Capo della Chiesa siro ortodossa: l'Islam non c'entra con le violenze in Iraq

I responsabili dello Stato non sembrano intenzionati a fermare questi fuorilegge

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ROMA, martedì, 2 marzo 2010 (ZENIT.org).- “Esortiamo i Capi di tutti i paesi arabi e la Lega Araba, le Nazioni Unite e i governanti del mondo affinché sradichino il terrorismo e gli abusi che stanno insanguinando i cristiani dell’Iraq”. E’ quanto afferma in una lettera Sua Santità Moran Mar Ignatius Zakka I Iwas, Patriarca d’Antiochia e di tutto l’Oriente, nonché Capo supremo della Chiesa siro ortodossa universale.

“Con grande dolore e pena – si legge sul sito web del Patriarcato, la cui sede si trova a Damasco, in Siria – seguiamo quanto sta accadendo in Iraq e specialmente ai cristiani dell’Iraq vittime di persecuzioni, uccisioni, saccheggi, rapimenti e atti sacrileghi: sembra che il diavolo abbia arruolato questi uomini per diffondere il caos nel paese e tra la gente”.

“Non sappiamo – continua la lettera – perché coloro che sono stati sempre fedeli alla loro patria e attacchati all’eredità del loro amato Iraq prendano ora di mira i cristiani. Avevamo già pubblicato altre denunce contro questi comportamenti disumani che sono lontanissimi dalla religione”.

“Sfortunatamente – sottolinea –, questi criminali compiono i loro atti in nome della religione ma l’Islam è completamente estraneo ad essi”.

Il Capo della Chiesa siro ortodossa si interroga quindi sulle possibili ragioni all’origine delle violenze: “Vi è forse un complotto per svuotare l’Iraq dai cristiani che sono autoctoni di quel paese? Oppure vi sono progetti sponsorizzati da mani sconosciute che alcuni chiamano un giorno sionismo e l’altro faida o magari da un gruppo di fuorilegge che ha come religione gli abusi ai danni degli altri?”.

“Non c’è niente che ci convinca sul perché lo Stato non sia in grado di arrestare e di dare la giusta punizione a questi ribelli e fuorilegge, che sono lontani dai principi propri della religione, del potere, dello Stato, della legge e dell’umanità”, continua la lettera.

“Questo ci fa dubitare delle intenzioni dei responsabili ai quali chiediamo individualmente e collettivamente di ottenere giustizia per gli oppressi perché non possiamo vedere i nostri figli innocenti mentre vengono sgozzati, uccisi, saccheggiati senza che nessuno vi ponga fine”, conclude.

[Con il contributo di Tony Assaf]

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ZENIT Staff

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