ROMA, venerdì, 8 ottobre 2010 (ZENIT.org).- “L’assegnazione del Nobel per la pace all’attivista cinese Liu Xiaobo è una bellissima notizia”. È quanto ha affermato Gerolamo Fazzini, direttore editoriale della rivista Mondo e Missione, mensile del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere).
Liu Xiaobo il Premio Nobel, uno dei veterani della protesta di piazza Tiananmen del 1989, sta scontando attualmente una condanna ad 11 anni di carcere per “istigazione alla sovversione”, con l’accusa di essere tra i promotori di Charta08, il documento firmato da oltre duemila cittadini cinesi col quale si propone l’instaurazione in Cina di un sistema politico democratico.
Tra le motivazioni per l’assegnazione del Nobel per la pace è scritto che Liu è stato scelto “per la sua lotta lunga e non violenta per i diritti umani fondamentali, in Cina”.
Per Fazzini la notizia è degna di rilievo “in primo luogo perché viene riconosciuta la statura morale di una figura che ha pagato di persona – con l’ostracismo più bieco e il carcere – un prezzo altissimo per i suoi ideali di democrazia, giustizia sociale e libertà”.
“In secondo luogo – ha proseguito – perché, premiando Liu, è finalmente caduto la ‘grande muraglia’ dell’omertà che l’Occidente ha mantenuto in questi anni nei confronti di una situazione gravissima quale quella dei diritti umani in Cina. Già nel 2008 era stata proposta la candidatura di Hu Jia (e quest’anno negli Usa è stata proposta quella di Cheng Guancheng), entrambi dissidenti cinesi molto noti all’estero, ma non se n’è mai fatto nulla, anche in ragione della pavidità delle cancellerie occidentali nei confronti di Pechino”.
Liu Xiaobo, ha aggiunto Fazzini, “non è un uomo isolato, ma la punta di diamante di un movimento di attivisti, intellettuali, ex funzionari di partito che stanno cercando di cambiare la Cina dal basso. Ma che, proprio per questo, sono osteggiati da Pechino, tant’è che fino dal febbraio scorso il portavoce del ministero cinese degli Esteri aveva definito una ‘mossa sbagliata’ l’eventuale assegnazione del Nobel per la pace a Liu”.
Inoltre, Liu Xiaobo, “insieme con altri noti dissidenti, quali Gao Zhisheng, Han Dongfang e Hu Jia, fa parte di un gruppo di persone che sono approdate al cristianesimo e che hanno scoperto la fede cristiana come la base del valore assoluto della persona e forza del loro impegno in difesa dei diritti umani”.