Tesi dottorale sulla morte e i funerali di Giovanni Paolo II

Intervista all’autore, Giovanni Tridente

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ROMA, martedì, 30 giugno 2009 (ZENIT.org).- Cosa ha spinto milioni di persone a convergere in piazza san Pietro per l’ultimo saluto alle spoglie mortali di Giovanni Paolo II? Come la stampa ha informato e influito sul più grande evento di comunicazione planetario dopo l’11 settembre?

Sono alcuni degli interrogativi a cui ha cercato di rispondere una tesi di dottorato dal titolo “La morte di Giovanni Paolo II nella stampa italiana”, la cui discussione è avvenuta giovedì 25 giugno alla Pontificia Università della Santa Croce a Roma.

La commissione esaminatrice era composta dal prof. Norberto González Gaitano, dal prof. Daniel Arasa e dal rev. prof. Giuseppe Costa, Direttore della Libreria Editrice Vaticana.

La tesi è stata realizzata da Giovanni Tridente, addetto stampa della Pontificia Università della Santa Croce e assistente nell’annessa Facoltà di Comunicazione, sotto la direzione del prof. González Gaitano.

Lo studio analizza la copertura informativa della stampa italiana sulla malattia, la morte e i funerali di Giovanni Paolo II.

L’analisi consta di circa 2000 articoli e riguarda le quattordici più importanti testate giornalistiche italiane, nel periodo che va dalla Via Crucis del Venerdì Santo (24 marzo 2005) alla celebrazione delle esequie in Piazza San Pietro.

Il numero di autori che hanno firmato almeno un articolo nell’intero periodo analizzato ammonta a 655, composto da “vaticanisti” – la maggioranza -, politici, ecclesiastici ed esponenti del mondo della cultura. 

Oltre alla presentazione di dati generali e alla definizione dei contenuti tematici utilizzati, il lavoro tiene conto delle scelte stilistico-narrative adottate nella formulazione dei testi, dando particolare risalto all’orizzonte religioso e spirituale presente negli articoli.

Un capitolo a parte viene riservato al racconto dell’avvenimento attraverso le fotografie – con l’esposizione di tutte le caratteristiche degli scatti estrapolati dal campione e la segnalazione dei protagonisti principali e delle azioni che compiono – e mediante materiale infografico.

Per meglio approfondire un tema di così scottante attualità, ZENIT ha intervistato Giovanni Tridente, neo dottore in Comunicazione Sociale Istituzionale.

Lei ha realizzato uno studio di dottorato sulla copertura informativa della morte e dei funerali di Giovanni Paolo II. Quale era la finalità?

Tridente: Sapevamo che il Pontificato di Giovanni Paolo II era stato lungo, ricco di gesti sorprendenti ed accompagnato costantemente dai mezzi di comunicazione. Conoscevamo gli ultimi momenti di vita di Wojtyla, la sua grande sofferenza fisica e lo spirito – forte – con cui ha assunto la realtà della debolezza del suo corpo. Inoltre, avevamo assistito alla grande mobilitazione di persone, provenienti da ogni parte del mondo, che sono convenute qui a Roma per partecipare dal vivo a questo grande appuntamento con la fede, ed eravamo al corrente della capillare attenzione riservata dai maggiori giornali e network di tutto il mondo a ciò che accadeva in quei giorni, prima presso l’Ospedale Gemelli e poi in Piazza San Pietro.

Ci trovavamo pertanto di fronte ad un patrimonio documentale talmente esteso che andava un tantino riclassificato e contestualizzato nel modo opportuno, sia per mantenere vivo il ricordo di quei momenti, sia per fornire la giusta interpretazione e stabilire il reale senso dell’avvenimento di popolo e comunicativo più significativo degli ultimi tempi.

Quali sono i grandi interrogativi che vi siete posti prima di avviare l’indagine?

Tridente: Tra le tante ipotesi di studio, ha prevalso con assoluta chiarezza il chiedersi che cosa abbia spinto milioni di persone a convergere in Piazza San Pietro per l’omaggio al Papa e come la stampa abbia informato ed influito sul più grande evento di comunicazione planetario dopo l’11 settembre.

Il vostro campione è composto dalle 14 maggiori testate italiane. Perché non avete considerato la stampa internazionale?

Tridente: Vi sono almeno due ragioni per cui abbiamo guardato all’ambito nazionale. Intanto, per l’ampio spazio riservato da queste testate al Papa e al Vaticano nel periodo in esame che, insieme alla varietà di argomenti trattati, supera di gran lunga quello concesso dalla stampa internazionale. È innegabile, inoltre, il ruolo di leader in informazione vaticana assunto dalla maggioranza delle testate individuate, che fungono spesso da fonte autorevole per quelle straniere, grazie in particolare alla figura dei vaticanisti, categoria professionale quasi esclusiva in Italia.

Ci può fornire alcuni risultati significativi della ricerca?

Tridente: Il totale degli articoli utili ai fini dell’analisi ammonta a 1.850. I due quotidiani che hanno dedicato più servizi e riservato maggiore spazio ai diversi eventi e celebrazioni sono la Repubblica e il Corriere della Sera, superando il 14% del campione.

Gli autori che hanno siglato almeno un articolo in tutto il periodo sono 655, suddivisi tra “vaticanisti” – la maggioranza –, politici, ecclesiastici ed esponenti del mondo della cultura. Tra questi vi è anche l’autrice più giovane di tutto il periodo, Maria Vittoria di Viterbo, di appena 9 anni, che il 4 aprile si aggiudica la prima pagina de Il Tempo con una lettera indirizzata al Pontefice defunto.

Sul piano strettamente redazionale, vi è un 7% di reportage realizzati tra la gente, a dimostrazione che il giornalista è stato a contatto diretto con le persone e i luoghi dell’evento, senza perdersi quei dettagli sicuramente emozionanti, poi assumibili dai rispettivi servizi. Altro dato significativo è che il 22% dei testi parla del Papa e della Chiesa in una chiave completamente positiva, tessendone le “lodi”, mentre solo un risicato 2,1% presenta l’immagine del Pontificato in chiave negativa e critica espressamente la Chiesa

Quali sono le riflessioni di fondo che emergono dall’insieme dello studio?

Tridente: Colpisce senza ombra di dubbio il constatare come la stampa italiana, quella cosiddetta “laica”, sia riuscita a soffermarsi sul tema della sofferenza di Giovanni Paolo II, a dettagliare i confini di ciò che è risultato essere un vero è proprio Vangelo: sono i giornali a riconoscerlo come tale!

La testimonianza e la schiavitù della malattia non sono rimaste lettera morta; hanno creato intorno a loro un clima di buoni propositi, con le persone che dopo aver ascoltato e visto si sono sentite mosse da affetto, pietà, compassione e solidarietà nei confronti del Santo Padre.

A chi, risibile minoranza, metteva in dubbio l’“onestà” di questo atteggiamento, immaginando una sorta di trovata mediatica volutamente coltivata, è stato fatto notare dagli stessi colleghi una linea di coerenza tra il pontificato e la testimonianza degli ultimi giorni.

Non trascurabile, inoltre, la capacità dei giornali di essere riusciti ad inquadrare la mobilitazione delle masse che invadevano San Pietro nel contesto di un pellegrinaggio di fede, tanto che per i cronisti italiani, tra il colonnato del Bernini era visibile nient’altro che la Chiesa, viva e giovane!

Persino i cosiddetti “grandi della terra” sono rimasti oscurati dall’imponenza del potere vero delle persone, scaturito dalla forza del loro amore, dal coraggio delle loro idee, della loro fede e della speranza dei loro animi.

Dei funerali, poi, sconvolge non solo la folla, ma anche la solennità del rito, con tutti i suoi simboli, dal crocifisso al libro dei Vangeli. Interessanti le interpretazioni date proprio alla struggente immagine del Vangelo sfogliato da un vento impetuoso, dirompente, come dirompente sarebbe stato “per la Chiesa e per il mondo l’intero pontificato appena concluso”.

Chi ha posto l’agenda dei media in quei giorni?

Tridente: Risulta chiaro che i vari organi di
stampa non hanno trascurato alcun particolare della serie di eventi e celebrazioni dell’aprile del 2005, e non poteva essere altrimenti vista la popolarità di Wojtyla ed il fatto che lui non ha mai evitato i mezzi di comunicazione, neppure quando potevano risultare sconvenienti, consapevole che attraverso di loro poteva raggiungere direttamente le persone.

Quindi a dettare l’agenda dei media è stato da una parte, Giovanni Paolo II, richiamando con la sua testimonianza – in una società che guarda al successo, alla bellezza e al divertimento –, la riflessione sulla sofferenza e sulla morte, e ribadendo attraverso i media che lo stesso dolore e la stessa morte, se ben vissuti, possono “addirittura” acquisire dignità.

Dall’altra parte c’era la gente comune, le singole persone con le loro storie personali e le loro ansie spirituali, quei protagonisti inattesi che mentre si domandavano il senso dell’esistenza e onoravano la grandezza dell’uomo Wojtyla, hanno spinto i media a porsi nuove domande e a ridare patria sui giornali alla religione, alle testimonianze di fede, alle preghiere, al significato della Messa…

In definitiva?

Tridente: In definitiva è emerso che i giornalisti – che si sono senza dubbio fisicamente stancati, scendendo a centinaia tra la folla per raccontarla da vicino, per ascoltarla e viverla di persona – hanno dato spazio all’essenziale e si sono resi complici volenterosi di una moderna “catechesi”.

A nostro avviso si è trattato di una festa della comunicazione, sia umana che religiosa, di cui sono state protagoniste le persone, a cominciare dal Papa, con la folla e i giornalisti, e ne è uscita beneficiata la religione, il senso del sacro e l’immagine del papato.

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ZENIT Staff

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