Gli insegnanti cattolici siciliani scrivono al Papa

“C’è molto da fare per estirpare varie forme di violenza”

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ROMA, venerdì, 1° ottobre 2010 (ZENIT.org).- “Santità, gli insegnanti cattolici siciliani sono in trepida attesa della Vostra visita alla città di Palermo e alla Sicilia”. Comincia così la lettera indirizzata a Benedetto XVI in vista della visita pastorale che il Papa compirà domenica 3 ottobre in occasione del raduno ecclesiale regionale delle famiglie e dei giovani. 

Nella lettera i maestri cattolici sicilini riuniti nell’AIMC, che quest’anno celebra i suoi 65 anni di vita, eredi degli insegnamenti di Carlo Carretto, si dicono “fortemente interpellati” dal costante richiamo di Benedetto XVI all’“emergenza educativa” del nostro tempo.

“Riconosciamo – scrivono – i nostri limiti e le nostre manchevolezze e, con l’orgoglio dell’esercizio di una nobile professione, riconfermiamo a Vostra Santità la nostra piena disponibilità ad un servizio generoso alla nostra comunità nel segno della libertà e della democrazia, confortati e illuminati dal dono della fede”.

“Qui, in questa nostra bella terra di Sicilia – si legge di seguito –, ricca di memoria, c’è molto da fare nel campo dell’istruzione e della formazione per essere degni continuatori di una prestigiosa tradizione ma, soprattutto, per costruire una società migliore, una comunità che abbia veramente al centro la persona umana e la sua prospettiva di crescita civile”.

“C’è molto da fare – continuano – per estirpare varie forme di violenza ed assicurare un futuro migliore alle giovani generazioni, sovente disorientate da falsi valori ed umiliate dalla mancanza di un adeguato lavoro; c’è molto da fare per valorizzare pienamente le numerose risorse umane, culturali, religiose, ambientali. E ciò costituisce una pressante sfida per ciascuno di noi”.

“Ci risuona ancora il grido, forte e convinto, contro la mafia, di Giovanni Paolo II, ad Agrigento, e la Vostra proposta ammonitrice – agli uomini di questa tremenda organizzazione – di convertirsi e di cambiare vita”.

“Per noi – affermano i maestri cattolici –, persone che vivono nella scuola siciliana, educare vuol dire soprattutto allontanare l’uomo, il prossimo, i nostri alunni da ogni cultura di disimpegno, di violenza e di morte per la piena valorizzazione della dignità di ciascuno, affermando i valori della vita e della solidarietà”.

“Santità, conti su di noi – concludono poi –. È un piccolo contributo, ma siamo dalla Vostra parte, con tanto affetto”.

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ZENIT Staff

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