legislativo di Hong Kong Lee Wah-ming – che ha presentato una mozione per la sua liberazione nella sessione del Consiglio del 13 gennaio 2010 –, la Charta è “una manifestazione dei valori comuni riconosciuti dalle società civilizzate”.

Venerdì scorso, gruppi per i diritti umani hanno avviato una campagna per la liberazione di questo intellettuale di 54 anni, sostenitore della non violenza, che ha dedicato il Premio ai “martiri” di Piazza Tienanmen, teatro del massacro davanti alle telecamere di giovani studenti e professori che manifestavano pacificamente, che ha sconvolto il mondo il 4 giugno 1989.

A quanti manifestavano per la liberazione di Xiaobo davanti all’Ufficio del Delegato del Ministero degli Esteri cinese si è unita la Commissione Giustizia e Pace cattolica, contemporaneamente all’annuncio da parte del Comitato del Nobel, un organismo indipendente del Governo norvegese.

Il riconoscimento gli è stato conferito “per la sua lotta lunga e non violenta per i diritti umani fondamentali in Cina”.

“Il Premio per la pace a Liu ispira quanti lottano per la democrazia nella Cina continentale”, ha detto Patrick Poon, segretario esecutivo del Chinese Human Rights Lawyers Concern Group, con sede a Hong Kong, secondo quanto ha reso noto l’agenzia UCA News.

Poon, cattolico, ha sottolineato la notorietà e la diffusione che avranno ora le richieste della Charta 08, il che permetterà a molti di conoscere il modo in cui il Governo cinese ha soppresso quanti lottavano pacificamente per la democrazia.

Ciò che hanno chiesto Liu e gli altri trecento firmatari della Charta 08 era fondamentalmente l’equiparazione delle riforme politiche a quelle economiche, la fine del monopolio del Partito Comunista e l’apertura al pluralismo, così come la libertà d’espressione e di religione.

I manifestanti cattolici hanno criticato i tentativi precedenti del viceministro degli Esteri, Fu Ying, di esercitare pressioni sul Comitato del Nobel perché non venisse concesso il Premio al dissidente cinese: “L’opera di Liu risponde molto bene allo spirito del Premio Nobel per la Pace, e l’atteggiamento di Fu è un insulto al Comitato”, ha detto Poon.

Dal canto suo Or Yan-yan, della Commissione Giustizia e Pace, ha definito “poco ragionevoli e assurdi” i tentativi del Governo cinese di “piegare la libertà d’espressione”. A suo avviso, mostra solo che alla Cina del resto del mondo interessa solo “il potere economico per sopprimere gli altri”.

Dieci minuti dopo che era stato reso noto il vincitore del Premio, in Cina la censura ha fatto scomparire il nome di Liu Xiaobo dagli schermi dei computer e dai mezzi di comunicazione. I motori di ricerca non davano risultati sui portali cinesi, e nei forum le notizie sul tema venivano rapidamente cancellate dagli amministratori.

Nel giugno 2009, quando gli arresti domiciliari di Liu si sono trasformati in detenzione effettiva, il Vescovo cattolico di Hong Kong, John Tong Hon, ha dichiarato: “Spero che il Governo di Pechino autorizzi la libertà d’espressione”.

“Tener conto di una pluralità di opinioni non può essere che benefico per il Paese, perché solo così potremo ampliare il nostro orizzonte”, ha aggiunto come informa Eglises d’Asie, l’agenzia delle Missioni Estere di Parigi.

Una veglia ha chiesto la liberazione di Liu Xiaobo il 12 gennaio 2010. All’incontro, animato con lettura di poesie, canzoni e rappresentazioni di vari gruppi, hanno partecipato anche gruppi cattolici, inclusa la Commissione Giustizia e Pace dell’Arcidiocesi di Hong Kong.

Ora quella piccola luce ha ricevuto un’opportunità di illuminare il mondo, grazie alla decisione del Comitato del Nobel. Il giorno dell’annuncio del Premio, molti cinesi hanno deciso di cenare con salmone, un gesto simbolico di ringraziamento al coraggio norvegese.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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