CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 11 marzo 2010 (ZENIT.org).- “Tornare al confessionale” per far sì che i fedeli possano sperimentare il “dialogo di salvezza” e la misericordia di Dio è la proposta presentata da Benedetto XVI questo giovedì mattina ricevendo in udienza i partecipanti al Corso sul Foro Interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica e in svolgimento dall’8 marzo a questo venerdì.
Nel discorso che ha pronunciato nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Papa ha sottolineato come in un contesto culturale “segnato dalla mentalità edonistica e relativistica, che tende a cancellare Dio dall’orizzonte della vita, non favorisce l’acquisizione di un quadro chiaro di valori di riferimento e non aiuta a discernere il bene dal male e a maturare un giusto senso del peccato” sia “ancora più urgente il servizio di amministratori della Misericordia Divina”.
“E’ necessario tornare al confessionale, come luogo nel quale celebrare il Sacramento della Riconciliazione, ma anche come luogo in cui ‘abitare’ più spesso, perché il fedele possa trovare misericordia, consiglio e conforto, sentirsi amato e compreso da Dio e sperimentare la presenza della Misericordia Divina, accanto alla Presenza reale nell’Eucaristia”, ha dichiarato.
Secondo il Pontefice, la “crisi” del sacramento della Penitenza di cui spesso si parla “interpella anzitutto i sacerdoti e la loro grande responsabilità di educare il Popolo di Dio alle radicali esigenze del Vangelo”.
In particolare, “chiede loro di dedicarsi generosamente all’ascolto delle confessioni sacramentali” e di “guidare con coraggio il gregge, perché non si conformi alla mentalità di questo mondo, ma sappia compiere scelte anche controcorrente, evitando accomodamenti o compromessi”.
Come nella celebrazione eucaristica Dio “si pone nelle mani del sacerdote per continuare ad essere presente in mezzo al suo Popolo”, analogamente, nel sacramento della Riconciliazione, “Egli si affida al sacerdote perché gli uomini facciano l’esperienza dell’abbraccio con cui il padre riaccoglie il figlio prodigo, riconsegnandogli la dignità filiale e ricostituendolo pienamente erede”.
Compito del presbitero è dunque “favorire quell’esperienza di ‘dialogo di salvezza’, che, nascendo dalla certezza di essere amati da Dio, aiuta l’uomo a riconoscere il proprio peccato e a introdursi, progressivamente, in quella stabile dinamica di conversione del cuore, che porta alla radicale rinuncia al male e ad una vita secondo Dio”.
L’esempio del Curato d’Ars
Il Corso sul Foro Interno, ha sottolineato il Papa, “si colloca, provvidenzialmente, nell’Anno Sacerdotale” indetto per il 150° anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney, che “ha esercitato in modo eroico e fecondo il ministero della Riconciliazione”.
Dal Santo Curato d’Ars, ha spiegato, “noi sacerdoti possiamo imparare non solo una inesauribile fiducia nel Sacramento della Penitenza, che ci spinga a rimetterlo al centro delle nostre preoccupazioni pastorali, ma anche il metodo del ‘dialogo di salvezza’ che in esso si deve svolgere”.
Chiedendosi dove affondano “le radici dell’eroicità e della fecondità con cui San Giovanni Maria Vianney ha vissuto il proprio ministero di confessore”, il Pontefice ha citato innanzitutto “un’intensa dimensione penitenziale personale”.
“La coscienza del proprio limite ed il bisogno di ricorrere alla Misericordia Divina per chiedere perdono, per convertire il cuore e per essere sostenuti nel cammino di santità sono fondamentali nella vita del sacerdote”, ha rilevato, perché “solo chi per primo ne ha sperimentato la grandezza può essere convinto annunciatore e amministratore della Misericordia di Dio”.
La battaglia per le anime del mondo
Nel suo saluto al Papa all’inizio dell’udienza, il Penitenziere Maggiore, l’Arcivescovo Fortunato Baldelli, ha ricordato come la Penitenzieria Apostolica promuova ormai da 21 anni queste giornate di studio sul Sacramento della Penitenza “perché è profondamente convinta che la valorizzazione del ministero penitenziale, soprattutto quello della confessione, dipende in grande misura anche dai sacerdoti e dalla loro consapevolezza di essere depositari di un ministero prezioso ed insostituibile”.
“Notiamo con viva soddisfazione che i frutti di questi incontri annuali hanno un concreto riscontro nell’attività quotidiana del nostro dicastero, il quale viene con crescente interesse interpellato e conosciuto per la sua missione fondamentale nella Chiesa che è la salus animarum”, ha aggiunto, come riporta “L’Osservatore Romano”.
“Siamo intimamente convinti che l’attenzione per le anime si concretizza soprattutto nell’amministrare il sacramento della riconciliazione. È nella solitudine del confessionale, infatti, che si vive la battaglia più decisiva per le anime del mondo. È nel confessionale che la grazia di Dio tocca profondamente le persone per mezzo dell’umanità del sacerdote”.