ROMA, mercoledì, 24 marzo 2010 (ZENIT.org).- Il Vescovo reggente del Tribunale della Penitenzieria Apostolica, monsignor Giovanni Francesco Girotti, ha affrontato il tema dell’atteggiamento dei confessori nel delicato caso delle persone divorziate che si sono sposate di nuovo.
Lo ha fatto ai microfoni della “Radio Vaticana” l’8 marzo, durante il corso annuale della Penitenzieria Apostolica per giovani sacerdoti sul “Foro interno”, celebrato in Vaticano dall’8 al 12 marzo.
Il presule ha sottolineato che “la dottrina e la prassi ufficiale della Chiesa, tutt’ora in atto, cerca di percorrere una via fedele al mandato rivoltole dal suo Signore, che è quello di amministrare il perdono e la misericordia”.
“La Chiesa, anche di fronte a situazioni talvolta delicatissime – i casi dei divorziati risposati – e il Santo Padre ce lo ricorda molto spesso, agisce sempre secondo lo spirito di Gesù che ha compassione dei peccatori”.
Il confessore, ha indicato, è “l’amministratore” di questo ministero, non “il padrone”.
Per questo, “quando non può dare l’assoluzione, dà comunque delle indicazioni, offre dei mezzi per poter rimanere sempre all’interno della Chiesa”.
La Chiesa “non può venir meno al suo mandato, non può nascondere i suoi principi, ma ciò nonostante la Chiesa tiene care queste persone che sono persone che non può abbandonare”, ha sottolineato.
“In tutti i suoi interventi, anche recenti, ha assolutamente sempre mostrato quell’attenzione, quella premura, quell’impegno di venire incontro anche a situazioni che umanamente sono così difficili, che sembrerebbero non risolversi”, ha ricordato monsignor Girotti.
E’ “certo” che i divorziati risposati continuino ad appartenere alla Chiesa, ha sottolineato. Quella che si vuole riservare loro “è veramente una premura degna di ogni attenzione”.