di Angela Maria Cosentino
ROMA, martedì, 23 giugno 2009 (ZENIT.org).- La mozione della provincia di Roma che prevede l’installazione di distributori automatici di preservativi nelle scuole superiori di Roma, provincia e dintorni, solleva numerosi interrogativi che orientano a non considerare “meritevole” l’iniziativa in nome della cosiddetta informazione e prevenzione.
È noto, infatti, come nei Paesi che hanno adottato campagne di informazione esclusivamente sull’uso di profilattici e pillole contraccettive, non si sia ridotta né la trasmissione di malattie sessualmente trasmesse (come evidenziato da studi scientifici realizzati, in Africa, anche da non credenti), né le gravidanze non ricercate e né gli aborti conseguentemente procurati (Francia, Inghilterra e Spagna).
C’è da chiedersi, perciò, se non sia ormai opportuno cambiare l’orientamento finora proposto (e imposto) che, avallato dalle istituzioni, promuove una visione riduttiva della sessualità. La vera prevenzione, infatti, oltre gli aspetti sanitari della questione, impatta l’attuale emergenza educativa e la difficoltà a non oscurare i significati inscritti nella sessualità umana, declinata solo come esercizio di una funzione per il piacere e non come espressione della persona per un dono disinteressato di sé.
Diffondere nelle scuole i distributori di profilattici (già presenti nelle farmacie, nei centri commerciali, nelle tabaccherie, senza sollevare anche problemi di privacy) rappresenta un incentivo diseducativo all’esercizio della sessualità, un preoccupante precedente che ignora non solo i risvolti pedagogici (una società che non educa al dominio di sé è esposta ad ulteriori malattie e rischia di essere una società senza controllo, o meglio, più facilmente “controllabile”), ma anche la crisi finanziaria che ha tagliato fondi a prestazioni per anziani, malati e disabili.
Ci si chiede, perciò, se l’investimento in profilattici, per le scuole, sia stato anche per questo motivo, opportuno. Probabilmente motivi economici (legati alle ditte produttrici) e ideologici sono alla base di tale scelta. Spesso si ritiene che la “scorciatoia” sia la strada più facile per l’educazione affettiva e sessuale, ma si ignora che proprio una falsa sicurezza (come quella veicolata dalle campagne informative sui profilattici e sul vaccino contro il papillomavirus) abbassi il livello di attenzione dei propri comportamenti che possono così risultare dannosi per la salute e banalizzanti verso la vita nascente.
Nei Paesi in via di sviluppo, abituati alle privazioni, i migliori risultati per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse si sono ottenuti non con i profilattici, ma con le proposte educative orientate all’astinenza prematrimoniale e alla fedeltà coniugale. Nei Paesi sviluppati, invece, dove regna il “tutto e subito”, non si accetta di rivedere la falsa idea di progresso e libertà, frutto della rivoluzione sessuale, che considera l’esercizio precoce e promiscuo della sessualità un indispensabile “diritto”, da cui escludere i genitori, scippati così del loro prioritario diritto – dovere educativo.
Eppure, l’educazione integrale della persona, anche con il supporto di educatori alla procreazione responsabile, può aiutare adolescenti e giovani, a risalire, con la conoscenza della fertilità, dai segni ai significati dell’amore, della vita e del procreare umano: non una tecnica ma la proposta di uno stile di vita controcorrente umanizzante e liberante.
L’uso retto della ragione invita tutti: scuola, famiglia, agenzie educative, istituzioni, mass media a non lasciare soli i ragazzi davanti a modelli superficiali e banalizzanti la sessualità umana, perché è in gioco la loro salute e la loro felicità, presente e futura.
Per approfondire il servizio di educazione alla sessualità, all’amore e alla procreazione responsabile, vedi il sito: www.confederazionemetodinaturali.it e il volume di Angela Maria Cosentino, <b>Testimoni di speranza. Fertilità e infertilità : dai segni ai significati, Cantagalli, Siena 2008.