La fede dei venezuelani

Intervista al Cardinale Jorge Urosa Sabino, arcivescovo di Caracas

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di Carmen Elena Villa
 

CITTÀ DEL VATICANO, domenica, 21 giugno 2009 (ZENIT.org).- I vescovi del Venezuela sono giunti, alcune settimane fa, a Roma per incontrarsi con Benedetto XVI e i suoi collaboratori della Curia romana, in occasione della loro visita quinquennale “ad limina apostolorum”. 
 
I presuli hanno visitato i diversi dicasteri della Santa Sede, dove hanno presentato i lavori pastorali portati avanti nelle loro diocesi. 
 
Per l’occasione ZENIT ha intervistato il Cardinale Jorge Urosa Sabino, Arcivescovo di Caracas, sulle ricchezze della fede dei venezuelani, e sulle sfide della Chiesa in questo Paese. 
  
Come Arcivescovo di Caracas, come vede la situazione e le sfide della Chiesa di fronte alla situazione politica in Venezuela? 
 
Cardinale Jorge Urosa Sabino: La vita della Chiesa in Venezuela si sviluppa con grande forza in mezzo alle correnti culturali del mondo attuale, in mezzo a una forte ventata di secolarismo e di relativismo che incide sulla Chiesa soprattutto nel mondo occidentale, ma che trova nella Chiesa in Venezuela un atteggiamento di entusiasmo pastorale, che si riflette nella realizzazione, tra l’altro, della missione continentale di evangelizzazione che stiamo realizzando in America latina e nei Caraibi. 
 
In questo contesto, la Chiesa in Venezuela ha una grande volontà di annunciare Gesù Cristo come centro della storia e come fonte e autore della vera felicità. 
 
Tutti gli altri aspetti sono congiunturali, periferici, sicuramente hanno un grande impatto sulla vita della Chiesa, ma la cosa più importante è la determinazione di ciascuno dei vescovi e sacerdoti di essere veri apostoli di Cristo, in un mondo che vuole respingere Dio e che allo stesso tempo sprofonda in una visione sempre più anti-umana. Per questo la Chiesa in Venezuela vuole portare avanti la missione di annunciare Cristo come la vera fonte della felicità dell’uomo. 
 
Vede con speranza la situazione della Chiesa in Venezuela? 
 
Cardinale Jorge Urosa Sabino: Certamente. Siamo mossi dalla certezza della presenza di Gesù Cristo in mezzo a noi e siamo incoraggiati dalle parole di Cristo: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). In questo modo, in ogni difficoltà di qualunque tipo, noi cristiani abbiamo una certezza, una speranza, e al contempo siamo incoraggiati dalle parole che Gesù ha rivolto agli apostoli e che risuonano nelle orecchie di tutti gli uomini e le donne della Chiesa in tutto il mondo: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca” (Lc 5,4). In questo sta la chiave per la vita della Chiesa ed è questo il senso che noi cristiani, religiosi e consacrati, dobbiamo dare alla nostra vita e alla nostra visione della situazione della Chiesa in qualunque congiuntura storica. 
 
Esiste una presenza di giovani nella Chiesa nel suo Paese? 
 
Cardinale Jorge Urosa Sabino: La vita della Chiesa si sta sviluppando grazie a Dio con grande forza in mezzo alle difficoltà, che abbiamo, pur non avendo agenti della pastorale che esistono nella Chiesa in altre parti del mondo. Ma nel Paese stanno emergendo nuovi movimenti ecclesiali, nuove forme di vita consacrata. Abbiamo un problema molto serio: la scarsità di vocazioni. Non possiamo contare con un numero sufficiente di agenti della pastorale da poter far fronte alle necessità spirituali e religiose del popolo venezuelano e questo è uno dei punti che personalmente credo che dovremmo affrontare con maggiore interesse e maggiore forza nella nostra azione pastorale. 
 
Dobbiamo cercare di superare lo sfasamento che esiste tra le necessità della Chiesa e il numero di agenti della pastorale, e per questo dobbiamo fare un grande sforzo per portare avanti una nuova evangelizzazione, come chiedeva il Papa Giovanni Paolo II, per rafforzare ed estendere la catechesi. 
 
Dobbiamo poter contare con un maggior numero di laici, formare più catechisti, sviluppare una pastorale giovanile più intensa e investire molto lavoro e risorse nella pastorale vocazionale. 
 
Dobbiamo formare giovani più attivi, coraggiosi e generosi, capaci di avere un cuore veramente aperto alle necessità del mondo, proponendo loro la vita sacerdotale come un cammino straordinario di realizzazione personale. In questo consistono le sfide della Chiesa in Venezuela e che noi dovremo affrontare nell’azione pastorale. 
 
Come vede l’esercizio della libertà religiosa nel suo Paese? 
 
Cardinale Jorge Urosa Sabino: Sebbene la Costituzione nazionale tuteli, tra i moltissimi diritti umani, anche quello della libertà religiosa, esistono alcune difficoltà in quanto si stanno ponendo condizioni e restrizioni alla posizione di autonomia e di indipendenza dell’episcopato venezuelano, e si stanno frapponendo alcune piccole ma crescenti difficoltà all’esercizio dell’attività pastorale. Non si può dire che dal punto di vista sistematico vi siano degli attacchi alla libertà religiosa in Venezuela. 
 
Come vede l’azione dello Spirito Santo nella Chiesa del suo Paese? 
 
Cardinale Jorge Urosa Sabino: È l’azione dello Spirito Santo che dà alla Chiesa la natura sua propria di corpo di Cristo, comunità religiosa di evangelizzazione e di salvezza. Questo è la Chiesa. L’azione dello Spirito Santo e la docilità dei cristiani allo Spirito Santo fa sì che la Chiesa sia corpo di Cristo vivo nel mondo: un messaggio e una fonte di salvezza e di grazia per l’umanità. Non v’è dubbio che la Chiesa realizza e deve realizzare, come parte intrinseca della sua missione, una grande azione sociale, comunitaria, e deve partecipare attivamente nella costruzione di una nuova società, più fraterna, più umana, più felice, più aperta alla vita e meno ingiusta e meno dolorosa. 
 
La Chiesa è l’espressione della carità viva di Cristo ed ha il compito di realizzare la costruzione di una nuova società. Il Cristianesimo non è una religione eterea, di coscienza individuale, appartata dalla vita ordinaria del mondo, dalla famiglia, dalle persone e dai popoli. È una religione concreta di salvezza integrale, di salvezza dell’essere umano e di comunicazione dell’amore vivo e caloroso di Dio per l’umanità, e per questo è necessario che la Chiesa sia messaggera e promotrice di giustizia, di carità, nelle regioni di tutto il mondo. 
 
Quali sono, a suo avviso, le principali ricchezze della fede che il popolo venezuelano apporta al continente latinoamericano e al mondo? 
 
Cardionale Jorge Urosa Sabino: Tradizionalmente, per il suo legato della fede e la sua pratica religiosa, il Cristianesimo venezuelano è caratterizzato da un grande amore per l’Eucaristia, un grande amore per la santissima Vergine Maria e per il Papa. In questo senso, la devozione eucaristica presente nel popolo venezuelano, soprattutto nei cattolici più ferventi, è un qualcosa di molto importante. Cento anni fa, un grande Arcivescovo di Caracas, monsignor Juan Bautista Castro, ebbe la felice idea, sostenuta dai sacerdoti e dal popolo cattolico, di consacrare la Repubblica di Venezuela al Santissimo Sacramento, cosa che esprimeva quella corrente di amore a Cristo presente nell’eucaristia che palpita nel cuore del popolo venezuelano. 
 
E, certamente una caratteristica non esclusiva del popolo cattolico venezuelana perché condivisa con il Cristianesimo del mondo intero, è l’amore alla Santissima Vergine. Questo aspetto di devozione e amore alla Vergine è parte integrante della nostra fede ed è una ricchezza molto grande che noi abbiamo, e grazie a Dio è così perché la Vergine ci va portando per mano verso Gesù Cristo, nonostante a volte la gente si perda per strada perché ci costa stare al livello delle esigenze della fede. 
 
Le esigenze della fede sono esigenze di elevazione, di giustizia, di carità viva, di donazione totale, sebbene noi esseri umani siamo segnati dal peccato e limitati dai nostri dif
etti. Ma la Vergine Maria ci va portando per mano per tirarci fuori dai nostri limiti e portarci verso Gesù Cristo, perché viviamo con minori deficienze il nostro impegno ad essere luce del mondo e sale della terra, come chiede Gesù nel Vangelo (Mt 5,13-4). 
 
Il Venezuela può vantare due beate… 
 
Cardinale Jorge Urosa Sabino: Abbiamo avuto recentemente, nel 1995 e nel 2008, la beatificazione di due religiose che si sono distinte per essere state grandi lottatrici della carità. Hanno fondato congregazioni che si sono dedicate ad una profonda vita spirituale e religiosa di consacrazione del cuore e dell’anima a Dio. Si sono dedicate a opere di carità al servizio dei poveri, degli anziani, dei malati, dei bambini orfani, ecc. Sono la madre María de San José, che ha fondato le Agostiniane Recollette, e la madre Candelaria de San José, che ha fondato la congregazione delle suore carmelitane, che agli inizi del XX secolo è cresciuta in Venezuela nella pratica della carità verso i più bisognosi. 
 
Sono due grandi eroine della carità che adornano la terra venezuelana e che sono una testimonianza di ciò che può fare la Chiesa in mezzo anche a molte difficoltà, molte carenze e scarse risorse umane. Sono un esempio meraviglioso per i giovani, per gli uomini e le donne di oggi, e soprattutto per le ragazze venezuelane e credo del mondo intero. Queste religiose sono state in Venezuela ciò che Madre Teresa è stata per l’India. Sono state eroine della carità. 
 
In America latina è anche molto conosciuta la figura del dottor José Gregorio Hernández (1864-1919), del quale è in corso il processo di canonizzazione. Chi fu questo laico? 
 
Cardinale Jorge Urosa Sabino: Un grande scienziato e professore universitario, un grande ricercatore, che tuttavia al contempo fu un grande uomo di un’immensa carità e di un’intensa vita religiosa, di pietà e di fede. Un esempio di ciò che deve essere il laico nel mondo di oggi. Il suo servizio laicale lo ha svolto con eccellenza e pieno di un’immensa carità per gli altri. 
 
Il Papa, nella sua ultima enciclica Spe Salvi parla chiaramente di come la gente pone la propria sicurezza nelle realtà terrene e nelle ideologie. In che modo questo può riguardare l’evangelizzazione in Venezuela? 
 
Cardinale Jorge Urosa Sabino: Sono le sfide della Chiesa riguardo al mondo intero. Un mondo che confida molto nella scienza e nella tecnica, che è rivolto soprattutto alla ricerca della felicità nel piacere. La sfida della Chiesa nel mondo occidentale è quello di far vedere che l’autentica felicità dell’essere umano viene da Dio nostro Signore: “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?”. Questa è una delle grandi sfide della Chiesa in Venezuela. Ovvero, dare il giusto valore alla scienza, al denaro, al potere, alle cose belle della vita, sapendo sempre che la supremazia su tutto ciò risiede in Dio nostro Signore, l’unico che può saziare le aspirazioni del cuore umano. 
 

 

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ZENIT Staff

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