di David Gagrcic, ofm*

ROMA, venerdì, 1° ottobre 2010 (ZENIT.org).- Il giorno 25 settembre 2010 presso la sala “Le Laudi” del convento San Francesco in Firenze, ha avuto luogo la giornata di studio “San Francesco e il Sultano”, organizzata e promossa dalla Provincia Toscana di San Francesco Stimmatizzato e dalla Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum di Roma. Il convegno è stato moderato brillantemente dal padre Fortunato Iozzelli, professore presso la suddetta Scuola e neo direttore della rivista Studi Francescani.

L’incontro tra Francesco e il Sultano è, a tutt’oggi, un vis à vis indecifrabile su cui gli intellettuali di ogni tempo, storici e teologi, artisti e scrittori non hanno mai smesso di interrogarsi: è stata una cosciente ricerca del martirio? O piuttosto un spontaneo e quasi ingenuo atto di audacia? Risultato ultimo di una specifica volontà di proselitismo o modello esemplare di dialogo interreligioso?

Dopo aver letto il capitolo dodicesimo della Regola Bollata, e aver fatto presente l’urgenza e l’importanza della tematica per l’oggi, il padre Fortunato è passato ad una breve presentazione dei relatori alla quale è seguito il saluto ai presenti da parte del Ministro Provinciale, fra Paolo Fantaccini.

Giuseppe Ligato, giovane ed eminente studioso di storia delle crociate, primo fra i relatori, ha introdotto il tema della giornata facendo un breve e preciso excursus storico del contesto in cui è avvenuto l’episodio dell’incontro tra Francesco e il Sultano, nell’ambito della V Crociata e delle particolari relazioni tra l’Impero e il Papato. In modo particolare l’assedio di Damietta, luogo di scontro e incontro, e le questioni sottese alle trattative di pace tra le parti. Nel corso della relazione è stata posta in risalto la particolare commistione tra svariati interessi politici-militari e una peculiare visione spirituale-escatologica – o profetica – di ambo le parti in guerra.

Anna Ajello, giovane e preparata medievista, mettendo in secondo piano la questione della storicità dell’incontro tra Francesco e il Sultano, ha approfondito la modalità di missione e del farsi prossimi dei frati Minori verso “gli infedeli”, mettendo così in risalto la precedenza della testimonianza di vita cristiana sulla predicazione verbale, “verbo et exemplo”. In questa globalizzazione ante litteram, i frati minori si fanno amici di tutti e sperimentano l’importanza della conoscenza derivante dall’esperienza. Dalla visita di Francesco al Sultano e dalla regola minoritica prese avvio quel rapporto intenso e tutto particolare tra i francescani e l'islam che dura ancor oggi: e che fece – con una contraddizione solo apparente – dei frati francescani, al tempo stesso, i predicatori più accesi della Crociata e i sostenitori più convinti degli ideali missionari.

Il professor Pacifico Sella, frate minore e docente all’Istituto Teologico di Verona, ha optato per un deciso sì per quanto concerne la storicità dell’incontro tra l’assisiate e il Sultano d’Egitto. Si è soffermato a riflettere sul motivo che potrebbe aver spinto Francesco a recarsi dal Sultano Melik Al Kamel, arrivando alla conclusione che la sua deve esser stata semplicemente una “missione di pace”, piuttosto che un invito alla conversione del Sultano o, sic et simpliciter, desiderio di martirio (pur avendone calcolato la possibilità).

Il nostro relatore ha compiuto questo passaggio, attraverso un’attenta disamina di poche ma valide fonti di cui la più importante è la cronaca di Ernoul, della seconda metà del XII secolo, riguardante la caduta del Regno crociato di Gerusalemme. Il professore ha sottolineato poi, il cambio di prospettiva, avvenuto nei primi decenni del XIV secolo, riguardo al martirio in odium fidei, che assume nella prima storiografia francescana un’importanza quasi esclusiva mettendo così in secondo piano il profetico annuncio di pace portato da Francesco.

Nel pomeriggio ha fatto da moderatore il padre Pietro Messa, Preside della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani. Prima di iniziare i vari interventi egli ha invitato tutti a cogliere uno dei primi frutti di questo incontro: la consapevolezza che la storia è una realtà complessa, contraddittoria tanto che a volte appare persino assurda e ogni tentativo di ridurla a schemi troppo semplicistici, porta fuori strada. Uno di questi tentativi è l’anacronismo, vale a dire, l’interpretazione della realtà del passato con categorie di pensiero attuali e il non tener conto dello spostamento semantico, ossia che una stessa parola, espressione o perfino gesto, nel tempo può aver avuto significati diversi. Ciò è sempre motivo di confusione. Il convegno ci fa intuire come invece sia possibile arrivare a cogliere numerosi elementi di verità e di conoscenza, senza per questo banalizzare e ridurre la storia a mero strumento di lotta ideologica.

Egli ha introdotto come prima relatrice del pomeriggio la professoressa Chiara Frugoni, nota medievista, al quale ha relazionato con sapiente ed agile competenza esaminando attentamente alcune tra le più importanti fonti iconografiche del XIII- XIV secolo, come la Tavola Bardi e gli affreschi di Giotto. Partendo dall’analisi testuale di alcune fonti francescane, tra cui le due Regole, Bollata e non Bollata, la relatrice ha voluto dimostrare il passaggio di paradigma avvenuto nella concezione dell’incontro di Francesco con il Sultano, tra un prima e un poi: un primo momento in cui il Sultano compare quale interlocutore pieno di dignità e alla pari, fino ad arrivare poi ad essere rappresentato sotto sembianze simil- demoniache. L’aggiunta successiva, dell’elemento del fuoco e dell’episodio dell’ordalia – episodio riportato solo da san Bonaventura e esclusivamente nella Legenda Maior – porta proprio a un inversione di significato dell’incontro di Damietta: si passa così dal dialogo- incontro, alla predica, fino ad arrivare all’esorcismo-scontro- polemica.

L’ultimo relatore della giornata è stato il professor John Tolan, studioso e professore all’Università di Nantes, che ha fatto una rassegna di diverse fonti scritte e iconografiche, dalle agiografie dei primi biografi alle svariate interpretazioni attualizzanti fino ad arrivare ai nostri giorni con riflessioni di Oriana Fallaci, di Tiziano Terzani fino a Joseph Ratzinger, dagli affreschi della basilica di Assisi alle incisioni di Gustave Doré: nel corso della relazione egli segue un fil rouge che il racconto del "santo dal sultano" ha descritto nel corso dei secoli – in particolare tra il XVI e il XX secolo – e spiega come quel curioso evento della storia medioevale sia venuto lentamente trasfigurandosi in un perenne luogo della memoria, paradigmatico ritratto delle paure e delle aspettative, dei desideri e delle speranze che da sempre accompagnano il difficile confronto fra Europa cristiana e Oriente musulmano.

Le conclusioni sono state affidate allo storico fiorentino, Franco Cardini che con grande maestria, ma anche simpatia, ha saputo fare sintesi di quanto sentito e raccontato, mettendo in risalto la competenza degli autori convenuti. Ciò che è chiaro, ha detto, è che nulla è chiaro! È questo il prezzo della complessità ma è contemporaneamente la sua ricchezza. Che cos’è la verità storica? Non un soprammobile da mettere in un angolo, ma un movimento e uno stimolo per porre domande e non semplicemente per dare risposte. Il compito dello storico è quello di mettersi continuamente in discussione con lo scopo di avvicinarsi il più possibile ai fatti e soprattutto al fine di trarne qualche beneficio per l’oggi della nostra esistenza, se è vero che la storia è maestra di vita.

Gli Atti di questo incontro saranno pubblicati nel fascicolo secondo dell’ann 2011 della rivista Studi Francescani, dei frati Minori di Firenze (per prenotazione segreteria@ofmtoscana.org).


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*David Gagrcic è un frate francescano del Convento di Santa Margherita da Cortona (Arezzo)