CITTÀ DEL VATICANO, mercoledì, 10 marzo 2010 (ZENIT.org).- Nell’Anno sacerdotale in corso è importante tornare a guardare alla luminosa figura di don Carlo Gnocchi, l’apostolo dei “mutilatini di guerra”, che fu un vero “genio della carità cristiana”.
Lo ha detto questo mercoledì Benedetto XVI incontrando nella Basilica Vaticana, prima dell’Udienza generale nell’Aula Paolo VI, i circa 1.600 partecipanti al pellegrinaggio della Fondazione Don Carlo Gnocchi giunti da tutta Italia a conclusione dello 2009 che ha visto la beatificazione del sacerdote milanese.
“Cari amici – ha esordito il Santo Padre –, ho ben presente la straordinaria attività che dispiegate in favore dei bambini in difficoltà, dei disabili, degli anziani, dei malati terminali e nel vasto ambito assistenziale e sanitario”.
“Mediante i vostri progetti di solidarietà – ha aggiunto –, vi sforzate di proseguire la benemerita opera iniziata dal beato Carlo Gnocchi, apostolo dei tempi moderni e genio della carità cristiana, che raccogliendo le sfide del suo tempo, si dedicò con ogni premura ai piccoli mutilati, vittime della guerra, nei quali scorgeva il volto di Dio”.
“Sacerdote dinamico ed entusiasta e acuto educatore, visse integralmente il Vangelo nei differenti contesti di vita, nei quali operò con incessante zelo e con infaticabile ardore apostolico”, ha quindi aggiunto.
“In questo Anno sacerdotale, ancora una volta la Chiesa guarda a lui come a un modello da imitare – ha sottolineato Benedetto XVI –. Il suo fulgido esempio sostenga l’impegno di quanti si dedicano al servizio dei più deboli e susciti nei sacerdoti il vivo desiderio di riscoprire e rinvigorire la consapevolezza dello straordinario dono di Grazia che il ministero ordinato rappresenta per chi lo ha ricevuto, per la Chiesa intera e per il mondo”.
Don Gnocchi, ordinato sacerdote nel 1925, fu assistente di oratorio prima a Cernusco sul Naviglio e poi nella parrocchia di San Pietro in Sala a Milano. Nel 1936 venne nominato direttore spirituale all’Istituto Gonzaga dei “Fratelli delle Scuole Cristiane”.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, venne arruolato come cappellano degli alpini e partecipò alla campagna di Albania e di Russia.
Fu la tragica esperienza della ritirata di Russia a segnarlo profondamente e a far maturare in lui il desiderio concreto di provvedere all’assistenza dei tanti ragazzi vittime innocenti della devastazione della Seconda Guerra Mondiale: bimbi mutilati, orfani di quegli alpini che aveva accompagnato e assistito nel gelo della steppa russa, bambini abbandonati, ragazzi sofferenti a causa della poliomielite.
Nacque così la “Pro Infanzia Mutilata” (1947), divenuta in seguito “Fondazione Pro Iuventute” (1952), e che oggi è conosciuta come “Fondazione don Carlo Gnocchi”.
Negli ultimi 50 anni, tuttavia, la “Fondazione don Carlo Gnocchi” ha ampliato il proprio raggio d’azione a favore di ragazzi portatori di handicap, affetti da complesse patologie acquisite e congenite, ma anche nei confronti di pazienti di ogni età che necessitano di interventi riabilitativi neurologici, ortopedici, cardiologici e respiratori.
Dal 1981 l’attività si è estesa all’assistenza degli anziani, in prevalenza non autosufficienti, e negli ultimi anni anche ai malati oncologici terminali e alle persone con esiti di coma.
La Fondazione ha alle proprie dipendenze oltre 3.400 operatori e promuove e realizza progetti anche nei Paesi in via di sviluppo.