Il Codice di Diritto Canonico Orientale compie 20 anni

Intervista a monsignor Arrieta, segretario del dicastero per i Testi Legislativi

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di Carmen Elena Villa

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 8 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Quest’anno si festeggiano i 20 anni della promulgazione del Codice di Diritto Canonico Orientale. Si tratta della norma comune che regge le 23 Chiese sui iuris della Chiesa cattolica che raggruppa le cinque grandi tradizioni orientali di Alessandria, Antiochia, Armenia, rito caldeo e bizantino.

Per questo motivo è iniziato questo venerdì a Roma un Congresso di studi per ricordare questo importante anniversario. L’evento è organizzato dal Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi in collaborazione con la Congregazione per le Chiese Orientali, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e il Pontificio Istituto Orientale. Il Congresso è stato presentato questo giovedì mattina durante una conferenza stampa presso la Santa Sede.

Esperti sul tema analizzeranno l’evoluzione storica della codificazione orientale, l’attività legislativa delle Chiese orientali e gli aspetti ecumenici del Diritto orientale. Il Congresso terminerà sabato con un’udienza con Papa Benedetto XVI nella Sala Clementina.

Per capire meglio in cosa consiste e qual è l’importanza di questo documento, ZENIT ha intervistato monsignor Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.

Che cos’è il Codice di Diritto Canonico Orientale?

Mons. Juan Ignacio Arrieta: E’ un insieme di leggi, un libro che ha 1.700 canoni, che è una legislazione comune per tutte le 23 Chiese sui iuris, la legge comune a tutte loro. In questa legge comune si lascia poi che ciascuna di queste 23 Chiese sviluppi alcuni aspetti in base alla sua cultura, alla sua liturgia particolare, a seconda dei vari Paesi e della lingua originaria.

Perché hanno un Codice di Diritto Canonico diverso rispetto al rito latino?

Mons. Juan Ignacio Arrieta: Perché hanno tradizioni diverse. Nella Chiesa ci sono state due tradizioni che risalgono ai primi secoli del cristianesimo: tutte le Chiese orientali che gravitavano nell’area di Costantinopoli e poi tutte le Chiese latine occidentali che hanno gravitato direttamente da Roma, dal primato della Chiesa. Due tradizioni con due peculiarità. La cultura dell’Oriente non è come quella occidentale, anche se la società è sempre più mescolata. Si percepisce subito che le tradizioni sono diverse. Questo si riflette anche nella liturgia, nella disciplina, nelle regole di comportamento e anche in quelle della Chiesa. Per questo ci sono stati due mondi. Dall’Occidente è partita l’evangelizzazione dell’America e dell’Africa. L’Oriente è rimasto con le sue tradizioni e da qui è nata l’espansione in Asia, in Russia tra gli altri Paesi.

Quali sono gli elementi comuni dei due Codici di Diritto Canonico?

Mons. Juan Ignacio Arrieta: Molti dei loro canoni hanno in comune le leggi essenziali, più direttamente unite ai dogmi e alla fede che è comune. Tutti abbiamo in comune la stessa fede, cresciamo nelle stesse cose. Entrambi i Codici dicono che i sacramenti sono sette, o come si celebra il matrimonio, come si entra nella Chiesa attraverso il Battesimo, come si diventa sacerdote tramite l’ordinazione. C’è una serie di aspetti comuni.

Perché il Codice di Diritto Canonico contempla in alcuni riti orientali l’ordinazione di sacerdoti sposati?

Mons. Juan Ignacio Arrieta: Molte delle Chiese orientali sono Chiese che si sono unite a Roma dopo che ne erano separate, come avverrà con gli anglicani con la Costituzione Anglicanorum Coetibus. Erano state separate per secoli prima di riunirsi in comunione con Pietro. Questa separazione, in poche parole, è la disciplina che oggi troviamo anche tra gli ortodossi, perché anche in quel caso si ammette il sacerdozio di persone sposate. Nel caso di queste Chiese che si sono riunite con Roma, è stato permesso di mantenere questa disciplina, che non era mai stata presente nella Chiesa latina.

L’evento è collegato al Sinodo per il Medio Oriente?

Mons. Juan Ignacio Arrieta: Non sono stati pensati congiuntamente. Hanno coinciso e per questo abbiamo avvicinato le date per far sì che le persone che si recano a Roma per il Sinodo partecipino anche a questo evento.

Qual è l’obiettivo di un Congresso sul Codice di Diritto Canonico Orientale?

Mons. Juan Ignacio Arrieta: Aiutare queste Chiese perché molte di loro, che incontrano difficoltà a vivere nel proprio Paese o a svilupparsi giuridicamente, completino questo diritto particolare e proprio di ognuna di loro, perché deve essere plasmata l’identità di ciascuna di quelle Chiese, molto importante soprattutto in questa società di grande movimento. E’ necessario che ci siano norme e che sia chiaro che cos’è ciascuna di loro.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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