ROMA, mercoledì, 17 marzo 2010 (ZENIT.org).- In Germania diversi casi di abuso commessi in passato da sacerdoti sono stati insabbiati. A dichiararlo è mons. Stephan Ackermann, Vescovo di Treviri e incaricato speciale della Conferenza episcopale tedesca per tutte le questioni collegate agli abusi sessuali.
In un’intervista pubblicata sul sito internet del quotidiano tedesco “Rhein Zeitung” il presule ha rivelato: “Sulla base delle nostre conoscenze attuali, c’è stato un insabbiamento. In questo momento ne dobbiamo prendere atto con dolore. Là dove non c’è stata una reale volontà di far chiarezza e i colpevoli sono stati semplicemente trasferiti, dobbiamo ammettere che c’è stato occultamento in tutta una serie di casi”.
Alla domanda se le diocesi non abbiano agito con troppa negligenza nei confronti dei responsabili di abusi, il presule ha risposto che “gettando uno sguardo indietro ai decenni passati si vede che tutte le diocesi sono state in qualche modo colpite. Dalle discussioni che ho avuto negli ultimi giorni, ho imparato che ci siamo concentrati troppo sul tutelare i colpevoli”.
“Cosa possiamo dire – ha continuato –: abbiamo fatto delle considerazioni sbagliate. Considerazioni sbagliate sulla reputazione della Chiesa, su talune istituzioni, sul discredito”.
Il presule si è detto poi contento della tavola rotonda su come affrontare il problema dell’abuso sessuale indetta dai Ministri tedeschi per la Famiglia e la Cultura, il 23 aprile prossimo a Berlino, durante la quale verranno esaminate anche possibili misure di prevenzione.
A questo proposito, ha suggerito, “le diverse istituzioni sociali, che operano nel settore dei bambini e dei giovani, devono collaborare più strettamente”.
Il Vescovo di Treviri ha quindi confermato che il 30 marzo verrà attivato in Germania un numero verde per le vittime, ed eventualmente anche per i responsabili di abusi, cui verranno assegnati “uomini e donne qualificati delle nostre parrocchie, insieme a psicologi e terapeuti che sanno come affrontare le questioni degli abusi sessuali”.
Inoltre, ha aggiunto, “d’ora in avanti nelle singole diocesi e nelle comunità religiose vi saranno degli incaricati cui rivolgersi quando si tratta di segnalare dei casi precisi”.
Per quanto riguarda invece il modo in cui la Chiesa intende rivedere la selezione e formazione dei candidati al sacerdozio, mons. Ackermann ha detto: “Prenderò in qualsiasi caso contatto con i formatori nei seminari, in modo da passare al microscopio i diversi aspetti legati alla formazione ed eventualmente migliorarli”.
“Tuttavia – ha proseguito – vorrei sottolineare che la stragrande maggioranza dei casi, che ci sono ormai noti, risale agli anni ’60, ’70 o ’80. Almeno a partire dagli anni ’80 la psicologia è divenuta un requisito standard nella formazione dei sacerdoti”.
La ragione alla base degli scandali avvenuti, ha spiegato il presule, non va rintracciata in “precise prese di posizione morali”: “Gli abusi si sono verificati in istituzioni dai più diversi orientamenti. Il fatto che molti crimini siano venuti alla luce così tardi, è dovuto ai sistemi chiusi, sia in istituzioni cattoliche, che in collegi non legati alla Chiesa o anche in famiglia”.
In merito ai risarcimenti alle vittime, il Vescovo ha quindi spiegato: “Ho ricevuto in questo senso molte chiamate e il denaro non è in primo piano”.
“Finora – ha continuato – abbiamo assicurato l’assistenza spirituale a tutte quelle persone che avevano bisogno di un sostegno finanziario per trattamenti terapeutici. Una cosa questa che porteremo avanti anche in seguito. Da qui ci dobbiamo chiedere se non ci possa essere una forma di risarcimento materiale o immateriale per le vittime”.
“E’ importante per noi che ci sia un risarcimento delle ingiustizie commesse da queste persone”, ha detto mons. Stephan Ackermann, precisando però che “non cerchiamo un riscatto nel pagamento del denaro dovuto”.