Card. Bertone: garantire l'occupazione, ma senza assistenzialismo

Incontrandosi a Roma con la Giunta di Confindustria

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ROMA, martedì, 16 marzo 2010 (ZENIT.org).- Occorre garantire l’occupazione, attraverso un sostegno finanziario all’impresa e una concertazione tra Governo e parti sociali, ma senza scadere nell’assistenzialismo. E’ quanto ha detto il Segretario di Stato vaticano, il Cardinale Tarcisio Bertone, incontrandosi questo martedì con gli imprenditori nella sede romana di Confindustria.

Nel contesto attuale, ha sottolineato il porporato, accompagnato dal presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, “certamente desta molta inquietudine il problema dell’occupazione e della sua tutela”. Infatti, “la perdita del lavoro per tanti occupati e la mancanza di prospettive di impegno per tante migliaia di giovani, pure qualificati, vanno ben oltre la perdita dello stipendio”.

“Le persone espulse dal lavoro o senza prospettive di lavorare entrano in una crisi esistenziale, perché il lavoro è una parte costitutiva della persona che senza di esso si sente fuori posto e inutile – ha detto -. Non di rado entrano in difficoltà i rapporti familiari con le conseguenze sociali ben note”.

Per questo ha continuato occorre tutelare l’occupazione “sviluppando l’impresa e rafforzandola competitivamente”.

“Ciò richiede un adeguato sostegno finanziario, oggi carente – ha affermato il Segretario di Stato vaticano –. Ma voi avete chiaro il modello di sviluppo cosiddetto italiano, quello centrato sulla figura dell’imprenditore con una visione a lungo termine, con un senso di responsabilità sociale sul territorio, con una cura quasi personale ai propri dipendenti, con un’attenzione al rischio e prudenza nell’uso di strumenti complessi”.

“Si rafforzi dunque questo modello e si convinca il sistema finanziario che è il migliore per il rilancio della nostra economia – ha continuato –. Conseguentemente, auspico che si sviluppi una strategia di ‘concertazione’ con le parti sociali e il governo per coordinare le scelte nella necessaria ristrutturazione a breve”.

“Sembra, infatti, doveroso fondare questo modello di ripresa sui valori di responsabilità  personale e sul merito, anziché sulla ricerca di forme di assistenza o di protezione”, ha precisato.

Il porporato ha poi preso come modello di riferimento quello indicato da Benedetto XVI nella sua ultima Enciclica Caritas in veritate, nella quale si auspica che anche le imprese vengano “assistite dalle istituzioni con la riforma degli ammortizzatori sociali, con sussidi indiretti, sgravi fiscali, creazione di posti di lavoro alternativi seguiti alle ristrutturazioni e alle conversioni di aziende”.

Licenziare, infatti, “è sempre una decisione dolorosa anche per la stessa impresa che si priva così di competenze che lei stessa ha concorso a creare”. Per questo sarebbe auspicabile una “sinergia tra le aziende e tutte le istituzioni” affinché la disoccupazione “non peggiori il reddito, lo stato sociale e la fiducia”.

Toccando poi il tema dell’immigrazione, il Cardinale Bertone ha detto che “una preoccupazione importante deve riguardare la formazione da offrire agli immigrati, perché il loro apporto al mondo del lavoro sia più qualificato”; una “formazione – ha aggiunto – che si dovrebbe andare a portare nei luoghi di partenza e passaggio degli immigrati”.

Per far decollare nuovamente il mercato economico e superare questa crisi frutto di un “deficit di valori morali”, è necessario inoltre che i valori di riferimento di chi fa impresa siano modellati sul desiderio di “uno sviluppo economico non egoistico, non scoraggiante la vita umana, non falsato e non illusorio”.

Da qui deriva, quindi, “il ritorno sull’investimento, la creazione di valore per l’azionista e la valutazione del rischio, non possono prescindere dal valore umano”, mentre purtroppo – ha osservato il Cardinale Bertone – “oggi è diffusa la cultura che considera normale, perciò accettabile se non addirittura da invidiare ed emulare, il prevalere della furbizia, del più organizzato, del più informato e del più ricco e potente”.

“Fare impresa è una missione potenzialmente elevatissima, ma essa è uno strumento per il benessere dell’uomo, il quale non è solo materia e perciò esige grandi attenzioni anche ai suoi bisogni spirituali”, ha sottolineato.

Inoltre, ha aggiunto, “per assicurare lo sviluppo dell’impresa, si deve credere nella vita e sostenerla con tutti i mezzi, aiutando le famiglie a formarsi, sostenendo la nascita e la crescita dei figli, assicurando così uno sviluppo vero e sostenibile per il sistema industriale”.

Infine, secondo il Cardinale, per “favorire la creazione di ricchezza dell’impresa, lo sviluppo economico deve essere distribuito ed esteso a tutti, solo così potrà esser mantenuto”.

“L’economia e la tecnica non possono avere autonomia morale – ha poi ricordato – ed “essendo mezzi, essi devono esser utilizzati per il bene comune e della persona”.

 

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ZENIT Staff

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