Ogni religione difenda la dignità umana, afferma un messaggio papale

Inviato all’Incontro Internazionale di Preghiera per la Pace

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di Jesús Colina

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 4 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Le religioni hanno un ruolo decisivo nella promozione della pace, perché devono aiutare la società a implementare la dignità inviolabile di ogni essere umano, afferma il messaggio papale inviato all’Incontro Internazionale di Preghiera per la Pace.

Il messaggio è stato presentato questa domenica durante l’inaugurazione del vertice organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, in collaborazione con l’Arcivescovado di Barcellona, dal 3 al 5 ottobre, portando avanti la convocazione fatta nel 1986 da Papa Giovanni Paolo II ad Assisi ai rappresentanti delle religioni.

“In un tempo difficile di crisi e conflitti, acutizzati dal fenomeno sempre più esteso della globalizzazione, le religioni sono chiamate a realizzare la loro speciale vocazione di servizio alla pace e alla convivenza”, afferma il testo, inviato a nome di Benedetto XVI dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano.

Il messaggio ricorda che “tutti i popoli, per vivere come un’autentica comunità di fratelli e sorelle, hanno bisogno di ispirarsi e appoggiarsi al comune fondamento di valori spirituali ed etici”.

“Riconoscendo in Dio la fonte dell’esistenza di ogni uomo, le religioni aiutano l’intera società a promuovere la dignità inviolabile di ciascun essere umano”.

Per questo motivo, prosegue il testo, “il servizio disinteressato alla pace esige da parte di tutti i credenti l’impegno ineludibile e prioritario della preghiera”, perché “se la pace è dono di Dio ed ha in Lui la sua sorgente, dove è possibile cercarla e come possiamo costruirla se non in un rapporto intimo e profondo con Lui?”.

“Nella preghiera – sottolinea il Cardinal Bertone –, ci è data anche la possibilità di imparare il linguaggio della pace e del rispetto, fortificando quel seme di pace che lo stesso Dio ha seminato nel cuore degli uomini e che costituisce, al di là delle differenze di razza, cultura e religione, l’anelito più profondo dell’essere umano”.

“Allo stesso tempo, nella preghiera possiamo trovare nuove forze spirituali per non lasciarci vincere dalle difficoltà né dalle insidie del male e per non perderci d’animo nella necessaria via del dialogo, che allontani definitivamente incomprensioni e diffidenze, e ci permetta di continuare a costruire come fratelli e membri della stessa famiglia umana la via della convivenza armonica”.

Il messaggio conclude ricordando che “il Santo Padre affida all’Altissimo tutti i partecipanti a questo Incontro Internazionale di Preghiera per la Pace, affinché tale lodevole iniziativa raggiunga copiosi frutti e riversi su tutti abbondanti benedizioni divine”.

Il 30 settembre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza a Castel Gandolfo Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità, e monsignor Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni-Narni-Amelia, assistente ecclesiastico della stessa, per ricevere dettagli particolari e personali su questo incontro.

L’Incontro di quest’anno ha per tema “Vivere insieme in un tempo di crisi. Famiglia dei popoli, famiglia di Dio”.

Secondo quanto ha confermato la Comunità di Sant’Egidio a ZENIT, durante l’udienza i partecipanti hanno affrontato anche il tema della povertà in Europa e nel mondo.

“Sono state analizzate le principali questioni sociali sorte a causa della crisi economico-finanziaria di questi anni e le povertà in aumento in Europa”, ha affermato la Comunità.

Tra i temi trattati, anche la situazione dell’Africa e i principali programmi di solidarietà della Comunità nel continente africano.

In particolare, sono stati illustrati al Papa i progressi del programma Dream, che assiste 90.000 malati di Aids in 10 Paesi africani, e il progetto BRAVO (Birth Registration for All Versus Oblivion), programma di iscrizione al registro civile dei bambini africani.

Un bambino su due nati in Africa non è iscritto al registro civile al momento della nascita, e diventa un bimbo invisibile che non ha alcun diritto né protezione.

Nel corso di quest’anno, la Comunità è riuscita a iscrivere nel registro civile più di 3 milioni di persone in Burkina Faso.

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ZENIT Staff

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