Quando la lettura orante della Parola dà frutto

Intervista a padre Bruno Secondin, animatore di incontri di lectio divina

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di Mirko Testa

ROMA, giovedì, 11 marzo 2010 (ZENIT.org).- L’ascolto serio e obbediente della Parola, preparato con cura ma anche con creatività, può riuscire a coinvolgere molti fedeli e a divenire fonte di discernimento in grado di rinnovare il cammino di fede e la stessa vita quotidiana.

Lo rivela a ZENIT il padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale e Spiritualità moderna alla Pontificia Università Gregoriana di Roma.

Nella cornice della Chiesa di Santa Maria in Traspontina (www.lectiodivina.it), in via della Conciliazione (a pochi passi dal Vaticano), padre Secondin guida dal 1996 degli incontri di lectio divina che si tengono due volte al mese (2° e 4° venerdì: ore 18,30-19,45) e che hanno dato come frutto la collana “Rotem – Ascolto orante della Parola” (Edizioni Messaggero Padova).

Gli incontri sono gratuiti e aperti a tutti. All’ascolto orante e dialogante della Parola, si affiancano un ritornello meditativo (la cui musica viene composta volta per volta), delle pause di silenzio, dei gesti simbolici, ma anche l’utilizzo di icone e di visualizzazioni pedagogiche. La lectio divina, preparata normalmente su una delle Letture della domenica successiva, si tiene in chiesa anche per sottolineare il legame tra Parola ed Eucaristia.

A guidare il prossimo appuntamento di lectio divina, il 12 marzo, sarà padre Marko Ivan Rupnik, direttore dell’Atelier dell’arte spirituale del Centro Aletti. Il gesuita sloveno, che ha lavorato al mosaico della Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico ed è autore tra gli altri dei mosaici nella facciata del Santuario di Lourdes e nella nuova Basilica di San Pio a S. Giovanni Rotondo, ha scritto una ventina di libri di commento biblico e di temi di vita spirituale.

Quali frutti state raccogliendo dall’esperienza della lectio divina?

Padre B. Secondin: Abbiamo cominciato questi incontri con la gente nel 1996, e finora ne abbiamo tenuti 172, contando quello di venerdì prossimo. Un lungo percorso, una preziosa esperienza che ci ha costretto non solo ad una continua vigilanza personale (parlo di me e del gruppo dei collaboratori) per non “profanare” la Parola, ma anche a trovare modalità adatte alla varietà dei partecipanti, al numero alto e quindi che ostacolava la partecipazione diretta, calda, coinvolgente. Abbiamo una media di circa 200 persone, provenienti di tutta Roma e anche da fuori. Perciò abbiamo cercato un ritmo che riuscisse a movimentare tanta gente, a renderli partecipi per quanto possibile. Il grande poster a colori, i sussidi con le scenette dei dieci momenti della dinamica, i ritornelli meditativi da noi preparati, una ventina di libri già pubblicati, il sito dedicato ad accompagnare l’esperienza e a documentare con canti e icone il lavoro e il cammino, sono tutte cose che ci hanno aiutato. La partecipazione poi di alcuni grandi maestri, dal card. Joseph Ratzinger (ora Benedetto XVI) a Carlo M. Martini, a Enzo Bianchi, a Gianfranco Ravasi, a Bruno Forte, a Carlos Mesters e tanti altri, ci hanno mostrato una varietà di approcci e una ricchezza di stili, che tutti hanno apprezzato.

Ma la gente riesce a gustare la Parola, a pregarla, a tradurla nella vita?

Padre B. Secondin: Non possiamo sapere troppe cose su questo punto. Ma il fatto che tanta gente vi partecipi, ritorni e cerchi di informarsi sul testo biblico e faccia anche uso dei canti che usiamo, soprattutto del “ritornello meditativo”, è in un certo modo un segnale. I quasi centomila contatti col nostro sito in quattro anni e mezzo che esiste, la buona diffusione dei libri, del poster e dei vari sussidi; anche l’interesse di molti parroci e comunità religiose per il nostro metodo oltre alle traduzioni in altre lingue dei nostri testi, possono segnalare qualche cosa. Noi personalmente come animatori riteniamo di aver avuto una grande Grazia in questo cammino con la gente e la Parola: abbiamo imparato ad amare e conoscere la Parola con serietà, a trasmettere il suo fuoco di verità e la sua dolcezza; inoltre la simpatia che spesso ci viene manifestata è segno che la “mano del Signore” ci accompagna. La frequente esortazione del Papa, con parole ed esempi, alla lectio divina ci fa capire che siamo sulla buona strada. Noi seminiamo, poi il Signore farà germogliare e crescere, come lui vuole. Noi siamo suoi “servitori”, e siamo lieti di esserlo, proprio a partire dalla Parola.

Ad oltre sedici mesi dalla conclusione del Sinodo sulla Parola di Dio (ottobre 2008), si sa qualcosa sulla Esortazione apostolica postsinodale che, come di tradizione, è a firma del Papa e raccoglie i frutti del cammino sinodale e ne rilancia in maniera organica contenuti e linee pastorali?

Padre B. Secondin: L’ultimo comunicato ufficiale sulla preparazione di questa “esortazione apostolica postsinodale” risale al giugno scorso: è il comunicato della Segreteria Permanente del Sinodo, a conclusione della terza riunione del XII Consiglio ordinario della Segreteria. In esso si  segnalava che ormai stavano per consegnare al Papa la loro proposta di “sintesi” in vista della pubblicazione di tale esortazione. Il lavoro era stato svolto per favorire, tra l’altro – diceva il comunicato diffuso dalla  Sala Stampa – “l’ascolto e la lettura orante della Bibbia e la sua applicazione nella vita personale, familiare, ecclesiale e sociale”. Questo richiamo all’importanza della “lettura orante” (tecnicamente la lectio divina) corrisponde anche alla impressione che si ha dai molti segnali, che al Papa stia particolarmente a cuore proprio la prassi della lectio divina. Infatti egli raccomanda, quando capita l’occasione, questa esperienza e personalmente se ne fa maestro, come per esempio nella visita al Seminario romano (12 febbraio) e nell’incontro con il clero romano (18 febbraio). Gli stessi esercizi spirituali svolti di recente in Vaticano, sono stati fatti secondo la dinamica della lectio divina. Sappiamo per certo che la Segreteria permanente del Sinodo ha consegnato a giugno 2009 il suo dossier alla Segreteria di Stato di Sua Santità: questo è l’organismo che ora deve condurre a termine il lavoro e le traduzioni e preparare la pubblicazione. Ma da lì per ora non è venuto nessun segnale. Tutti aspettavamo la pubblicazione a Natale, però nulla.  

Questo ritardo nella pubblicazione dell’Esortazione postsinodale potrebbe indicare che ci sono delle difficoltà nella redazione o che ci sono questioni delicate da chiarire?

Padre B. Secondin: Dalle informazioni che possiedo, e da varie fonti autorevoli, si sa che sta molto a cuore al Papa la chiarificazione del rapporto fra esegesi scientifica e lavoro teologico, e il legame fra studio esegetico e animazione pastorale. Di questo si fa spesso lui stesso modello efficace. Dentro il Sinodo è rimasto famoso il suo intervento proprio su questo tema il 14 ottobre 2008. Da quell’intervento sono state ricavate (praticamente alla lettera) ben 4 proposizioni finali (nn. 25-28). E l’argomento è stato ripreso dal Papa più volte, fra cui forse il più pubblicizzato è il discorso rivolto ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Commissione Biblica il 23 aprile 2009. Ma si tratta anche in generale di un tema, quello della Parola, che certamente implica molteplici relazioni anche con le altre Chiese e comunità cristiane, con gli Ebrei, con il mondo della comunicazione; nonché con tutte le variegate esperienze sull’uso pastorale della Parola. Quindi il testo ha bisogno di una stesura accurata, calibrata, molto precisa. E allo stesso tempo incoraggiante, aperta al nuovo delle esperienze che ci sono. Le ste
sse Proposizioni e anche il Messaggio finale segnalavano questa complessità.

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ZENIT Staff

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