Le migrazioni rispettino l'unità familiare, chiedono i cristiani europei

Comunicato finale dell’incontro CCEE-KEK

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ROMA, giovedì, 11 marzo 2010 (ZENIT.org).- Le pratiche migratorie non devono andare a detrimento dell’unità familiare, visto che la disgregazione della cellula fondamentale della società può portare a gravi squilibri e a conseguenze drammatiche.

Lo si legge nel comunicato finale emesso dopo l’incontro annuale del Comitato Congiunto della Conferenza delle Chiese Europee (KEK) e del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE), svoltosi a Istanbul (Turchia) dal 7 all’11 marzo su invito del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I.

L’incontro di quest’anno si è concentrato sulle migrazioni, sottolineando come le Chiese, a diverso livello, e le organizzazioni ecumeniche stanno accompagnando il fenomeno migratorio e spiegando come stanno agendo a livello nazionale, europeo e internazionale per accogliere e facilitare la partecipazione del migrante alla vita sociale del Paese che lo ospita.

Hanno accompagnato i lavori quattro esperti: Doris Peschke, segretaria generale della Commissione delle Chiese per i migranti in Europa (CCME); Johan Ketelers, Segretario Generale dell’ICMC (Commissione Internazionale Cattolica per le Migrazioni); un rappresentante del governo turco e uno di quello greco: rispettivamente, Alp Ay, Direttore per gli Affari Politici – Segretariato generale per gli Affari con l’UE, e il viceministro del Ministero degli Interni della Repubblica Ellenica, Theodora Tzakri.

Il fenomeno migratorio, spiega il comunicato finale dell’evento, diffuso questo giovedì, “è un fenomeno del nostro tempo, anche se non è nuovo nella storia dell’umanità”.

Se, infatti, ogni epoca storica è stata segnata da flussi migratori più o meno consistenti, oggi “sono cambiate le proporzioni, le zone di emigrazione ed i luoghi di immigrazioni”.

Le sofferenze della famiglia

I partecipanti all’incontro sottolineano nel testo finale che è l’istituzione familiare a soffrire maggiormente “di alcune norme inique che regolano il fenomeno migratorio”.

Spesso il nucleo familiare è costretto a separarsi per la mancata possibilità del ricongiungimento, e in questo caso le prime vittime sono i bambini, “che crescono in un contesto sociale privo degli affetti e dell’educazione congiunta di un padre e di una madre perché affidati a nonni se non addirittura parenti lontani o vicini di casa”.

Ciò provoca “gravi forme di depressione tra i membri della famiglia dove, in alcuni casi, si sono registrati anche suicidi”.

“L’Europa forse non ha ancora chiaramente afferrato la portata devastante di questo fenomeno per il suo futuro”, denunciano i firmatari.

“Deve essere invece chiaro che le nostre società non possono fare a meno della famiglia e dell’unità familiare, non soltanto per il bene della persona ma dell’intera società”.

Migranti per vocazione

La prospettiva con cui Chiese e Stati guardano al fenomeno migratorio è “diversa”. “I cristiani sono ‘migranti per vocazione’ in quanto si autocomprendono come persone in cammino. La giustizia e la carità sono le linee direttrici di tutto il comportamento dei cristiani”.

Le realtà ecclesiali ribadiscono con forza la dignità umana di ogni persona, inclusa quella dei migranti irregolari e dei richiedenti d’asilo, chiedendo che sia riconosciuta ovunque.

Le migrazioni, si osserva, sono “un invito pressante” a un “cambiamento a livello strutturale, culturale e di mentalità” e pongono delle sfide su cui è necessario intervenire, come “la garanzia dei diritti dell’uomo di fronte alla diversità di status a cui corrispondono certi diritti, a volte, internazionalmente riconosciuti”.

“Alle Chiese, inoltre, è chiesto di accogliere e di promuovere il bene integrale di tutti, anche quello spirituale, come garanzia di piena integrazione”.

Tra le altre questioni che sono state affrontate durante i lavori dell’incontro figura l’azione svolta in passato nel campo delle relazioni con i musulmani in Europa. CCEE e KEK intendono “proseguire in questo dialogo a livello locale e continentale, con incontri bilaterali fra una Chiesa e un’associazione o un gruppo musulmano oppure attraverso progetti ed iniziative promossi congiuntamente tra KEK e CCEE”.

L’incontro del Comitato Congiunto CCEE-KEK 2011 si svolgerà a Belgrado (Serbia) dal 17 al 20 febbraio su invito dell’Arcivescovo cattolico, monsignor Stanislav Hocevar, membro del Comitato Congiunto.

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ZENIT Staff

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