di Carmen Elena Villa
CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 2 marzo 2010 (ZENIT.org).- “Dove non c’è posto per i poveri, non c’è posto per me”, diceva la religiosa spagnola Cándida María de Jesús (1845 – 1912), fondatrice della Congregazione delle Figlie di Gesù.
Papa Benedetto XVI, durante il concistoro svoltosi venerdì scorso in Vaticano, ha annunciato che la sua canonizzazione si svolgerà il 17 ottobre prossimo in Vaticano insieme a quella di altri cinque beati.
Il suo nome di battesimo era Juana Josefa Cipitria y Barriola e nacque a Berrospe, Adoain, nei Paesi Baschi.
Mostrò sempre una grande sensibilità per i più bisognosi e abbandonati: “La sua profonda esperienza dell’amore di Dio per ognuna delle sue creature la portò a corrispondere con generosità e dedizione”, disse Papa Giovanni Paolo II nell’omelia della sua beatificazione, il 12 maggio 1996.
Figlie di Gesù
Nel 1868 Juana Josefa conobbe il sacerdote gesuita Miguel José Herranz, che la illuminò nella chiamata a fondare una Congregazione che rispondesse alle sfide della turbolenta società dell’epoca.
Per questo, l’8 dicembre 1871, insieme ad altre cinque donne e basandosi sulla spiritualità ignaziana, Cándida María de la Cruz diede inizio a Salamanca alla Congregazione con un’Eucaristia celebrata nella chiesa della Clerecía.
Giovanni Paolo II ha ricordato in occasione della sua beatificazione che la futura santa “plasmò la sua carità verso il prossimo nella fondazione della Congregazione delle Figlie di Gesù, con il carisma dell’educazione cristiana dell’infanzia e della gioventù”.
Cándida María de Jesús dedicò sempre una grande attenzione alle sue religiose e ai beneficiari delle sue opere, ai sacerdoti, agli alunni e ai più bisognosi. Tra le sue allieve c’era María Antonia Bandrés Elósegui, che un giorno le disse “Tu sarai Figlia di Gesù”. Fu così. María Antonia è stata beatificata da Giovanni Paolo II nello stesso giorno della sua fondatrice.
Cándida María de Jesús esortava sempre le sue figlie attraverso i suoi scritti: “Quanto dobbiamo essere grate per l’enorme beneficio che ci ha fatto il Signore chiamandoci in questa nostra amata Congregazione per essere sue figlie e spose amate e salvare molte anime per il cielo!”, si legge in una delle sue lettere.
In poco tempo la Congregazione si estese in tutta la Spagna. Nel 1911 il primo gruppo di Figlie di Gesù partì per il Brasile, sede della prima fondazione fuori dal territorio spagnolo.
Oggi le suore sono presenti in otto Paesi dell’America Latina (Cuba, Repubblica Dominicana, Colombia, Venezuela, Bolivia, Brasile, Uruguay e Argentina), in due Nazioni europee (Spagna e Italia), in sei Paesi asiatici (Cina, Bangladesh, Thailandia, Taiwan, Filippine e Giappone) e in Mozambico, in Africa.
“Quel volto di Dio che contempliamo ci invita alla fraternità con tutti, alla gratuità, alla semplicità, alla gioia”, afferma la pagina web della Congregazione.
Le Figlie di Gesù cercano di far sì che le loro scuole siano un luogo di incontro della comunità cristiana attraverso un clima educativo impregnato di valori cristiani e favorevoli allo sviluppo personale, una pedagogia attenta alla persona concreta e al suo vivere, un approccio positivo all’istruzione.
Sono particolarmente attente anche agli immigrati, alla promozione della donna, alla pastorale penitenziaria, all’infanzia a rischio, alla pastorale familiare e ospedaliera e all’evangelizzazione con gli aborigeni, i gitani, i migranti e gli sfollati a causa della violenza.
Offrono anche esercizi spirituali nello schema di Sant’Ignazio di Loyola a laici e persone che desiderano avere questo spazio privilegiato di incontro con Dio.
“E’ vero che la realtà attuale ci può far sprofondare nello scoraggiamento, ci può prostrare al pensiero che siamo una piccolissima goccia nel grande mare di questo mondo così lacerato dall’assenza di Dio – ha detto una delle suore della comunità di Buchardo, in Argentina, quando è venuta a conoscenza della canonizzazione della sua fondatrice –, ma sento che Madre Cándida mi dice e ci dice: ‘Confida in Colui che un giorno ha detto: Io sono la luce, io sono la vita!’”.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]