di Nieves San Martín
JAÉN, venerdì, 19 giugno 2009 (ZENIT.org).- Il Consiglio del Governo andaluso ha appena approvato il disegno di legge sui diritti e le garanzie della dignità della persona nel processo della morte, più conosciuto come “legge sulla morte degna”. In questa occasione, l’Associazione per la Difesa del Diritto all’Obiezione di Coscienza (ANDOC) ha diffuso una serie di precisazioni.
In primo luogo, afferma, questa proposta “ha poco di nuovo”: la maggior parte dei diritti e delle garanzie stabiliti per la degna assistenza al paziente è già contemplata in altre leggi generali precedenti: la Legge 41/2002 sull’Autonomia del Paziente e la Legge Generale della Sanità del 1986.
Quanto ai professionisti, le “pratiche negative” che cerca di evitare sono già sanzionate, oltre che nelle norme suddette, nei Codici Deontologici sanitari.
“Non stupisce – sostiene l’ANDOC – che altre comunità autonome, con previsioni statutarie simili, abbiano optato per seguire la legge vigente, senza avventurarsi in progetti superflui”.
L’ANDOC aggiunge che anche se è certo che il progetto andaluso non regola l’obiezione di coscienza “difende ben poco la libertà professionale e di coscienza dei medici, indicando all’articolo 17 che i professionisti sanitari ‘coinvolti nell’assistenza al paziente hanno il dovere di rispettare i valori e le preferenze del paziente nel prendere decisioni cliniche, dovendo astenersi dall’imporre le proprie opinioni personali morali, religiose, filosofiche o di qualsiasi natura’”.
Da rispettare le convinzioni dei pazienti senza imporre le proprie “a ridurre il medico al silenzio di fronte alle ‘preferenze del paziente’, costringendolo anche ad astenersi dal manifestare le proprie opinioni di ‘qualsiasi natura’ c’è una differenza abissale”, constata l’ANDOC.
“Credono che con professionisti ‘muti’ si possano curare o alleviare le malattie o contribuire al progresso della medicina? Una disposizione di questo tipo ha qualcosa a che vedere con la realtà quotidiana dell’assistenza sanitaria?”.
Per prestare assistenza integrale e di qualità ai pazienti gravi o terminali, propone l’ANDOC, “è necessario sviluppare maggiormente le cure palliative, formare i professionisti in questo settore, dotare di sufficienti mezzi specifici i centri sanitari, non andare contro i professionisti e non costringerli ad agire contro le loro conoscenze e la loro coscienza”.
“Qualunque legge sulla ‘morte degna’ che non tenga conto dei professionisti sanitari non apporterà dignità né ai medici né ai pazienti, né al sistema sanitario stesso”, conclude.