Il Cardinale Majella Agnelo ricorda Zilda Arns Neumann

La fondatrice della Pastorale del Bambino è morta nel terremoto di Haiti

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ROMA, venerdì, 12 marzo 2010 (ZENIT.org).- Nella sua edizione del 4 marzo, “France Catholique” ha proposto un ricordo della fondatrice della Pastorale del Bambino, Zilda Arns Neumann, da parte del Cardinale Geraldo Majella Agnelo, Arcivescovo di São Salvador da Bahia (Brasile).

Zilda Arns Neumann, pediatra e fondatrice di questa Pastorale che aiuta 1.900.000 bambini e donne in gravidanza nelle comunità svantaggiate del Brasile e di altri Paesi del mondo, è morta tragicamente a 75 anni durante il terremoto che ha devastato Haiti il 12 gennaio scorso. Aveva fondato anche la Pastorale dell’Anziano.

Riportiamo di seguito l’intervista di “France Catholique” al porporato.

Eminenza, lei è cofondatore della Pastorale del Bambino, che è un’organizzazione ecumenica della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile. Come ha reagito alla notizia della morte di Zilda?

Cardinal Majella: Nella notte del 12 gennaio ultimo scorso, ho seguito le prime notizie sullo spaventoso terremoto ad Haiti quasi fino all’alba. Ho provato un’immensa costernazione vedendo quel popolo eroico, messo così tanto alla prova e così discriminato, che vive amaramente tanta povertà, fame e sofferenza. Le prime notizie riguardanti le vittime sono arrivate la mattina e, fra le prime, quella della morte della dott.ssa Zilda Arns Neumann. Ho subito pensato a quale segnale voleva darci Dio del Suo disegno.

La Pastorale del Bambino è nata da un piccolo seme lanciato a Florestópolis, nello Stato del Paraná, nell’Arcidiocesi di Londrina, ventisette anni fa. Oggi è presente in tutti i Paesi dell’America Latina, in vari Paesi africani, in Asia a Timor Ovest. L’albero è alquanto frondoso. In tutto il percorso vi è amore, ardore missionario, l’allegria di fare del bene a coloro che soffrono di più, di migliorare la qualità della vita degli altri, soprattutto dei bambini. La dott.ssa Zilda aveva già dato tutto di sé. Il Signore l’ha trovata matura per chiamarla a Sé. Lei aveva da tempo pensato alla continuità del suo percorso. Aveva preparato équipes di vari livelli che potessero sostituirla. Ho sperimentato la speranza come se fosse una certezza. Conservo questa credenza anche dopo quanto successo ad Haiti. La sua vita e la sua morte sul campo di battaglia saranno un incentivo costante.

Che accoglienza hanno riservato i brasiliani in occasione dei suoi funerali, che omaggio le è stato reso?

Cardinal Majella: Tutti i brasiliani la conoscevano, e i mezzi di comunicazione non hanno smesso di ricordare frequentemente la sua memoria. La veglia funebre si è tenuta nella sede del Governo del Paraná, nel Palazzo delle Araucarie. Sono arrivate delegazioni da ogni parte del Brasile. Ho officiato la concelebrazione eucaristica in presenza del feretro. Eravamo cinque Vescovi e qualche sacerdote. I figli e i nipoti, i fratelli e altri familiari hanno partecipato insieme alla moltitudine che pregava e cantava. Le folle sono accorse e, disponendosi in fila, hanno reso omaggio al feretro. Una caratteristica di questa veglia è stata il fatto che non vi è stata dimostrazione di fallimento, bensì di vittoria. Una vita interamente dedicata a coloro che soffrono. Hanno partecipato molti politici: il Presidente della Repubblica, governatori dello stato del Paraná e di São Paulo, Ministri di Stato, senatori, deputati federali e statali, militari e altre autorità civili, magistrati. Sono arrivate carovane della Pastorale del Bambino da vari Stati.

La signora Arns aveva raggiunto un ruolo universale: era stata proposta per il Nobel per la Pace e aveva ricevuto vari premi per i Diritti Umani, ma lei è un testimone privilegiato degli inizi: com’è cominciata l’avventura?

Cardinal Majella: Il progetto della Pastorale del Bambino può essere così riassunto: il Presidente dell’UNICEF internazionale diede al Cardinale Paulo Evaristo Arns strumenti per preparare un siero casalingo indicato in caso di diarrea. La scoperta del siero sembra essere stata di ispirazione divina. Un’infermiera del Bangladesh che affrontava un’epidemia di diarrea che aveva fatto migliaia di vittime tra i bambini, senza mezzi o potere, utilizzò le uniche risorse che le restavano: un po’ d’acqua e un po’ di sale. Riempì un bicchiere d’acqua e aggiunse un cucchiaio di zucchero e un cucchiaino di sale, mescolò bene e lo diede da bere ad un bambino quasi morto ed in poco tempo la diarrea fu sconfitta. Venne così scoperta la più semplice delle cure per una situazione gravissima! Il dottor James Grant chiese al Cardinale Arns di realizzare un progetto affinché il siero casalingo e altre misure santarie di base potessero essere portate alle comunità più sofferte, visto che soltanto la Chiesa era in condizioni di arrivare fino a loro. Il Cardinale Arns indicò sua sorella, la dottoressa Zilda Arns Neumann, pediatra specializzata in salute pubblica, impiegata presso la Segreteria Statale della Sanità, perché pilotasse il progetto nella mia antica Diocesi nel Paraná.

Così, nel settembre del 1983, iniziammo ad avviare il progetto con la collaborazione dei tecnici UNICEF e di altri provenienti dalle segreterie statali e municipali di Londrina. In un primo momento, venne deciso che le madri dei bambini dovessero essere il soggetto di promozione sociale delle proprie famiglie. Per ogni gruppo di dieci madri decidemmo di formarne una, con doti di leadership, affinché formasse le altre. L’obiettivo da raggiungere era la diminuzione drastica della mortalità infantile, in una comunità in cui le statistiche parlavano di 131 morti per ogni mille nascite. L’anima del nostro lavoro è che l’amore delle persone deve manifestarsi tra di loro. Le azioni di base scelte furono la formazione della futura madre, l’allattamento materno, l’accompagnamento mensile del peso, i vaccini, il siero casalingo per la reidratazione orale.

Papa Giovanni Paolo II ha detto che non si può capire il male se non “dall’interno”: sembra che questa osservazione si possa applicare alla signora Arns…

Cardinal Majella: La dottoressa Zilda proveniva da una famiglia numerosa, contraddistinta dall’accesso alla specializzazione universitaria. Scelse medicina pediatrica e sanità pubblica. La formazione religiosa è un’altra caratteristica di famiglia: due sacerdoti, tre suore e altri professionisti, tutti competenti ed entusiasti. Zilda si distinse per la preoccupazione per la formazione della famiglia, in particolar modo dei bambini, non solo dei suoi figli, ma anche di quelli dei familiari e dei vicini.

Giovanni Paolo II affermava che non si può comprendere bene una persona se non a partire dalla sua interiorità. Scelse la medicina come missione e si incamminò per la strada della sanità pubblica. La sua attività quotidiana era di medico pediatra presso l’ospedale dei Bambini César Pernetta a Curitiba e, successivamente, come direttrice dell’Area Materna – infantile della Segreteria della Salute dello Stato del Paraná. Si era specializzata presso diverse università e organizzazioni brasiliane ed estere, e questo le aveva dato solide basi teoriche.

Il cuore della dott.ssa Zilda era carico di doni per il prossimo, una missione, una grande sensibilità nel trattare le persone, un’apertura speciale verso la comprensione, pazienza e attenzione nei riguardi del mondo dei bambini. Lei stessa attraversò drammi familiari: la perdita di un neonato, il marito deceduto nel tentativo di salvare un adolescente, che non era un suo parente, in mare, successivamente una figlia scomparsa in un incidente stradale che lasciò un figlio alle cure della nonna Zilda. Aveva un intenso dialogo con i suoi figli, che consultava nei momenti importanti della sua vita, soprattutto quando dove fare lunghi viaggi. La forza dei suoi antenati ha contrassegnato la sua vita, si ricordava di loro con affetto. Mi ricordo che la sua vita seguì un crescendo di entusiasmo e formazione nella sua funzione. La sua sensibilità la portò ad occuparsi dei bambini di tutto il Brasile e all’estero
, a cominciare dall’America Latina, fino a giungere in Africa e a Timor Ovest. Posso dire che dedicava molto spazio all’azione del suo lavoro nelle conversazioni con la famiglia e gli amici.

Attualmente, come viene considerata l’opera di Zilda Arns e dei suoi collaboratori?

Cardinal Majella: L’educazione delle madri da parte di leader comunitari formati si è rivelata la migliore forma di lotta alle malattie facilmente prevenibili e all’emarginazione dei bambini. Dopo 27 anni, la Pastorale guida oltre 1,9 milione di donne incinte e di bambini sotto i sei anni e 1,4 milioni di famiglie povere, in 4.063 municipi brasiliani. Gli oltre 260.000 volontari portano la fede e la vita alle comunità meno abbienti sotto forma di solidarietà e conoscenze sulla salute, l’alimentazione, l’istruzione e la cittadinanza.

Nel 2004, la dott.ssa Zilda ha ricevuto dalla Conferenza Nazionale dei Vescovi brasiliani un’altra missione simile: fondare, organizzare e coordinare la Pastorale dell’Anziano. Ad oggi, oltre 129.000 anziani sono accompagnati tutti i mesi da 14.000 volontari.

Per il suo lavoro di grande portata sociale ha ricevuto premi e riconoscimenti internazionali.

Nel suo ultimo discorso ad Haiti, sembra che Zilda Arns abbia lasciato una sorta di testamento spirituale… Cosa dire di questo messaggio postumo?

Cardinal Majella: Considero il discorso ai religiosi e alle religiose di Haiti un testamento spirituale e, como suggerito dall’Ambasciatore presso la Santa Sede, dr. Luiz Felipe de Seixas Corrêa, la sua stessa preghiera funebre. Sottolineerei, in modo speciale, “il nostro obiettivo è ridurre la mortalità infantile e promuovere lo sviluppo dei bambini fino all’età di sei anni. La prima infanzia è la tappa decisiva per la salute, l’educazione ed il consolidamento di valori culturali e religiosi”. Può sembrare molto semplice e ambizioso al tempo stesso, ma è importante sognare un futuro migliore con azioni anch’esse semplici e riconosciute come scientificamente valide.

Più volte, ad esempio nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2007, lo stesso Benedetto XVI ha indicato questa priorità dei bambini denutriti…

Cardinal Majella: Vale la pena ricordare l’insegnamento di Benedetto XVI in merito: “Una campagna efficace contro la fame richiede dunque molto di più di un semplice studio scientifico per far fronte ai cambiamenti climatici o per destinare in primo luogo la produzione agricola all’uso alimentare. È necessario, prima di tutto, riscoprire il significato della persona umana, nella sua dimensione individuale e comunitaria, a partire dal fondamento della vita familiare, fonte di amore e di affetto da cui proviene il senso della solidarietà e della condivisione. Questo quadro risponde alla necessità di costruire relazioni fra i popoli basate su una costante e autentica disponibilità, di rendere ogni paese capace di soddisfare le necessità delle persone nel bisogno, ma anche di trasmettere l’idea di relazioni fondate sullo scambio di conoscenze reciproche, di valori, di assistenza rapida e di rispetto”.

“Si tratta di un impegno per la promozione di una giustizia sociale effettiva nelle relazioni fra i popoli, che richiede a ognuno di essere consapevole che i beni del creato sono destinati a tutti e che nella comunità mondiale la vita economica dovrebbe essere orientata verso la condivisione di questi beni, verso il loro uso duraturo e la giusta ripartizione dei benefici che ne derivano” (Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2008).

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione