I cattolici iracheni rispondono alla violenza con una nuova scuola

L’Arcivescovo di Mosul ricorda l’impegno nell’istruzione della Chiesa

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di Genevieve Pollock

MOSUL, lunedì, 29 marzo 2010 (ZENIT.org).- Di fronte alla violenza contro i cristiani in Iraq, l’Arcivescovo caldeo di Mosul sta costruendo una nuova scuola come segno di speranza per la gente.

L’Arcivescovo Emil Shimoun Nona, 42 anni, nominato alla guida dell’Arcieparchia a gennaio, ha dichiarato i suoi obiettivi in una lettera del mese scorso.

“L’assassinio e la persecuzione dei cattolici in Iraq, soprattutto a Mosul, ha portato a una crisi sociale e spirituale”, ha affermato.

“Servo le necessità delle persone sfollate e demoralizzate”, ha aggiunto.

“Molti cattolici hanno perso la vita. Migliaia di persone hanno perso la casa, i mezzi di sussistenza e la comodità di una famiglia vicina, giacché si sono visti costretti a fuggire e a cercare rifugio in altri luoghi”. “Quelli che restano vivono nella paura”.

Il presule confida nella “speranza”, che ha assunto come motto del suo ministero episcopale, “la speranza che con la forza e la grazia che ci giungono continuamente attraverso nostro Signore Gesù Cristo la comunità cattolica caldea e tutte le comunità della Chiesa d’Oriente prosperino ancora una volta”.

“Come Diocesi e comunità dobbiamo ricostruire tutto”, ha confessato.

Questo processo di ricostruzione verrà iniziato con una nuova scuola, nell’“antico villaggio cattolico caldeo di Karmless”.

Il villaggio, ha spiegato, “si trova in una zona sicura della Diocesi ed è pieno di sfollati interni cattolici che vi si sono rifugiati”.

L’Arcivescovo Nona ha inviato una richiesta di aiuto “per costruire questa nuova scuola diocesana, con il nome del nostro patrono Mar Adday”.

La costruzione della scuola, ha segnalato, comincerà a gennaio. La struttura si propone di “accogliere studenti di tutte le religioni: cristiani, musulmani e yazidi, di Karmless e dintorni”, nell’autunno 2011.

Il presule ha espresso la speranza che questo progetto aiuti le persone creando più posti di lavoro, ma dando anche ai cattolici “un’opportunità di fare qualcosa in cui spicchiamo”.

“L’istruzione è stata un carisma della nostra Chiesa fin dalla sua fondazione – ha indicato –. Nel 350 d.C., nella città di Nisibis, i nostri antenati diretti fondarono la prima università del mondo. Da allora abbiamo creato centinaia di scuole e università, e sono state riconosciute per i loro apporti significativi alla cultura e alla società irachene”.

“Nella guerra attuale e nel contesto dei suoi effetti, abbiamo due scuole autosufficienti di successo a Baghdad”, ha detto.

“Entrambe hanno almeno il 60% di iscritti musulmani e sono profondamente cattoliche nella propria identità”.

L’Arcivescovo ha anche sottolineato il “dovere di fornire un’educazione cattolica ai nostri giovani, per insegnare il messaggio di salvezza di Cristo, per infondere in loro le virtù della carità, dell’autostima e del rispetto degli altri”.

“Siamo una comunità resistente – ha detto il presule – e desideriamo prosperare qui in Iraq”.

Per questo, ha lanciato una richiesta di aiuto per “realizzare la nostra speranza” attraverso “la Nostra Santissima Madre, consolazione degli afflitti e Regina della Pace”.

Hank e Diane McCormick, una coppia di missionari che lavorano nel nord dell’Iraq per aiutare i cristiani del Medio Oriente, hanno affermato in alcune dichiarazioni a ZENIT che “la comunità cattolica irachena sta diminuendo e ha bisogno di un aiuto immediato per sopravvivere”.

“I Vescovi locali e i sacerdoti si sono concentrati sulla necessità immediata di scuole come miglior modo per sostenere la comunità per ragioni molto pratiche: un’équipe completa è disponibile per gestire le scuole, queste offrono impiego immediato, una volta costruire saranno autosufficienti e stanno accogliendo altre comunità religiose, anche i musulmani”.

L’Arcivescovo Nona, il cui predecessore è stato sequestrato e assassinato nel 2008, ha detto che se la situazione non migliorerà l’antica comunità cristiana potrebbe scomparire.

Ad ogni modo, poco dopo essere stato posto alla guida dell’Arcidiocesi di Mosul, ha affermato che la sua nuova missione è “offrire speranza e fiducia ai cristiani di Mosul, perché prendano coscienza della presenza di un padre e di un ministro al loro fianco nella difficile situazione attuale”.

“L’unica cosa a cui i fedeli continuano ad aderire è la Chiesa”, ha sottolineato il presule.

“Per questo motivo la Chiesa, nella persona del Vescovo, deve prendersi cura dei propri fedeli e aiutarli a sentirsi sicuri attraverso la sua presenza in loro e tra loro”, ha concluso.

Per ulteriori informazioni, www.charityandjustice.org.

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ZENIT Staff

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