Benedetto XVI chiede “un'evangelizzazione più profonda” dell'Africa

Ricorda ai Vescovi ugandesi la necessità di difendere la vita e il matrimonio

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 5 marzo 2010 (ZENIT.org).- Un’evangelizzazione “più profonda” del continente africano che inizi dalla difesa del “diritto sacro alla vita” e dell’istituzione del matrimonio è l’auspicio per il futuro che Benedetto XVI ha rivolto questo venerdì ai Vescovi dell’Uganda, ricevuti in udienza in occasione della loro visita ad limina apostolorum.

Il Pontefice ha accolto i presuli dedicando un primo pensiero “a quanti sono stati colpiti dalle recenti frane nella regione Bududa”, pregando Dio “affinché possa concedere l’eterno riposo alle anime dei defunti e forza e speranza a tutti coloro che soffrono per le conseguenze di questo evento tragico”.

Le catastrofi naturali non fanno altro che aggravare la situazione generale dell’Uganda, che come ha ricordato monsignor Matthias Ssekamanya, Vescovo di Lugazi e presidente della Conferenza Episcopale, nel suo saluto al Pontefice, è già difficile.

“Otteniamo qualche successo, ciononostante abbiamo ancora molte sfide da affrontare per soddisfare le necessità spirituali, pastorali e materiali del nostro popolo”, ha affermato il presule.

“Sappiamo che bisogna ancora fare molto”, ha riconosciuto. “Siamo determinati a lavorare in unità ‘con un solo cuore’ per utilizzare al massimo le risorse disponibili”.

Eredità per il futuro

Nel suo discorso, il Papa ha ricordato l’importanza della seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, svoltasi in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2009 e che ha definito un evento “memorabile per la sua esortazione a compiere rinnovati sforzi al servizio di una più profonda evangelizzazione” nel continente africano.

“La forza della parola di Dio e la conoscenza e l’amore di Gesù non possono che trasformare la vita delle persone, migliorando il loro modo di pensare e di agire”, ha affermato.

In questo contesto, ha lasciato ai Vescovi dell’Uganda una serie di legati, iniziando dall’esortazione ad essere “consapevoli della necessità di incoraggiare i cattolici dell’Uganda ad apprezzare pienamente il sacramento del matrimonio nella sua unità e indissolubilità e il diritto sacro alla vita”.

Allo stesso modo, ha raccomandato di “aiutare sacerdoti e laici a resistere alla seduzione della cultura materialistica dell’individualismo che ha messo radici in così tanti Paesi”.

Il Papa ha anche invitato ad “esortare a una pace duratura, basata sulla giustizia e sulla generosità verso i bisognosi, in uno spirito di dialogo e riconciliazione”, mentre circa i rapporti tra le religioni ha chiesto di promuovere “un ecumenismo autentico”, esprimendo particolare vicinanza soprattutto “a quanti sono più vulnerabili alla diffusione delle sette”.

“Continuate a sostenere tutti coloro che, con cuore generoso, si prendono cura dei profughi e degli orfani delle zone lacerate dalla guerra – ha aggiunto –. Incoraggiate quanti assistono le persone afflitte dalla povertà, dall’Aids e da altre malattie, insegnando loro a vedere in chi servono il volto sofferente di Gesù”.

Rinnovare l’evangelizzazione

“Un’evangelizzazione rinnovata crea a sua volta una cultura cattolica più profonda che si radica nella famiglia”, ha constatato il Papa, riconoscendo che i programmi educativi nelle parrocchie, nelle scuole e nelle associazioni e gli interventi dei presuli su materie di interesse comune “stanno diffondendo una cultura cattolica più forte” in Uganda.

“Un grande bene può derivare da laici ben preparati e attivi nei mezzi di comunicazione sociale, nella politica e nella cultura”, ha osservato, sottolineando la necessità di incoraggiare questi fedeli “a essere attivi ed espliciti al servizio di ciò che è nobile e giusto. In questo modo, tutta la società beneficerà di cristiani ferventi e ben preparati, che assumeranno ruoli guida al servizio del bene comune”.

I Vescovi, in quanto primi agenti di evangelizzazione, sono chiamati a “rendere testimonianza della solidarietà concreta scaturita dalla nostra comunione con Cristo”.

In questo contesto, le Diocesi che hanno maggiori risorse, sia materialmente sia spiritualmente, dovrebbero assistere quanti hanno di meno, anche se allo stesso tempo “tutte le comunità hanno il dovere di adoperarsi per l’autosufficienza”.

“È importante che il vostro popolo sviluppi un senso di responsabilità verso di sé, verso la sua comunità e la sua Chiesa, e approfondisca ulteriormente uno spirito cattolico di sensibilità verso le necessità della Chiesa universale”, ha detto il Papa ai presuli.

In questo Anno Sacerdotale, i Vescovi devono poi offrire aiuto, esempio e insegnamento a tutti i presbiteri. “Esortateli alla preghiera e alla vigilanza, in particolare a proposito di ambizioni egoistiche, materiali o politiche, o di un attaccamento eccessivo alla famiglia o al gruppo etnico”, ha chiesto.

Sacerdoti e religiosi richiedono anche “un sostegno costante nella loro vita di celibato e di verginità consacrata”.

“Con il vostro esempio – ha esortato in conclusione – insegnate loro la bellezza di questo stile di vita, della paternità e della maternità spirituali con cui possono arricchire e rendere più profondo l’amore dei fedeli per il Creatore e datore di ogni bene”.

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ZENIT Staff

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