ROMA, domenica, 7 marzo 2010 (ZENIT.org).- E’ sempre più evidente la scarsa efficacia della promozione del preservativo come misura sostanziale di prevenzione dall’HIV a livello di popolazione generale.
Il problema che si pone è se oltre ad essere scarsamente efficace la diffusione di profilattici può diventare oggetto di maggiore diffusione dell’AIDS come denunciato da scienziati, medici, educatori e dallo stesso Pontefice Benedetto XVI.
In fin dei conti, una cosa è un intervento inutile, cosa ben diversa è un intervento nocivo. In quale modo adoperarsi per la diffusione dei preservativi, anziché attenuare, potrebbe “aumentare il problema”?
Una tale evenienza potrebbe attuarsi se in questo campo gli eventi seguissero la linea prevista dalla teoria del risk homestasis (omeostasi del rischio), conosciuta anche come risk compensation (compensazione del rischio), o anche come effetto Peltzman, dall’economista, che ne scrisse negli anni‘70.[1]
In base a tale teoria le persone effettuano determinati comportamenti sulla base di un livello di rischio percepito come accettabile. L’introduzione di un qualsiasi presidio che abbassi la percezione del rischio comporterà l’adozione di comportamenti più rischiosi, tali da portare ad una compensazione del rischio percepito e possibilmente anche ad una super-compensazione del rischio reale.[2]
La compensazione del rischio è un elemento tenuto in considerazione dagli esperti quando si tratta di analizzare l’impatto sull’incidenza dell’HIV di pratiche come la circoncisione maschile, o la somministrazione di farmaci antiretrovirali a scopo preventivo.[3]
La stessa organizzazione UNAIDS sembra essere al corrente del problema, dal momento che tale evenienza è espressamente citata, all’interno delle linee guida etiche nei protocolli di ricerca sulla prevenzione dell’AIDS, tra le attenzioni che i ricercatori devono avere quando svolgono programmi di prevenzione per l’HIV.[4]
Quando però si tratta di applicare le stesse preoccupazioni al condom, dal campo delle grandi agenzie della salute e di molti potentati scientifici inspiegabilmente si levano delle nebbie misteriose.
Secondo lo schema della compensazione del rischio la promozione del preservativo potrebbe condurre ad un indebolimento dell’autocontrollo delle persone con conseguente maggiore diffusione di comportamenti sessuali a rischio d’infezione.
Vi sono indizi di una tale possibilità? La risposta consentita dalle conoscenze attuali è affermativa: che la diffusione del condom possa condurre ad un incremento compensatorio dei comportamenti a rischio è una possibilità che le attuali evidenze non possono escludere.
Nel 2000, proprio sulla rivista The Lancet, comparve un articolo che raggiunse una certa notorietà tra gli addetti ai lavori.
Gli autori mettevano in guardia nei confronti della possibilità che l’affidarsi al preservativo potesse essere di gran beneficio teoricamente, ma al dunque non raccogliere gli effetti previsti sul campo, allo stesso modo di come l’introduzione delle cinture di sicurezza non aveva portato alla riduzione auspicata del numero di morti sulle strade.[5]
Nel 2003, ad un meeting organizzato dal Presidential Avisory Council on HIV/AIDS, il professor Hearst presentò una serie di dati longitudinali che mostravano come l’incremento della vendita di preservativi in Kenia, Botswana, Camerun, si accompagnava ad un parallelo incremento della sieroprevalenza da HIV.[6]
Anche valutazioni trasversali hanno mostrato nelle nazioni sub-sahariane la correlazione positiva tra l’uso del preservativo e i tassi di prevalenza d’infezione da HIV; cioè nei paesi dove più si usa il preservativo, maggiore è il tasso di diffusione dell’AIDS nella popolazione.[7]
È importante precisare che la presenza di una correlazione statisticamente significativa tra due fattori non ne stabilisce affatto un rapporto di dipendenza causale. Teoricamente la vendita dei preservativi potrebbe tendere a concentrarsi nelle nazioni dove più è diffusa l’epidemia.
Che l’uso del preservativo si associ ad un maggiore tasso di HIV e di AIDS non è però una caratteristica africana.
In un contributo personale redatto insieme alla professoressa Di Pietro pubblicato dal British Medical Journal, è stato dimostrato che la correlazione tra preservativo e HIV è presente anche negli Stati Uniti.[8]
Poiché vi sono dati che indicano come in occidente il condom è impiegato più con finalità contraccettive che protettive,[9] è più probabile che nell’associazione tra condom e HIV il maggiore uso del preservativo preceda l’incremento dell’HIV e non viceversa.
In uno studio d’intervento attuato in Uganda è stato dimostrato che una più aggressiva campagna di promozione dell’uso del condom si associa al contatto sessuale con un numero maggiore di partner.[10]
In controtendenza rispetto a questi dati sono i risultati di una meta-analisi che ha valutato l’effetto sui comportamenti sessuali degli interventi atti a promuovere la riduzione del rischio.
Secondo i risultati di questo studio tali interventi, compresi quelli che promuovono l’uso del condom, non si associano a variazioni significative, né in un senso, né nell’altro, dei comportamenti a rischio.[11]
Tale studio, ha però preso in evidenza non la mera distribuzione dei preservativi, ma programmi, quasi sempre integrati, comprendenti anche di interventi di educazione alle nozioni di fedeltà.
È altresì di recente pubblicazione una revisione della letteratura che conferma invece la presenza di comportamenti disinibitori a seguito degli interventi di profilassi della malattia.[12]
Risultati discordanti di questo genere possono essere spiegati dalla diversa selezione degli studi e dal diverso processo di analisi dei dati.
[Per approfondire l’argomento si legga di Cesare Davide Cavoni e Renzo Puccetti, “Il Papa ha ragione! L’aids non si ferma con il condom” (edizioni Fede & Cultura)]
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* Il dott. Renzo Puccetti è specialista in Medicina Interna e segretario del Comitato “Scienza & Vita” di Pisa-Livorno.
1) Peltzman, S. The Effects of Automobile Safety Regulation. Journal of Political Economy. 1975; 83: 677-725.
2) Tazi-Preve I, Roloff J. Abortion in West and East Europe: problems of access and services, in CICRED Seminar on Reproductive Health, Unmet Needs, and Poverty: Issues of Access and Quality of Services, Bangkok, 25-30 November 2002.http://www.cicred.org/Eng/Seminars/Details/Seminars/Bangkok2002/32BangkokTazi&Rolof.pdf (ultimo accesso del 08-07-2009). Vedi pure Levine PB. The Sexual Activity and Birth Control Use of American Teenagers. In: Jonathan Gruber, editor. Risky Behavior among Youths: An Economic Analysis (National Bureau of Economic Research Conference Report). Cambridge MA: University of Chicago Press 2001: 167-218.
3) Mastro TD, Cates W Jr, Cohen MS. Antiretroviral Products for HIV Prevention: Looking toward 2031.
http://www.fhi.org/NR/rdonlyres/eelhp77qb7vtrhcrzdc6z2sevegzymnhha7nz4iuobbmjdwxq2tmyqlpnq5avb5wkabzqhsjenf5wd/arvproductsforprevention.pdf (ultimo accesso del 08-07-2009).
4) UNAIDS/WHO. Ethical considerations in biomedical HIV prevention trials.
http://data.unaids.org/pub/Report/2007/JC1399_ethical_considerations_en.pdf (ultimo accesso del
08-07-2009).
5) 74 Richens J, Imrie J, Copas A. Condoms and seat belts: the parallels and the lessons. Lancet. 2000; 355(9201): 400-3.
6) Hearst N, Chen S. Condom Promotion for AIDS Prevention in the Developing World: Is it Working?
http://www.pacha.gov/meetings/presentations/p0803/p0803.html (ultimo accesso 4-7-2009).
7) Green EC. New Evidence Guiding How We Conduct AIDS Prevention. Presentation to the Manhattan Institute, Jan 9, 2008. http://www.harvardaidsprp.org/research/green-manhattan-institute-lecture-010908.pdf.
8) Puccetti R, Di Pietro ML. Catholic Magisterium and scientific community: possible dialogue on the bridge of numbers. British Medical Journal. 2 Apr. 2009. [letter] http://www.bmjcom/cgi/eletters/338/mar25_1/b1217.
9) Stigum H, Magnus P, Veierød M, Bakketeig LS. Impact on sexually transmitted disease spread of increased condom use by young females, 1987-1992. Int J Epidemiol. 1995; 24(4): 813-20.
Vedi pure Faílde Garrido JM, Lameiras Fernández M, Bimbela Pedrola JL. Sexual Behavior in a Spanish Sample Aged 14 to 24 Years Old. Gaceta Sanitaria. 2008; 22:6: 511-9.
10) Kajubi P, Kamya MR, Kamya S, Chen S, McFarland W, Hearst N. Increasing condom use without reducing HIV risk: results of a controlled community trial in Uganda. J Acquir Immune Defic Syndr. 2005; 40(1): 77-82.
11) Smoak ND, Scott-Sheldon LA, Johnson BT, Carey MP. Sexual risk reduction interventions do not inadvertently increasethe overall frequency of sexual behavior: a meta-analysis of 174 studies with 116,735 participants. J Acquir Immune Defic Syndr. 2006; 41(3): 374-84.
12) Eaton LA, Kalichman S. Risk compensation in HIV prevention: implications for vaccines, microbicides, and other biomedical HIV prevention technologies. Curr HIV/AIDS Rep. 2007; 4(4) :165-72.