La Chiesa è resa “più luminosa” dalla sua testimonianza di vita

All’Udienza generale il Papa parla di san Bonaventura da Bagnoregio

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ROMA, mercoledì, 3 marzo 2010 (ZENIT.org).- I cattolici non si possono limitare solo a seguire i precetti evangelici ma devono dare anche testimonianza con “uno stile di vita povero, casto e obbediente”. Lo ha detto Benedetto XVI nell’udienza generale di mercoledì in Aula Paolo VI, davanti ad ottomila fedeli, dedicando la sua catechesi a San Bonaventura di Bagnoregio (1217-1274), dottore della Chiesa.

Nel suo discorso il Papa ha confessato di provare “una certa nostalgia” nel ripensare alle ricerche da lui condotte da giovane studioso su questo pensatore, che lo condussero nel 1957 a discutere la tesi per l’abilitazione all’insegnamento proprio su “La teologia della storia in San Bonaventura”.

“La sua conoscenza ha inciso non poco nella mia formazione”, ha riconosciuto il Papa che ha tratteggiato la figura di San Bonaventura da Bagnoregio come quella di un “uomo buono, affabile, pio e misericordioso, colmo di virtù, amato da Dio e dagli uomini”; un “uomo di azione e contemplazione”, che seppe ben armonizzare fede e cultura.

Benedetto XVI ha quindi raccontato che l’esperienza che segnò San Bonaventura fu quando ormai in fin di vita a causa di una grave malattia riuscì a guarire grazie all’intercessione di San Francesco d’Assisi. Fu allora che si interrogò sulla sua vita e “affascinato dalla testimonianza di fervore e radicalità evangelica dei Frati Minori”, decise di entrare a fare parte nel 1243 dei discepoli di Francesco.

Pur essendo nato a Bagnoregio, nell’Italia Centrale, Bonaventura di fatto crebbe e studiò a Parigi, diventando in seguito “uno dei teologi più importanti della storia della Chiesa”. In quegli anni, ha ricordato, si contestava ai francescani e ai domenicani di insegnare nell’università, mettendo “in dubbio persino l’autenticità della loro vita consacrata”.

In realtà, ha spiegato il Papa, i cambiamenti introdotti dagli Ordini Mendicanti “nel modo di intendere la vita religiosa” erano “talmente innovativi che non tutti riuscivano a comprenderli”.

Si aggiungevano poi come a volte accade, “anche tra persone sinceramente religiose, motivi di debolezza umana come l’invidia e la gelosia”.

Bonaventura si occupò della questione nell’opera “La perfezione evangelica” in cui dimostrò che gli Ordini Mendicanti, “praticando i voti di povertà, di castità e di obbedienza, seguivano i consigli del Vangelo stesso”.

A questo proposito, richiamando l’attualità di questo messaggio, il Papa ha detto che “la Chiesa è resa più luminosa e bella dalla fedeltà alla vocazione di quei suoi figli e di quelle sue figlie che non solo mettono in pratica i precetti evangelici ma, per la grazia di Dio, sono chiamati ad osservarne i consigli e testimoniano così, con il loro stile di vita povero, casto e obbediente, che il Vangelo è sorgente di gioia e di perfezione”.

Nel 1257 Bonaventura da Bagnoregio, in occasione del Capitolo generale svoltosi presso il Convento dell’Aracoeli a Roma, venne eletto Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, un incarico questo che ricoprirà con “saggezza e dedizione” per 17 anni, intervenendo “talvolta con una certa severità per eliminare gli abusi”.

Bonaventura, ha quindi ricordato il Pontefice, volle sempre presentare “l’autentico carisma di Francesco, la sua vita ed il suo insegnamento”. Per questo ascoltò con attenzione i ricordi di coloro che avevano conosciuto direttamente Francesco, mettendo poi mano a una biografia del Santo di Assisi.

“Francesco è un alter Christus – ha detto il Papa – , un uomo che ha cercato appassionatamente Cristo. Nell’amore che spinge all’imitazione, egli si è conformato interamente a Lui. Bonaventura additava questo ideale vivo a tutti i seguaci di Francesco. Questo ideale, valido per ogni cristiano, ieri, oggi, sempre, è stato indicato come programma anche per la Chiesa del Terzo Millennio dal mio Venerabile Predecessore Giovanni Paolo II”.

Un programma, ha concluso, che si incentra in Cristo stesso “da conoscere, amare, imitare, per vivere in lui la vita trinitaria, e trasformare con lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste”.

Al termine dell’udienza il Papa ha benedetto le due nuove corone per l’immagine della Madonna Nera di Częstochowa, in cui sono stati incastonati frammenti di pietre della Luna e di alcuni pianeti oltre che di Gerusalemme e Nazareth, e la lampada votiva per le celebrazioni dei cinquecento anni dell’apparizione della Madonna a Motta di Livenza.

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ZENIT Staff

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