Conferenza a Bruxelles sulla “persecuzione dei cristiani”

L’Europa non può restare indifferente di fronte alla loro sofferenza

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BRUXELLES, venerdì, 8 ottobre 2010 (ZENIT.org).- “La libertà religiosa deve integrarsi nelle politiche estere dell’Unione Europea”, afferma la Dichiarazione scritta presentata dai deputati europei in occasione della conferenza sulla “persecuzione dei cristiani”, svoltasi questo martedì presso il Parlamento Europeo, a Bruxelles (Belgio).

L’atto è stato organizzato dal gruppo del Partito Popolare Europeo (PPE), dal gruppo Conservatori e Riformisti Europei (CRE) e dalla Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE).

La Dichiarazione scritta lanciata dai deputati Mario Mauro (PPE) e Konrad Szymański (CRE) dovrà essere sottoposta alla plenaria del Parlamento Europeo nelle prossime settimane, ha reso noto un comunicato della COMECE.

Per essere adottata, dovrà ricevere le firme di 380 membri del Parlamento Europeo in tre mesi.

In occasione di questa conferenza, il segretariato della COMECE ha presentato il suo rapporto sulla libertà religiosa.

Lo studio ricorda che “il diritto alla libertà religiosa è legato così strettamente agli altri diritti fondamentali che si può argomentare a ragione che il rispetto della libertà religiosa è come un ‘test’ per l’osservanza degli altri diritti fondamentali”.

“Violazioni del diritto alla libertà religiosa o di credo si verificano in tutto il mondo e interessano ogni anno più di cento milioni di cristiani”, sottolinea l’associazione cristiana Open Doors International.

In base alle ultime statistiche, precisa l’organismo al servizio della Chiesa perseguitata, nel 2010 i dieci Paesi in cui i cristiani sono più perseguitati a causa della loro fede sono la Corea del Nord, l’Iran, l’Arabia Saudita, la Somalia, le Maldive, l’Afghanistan, lo Yemen, la Mauritania, il Laos e l’Uzbekistan.

La conferenza ha dato la parola a testimoni di spicco della persecuzione dei cristiani nel mondo: monsignor Edward Hiiboro Kussala, Vescovo della Diocesi cattolica di Tombura, Yambio (Sud Sudan), monsignor Louis Sako, Arcivescovo caldeo di Kirkuk (Iraq), il dottor T.M. Joseph, direttore del Newman College di Thodupuzha (India) e Kok Ksor, presidente della Montagnard Foundation (Vietnam).

Tra i deputati, Konrad Szymański (CRE) ha ricordato che il “75% delle morti collegate a crimini di odio basati sulla religione interessa persone di fede cristiana; i cristiani sono quindi i credenti più perseguitati nel mondo”.

“L’Europa non può restare indifferente”, ha avvertito, sottolineando che “la sofferenza dei cristiani è un crimine che oggi viene ancora dimenticato” e ricordando ai leader politici “le loro responsabilità”.

Dal canto suo, il deputato Mario Mauro (PPE) ha affermato che “la libertà religiosa è la condizione per la quale devono passare tutte le altre nostre libertà”.

“Avere la libertà di esprimere e di praticare la religione nella quale crediamo significa sfuggire all’abuso di potere – ha aggiunto –. E’ questo il motivo per il quale dobbiamo insistere sulla difesa di questo principio”.

Il vicepresidente del gruppo del PPE incaricato delle questioni religiose ha inoltre sottolineato che “la non discriminazione è universale”.

“La libertà religiosa e la non discriminazione vanno di pari passo”, ha dichiarato. “Le religioni sono elementi importanti dell’identità europea”, e il dialogo religioso è “cruciale” per “la coscienza politica ed europea”.

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ZENIT Staff

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