di Chiara Santomiero
ROMA, venerdì, 8 ottobre 2010 (ZENIT.org).- “Testimoniare una tendenza aggregativa in un’Italia che si frantuma, dimostrare una franchezza argomentativa diversa dai soliti dibattiti, andare vicino ai problemi usando lo ‘zoom’ senza sfumare”: sono queste le tre sfide che intende affrontare la 46ma Settimana sociale dei cattolici italiani in programma a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre prossimi sul tema “Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese”.
Le ha sintetizzate così Luca Diotallevi, vice presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa tenutasi il 7 ottobre a Roma.
Alla radice dell’agenda di priorità indicate dal Documento preparatorio, secondo Diotallevi “c’è una società plurale nella quale un grande numero di soggetti è disponibile ad impegnarsi per generare processi di crescita”. E alla domanda “qual è il ruolo dei cattolici nel nostro Paese?”, la risposta più immediata è “tentare insieme di promuovere il bene comune”.
Come? Attraverso un metodo che è già una proposta. “Il modello di riflessione che ha accompagnato il cammino delle Settimane sociali – ha affermato mons. Arrigo Miglio, presidente del Comitato scientifico ed organizzatore dell’iniziativa –, basato sul coinvolgimento di diocesi associazioni, mondo dell’economia, della finanza, della politica, può dare un contributo utile a tutto il Paese”.
“Sono stati oltre un centinaio – ha ricordato Edoardo Patriarca, segretario del Comitato scientifico ed organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani – gli eventi che hanno visto direttamente impegnato il Comitato ma numerosi altri sono stati organizzati a livello locale da diocesi, associazioni, realtà sociali ed accademiche”.
Tra questi vanno ricordati: “dieci seminari nazionali organizzati su vari temi in altrettante città italiane; 8 audizioni con i politici; 8 incontri regionali della pastorale giovanile e i 16 incontri organizzati dall’Azione cattolica italiana in tutte le regioni ecclesiastiche”. Sul sito Internet delle Settimane sociali è possibile, inoltre, trovare “ventotto documenti ufficiali prodotti da associazioni ed organismi ecclesiali, sindacali e politici”.
A Reggio Calabria sono attese “provenienti da 184 diocesi italiane, 1200 persone tra cui 300 giovani, 177 responsabili di associazioni e movimenti laicali, 66 vescovi, 204 sacerdoti, 29 tra religiosi e religiose e 9 diaconi”.
“La scelta di Reggio Calabria come sede dell’incontro – ha aggiunto Miglio – non è stata casuale”. Le Settimane sociali vi erano già state ospitate nel 1960 con un tema che presenta ancora profili di attualità: “Le migrazioni interne ed internazionali nel mondo contemporaneo”.
“Oggi – ha affermato Miglio – Reggio Calabria rappresenta uno dei punti in cui si manifestano in modo acuto le sofferenza del Sud del Paese e le cronache degli ultimi giorni, con l’offensiva della criminalità organizzata, confermano la provvidenzialità della scelta di questa città”.
Alla realtà del Sud sarà dedicato in particolare il pomeriggio di sabato 16 ottobre in cui è prevista la relazione del prof. Giuseppe Savagnone sul tema “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno. Un documento per il bene comune del Paese” seguita da testimonianze di impegno in questo campo.
“Due carovane di giovani – ha inoltre sottolineato Patriarca – partiranno da due città simbolo della Calabria come Rosarno e Locri per convergere a Reggio con una marcia a favore della legalità e di solidarietà con la cittadinanza reggina”.
“Obiettivo delle Settimane sociali – ha precisato Miglio – è porsi come strumento di ascolto e ricerca ed occasione di confronto ed approfondimento culturale sui problemi dell’attualità e su come possano essere affrontati nella prospettiva del benessere globale della società”.
“I delegati a Reggio Calabria – ha concluso il presidente del Comitato delle Settimane sociali – sono chiamati ad offrire un contributo qualificato a livello culturale e professionale per favorire una presa di coscienza maggiore delle problematiche che appartiene a tutta la comunità”.