ROMA, venerdì, 5 marzo 2010 (ZENIT.org).- Caritas Internationalis esorta i Governi e la comunità internazionale a difendere dallo sfruttamento i migranti – in alta percentuale donne – che lavorano come domestici, baby-sitter e badanti.
Chi svolge lavori domestici, afferma in un comunicato, è spesso vittima di traffico e abuso e beneficia raramente “di una qualsiasi forma di protezione legale”.
Gli abusi, riconosce, “possono essere difficili da individuare visto che il posto di lavoro è una casa privata”.
In questo contesto, la Caritas chiede che i domestici abbiano sul luogo di lavoro la stessa protezione legale garantita ad altri lavoratori.
“Al di là del rischio di abusi, i domestici possono non avere una tutela a livello di sicurezza sociale, lavorare troppo o essere sottopagati”, ha ricordato Martina Liebsch, direttore delle Politiche di Caritas Internationalis. “Molti hanno paura di subire rappresaglie da parte dei datori di lavoro se si lamentano con le autorità, e quindi continuano a vivere come schiavi moderni”.
L’Organizzazione Internazionale del Lavoro, l’organismo delle Nazioni Unite responsabile degli standard internazionali di impiego, prenderà in esame una bozza di convenzione per difendere i diritti dei lavoratori domestici nel giugno prossimo.
La Caritas chiede clausole specifiche per i lavoratori domestici migranti, tra cui il fatto che il loro lavoro e la residenza non siano legati a un certo datore di lavoro.
L’organizzazione esorta anche a creare un meccanismo per presentare rimostranze e uno schema di compensazione per i lavoratori domestici migranti che sia indipendente dal loro status legale.
Il lavoro domestico, aggiunge, “dovrebbe essere regolato dalla creazione di agenzie di impiego che agiscano come intermediari tra datori di lavoro e lavoratori migranti”.
Queste strutture dovrebbero anche “assicurare il rispetto degli standard lavorativi e la qualità del lavoro svolto”.
Di fronte alla richiesta sempre maggiore di lavoratori domestici e badanti, la Caritas esorta infine i Governi a creare canali per una migrazione lavorativa legale per chi desidera lasciare il proprio Paese.