ROMA, mercoledì, 10 giugno 2009 (ZENIT.org).- Trattiamo oggi del «carattere cosmico» della liturgia cristiana, un tema molto rilevante sia degli studi liturgici dell’allora teologo J. Ratzinger, sia del magistero del Sommo Pontefice Benedetto XVI. L’articolo di oggi, tradotto qui dalla lingua inglese, offre una breve esposizione su alcuni aspetti del carattere cosmico della liturgia. Data l’importanza di questo tema, è auspicabile che in futuro possiamo tornarvi di nuovo, per svilupparlo ulteriormente (Mauro Gagliardi).
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Nella presentazione al primo volume pubblicato delle sue opere complete, dal titolo Teologia della Liturgia, Papa Benedetto XVI richiama la sua importante monografia Introduzione allo spirito della liturgia, pubblicata nell’anno 2000, identificando in essa tre cerchi (Kreise), ossia le tre aree tematiche principali del libro, nel quale vengono trattati numerosi aspetti particolari. I primi due “cerchi” sono stati trattati precedentemente in questa rubrica liturgica. Il terzo “cerchio” riguarda «il carattere cosmico della liturgia, che rappresenta qualcosa che va oltre il semplice riunirsi di un gruppo più o meno grande di persone; piuttosto, la liturgia è celebrata dentro l’ampiezza del cosmo, abbraccia la creazione e la storia allo stesso tempo».
Il teologo Joseph Ratzinger ha spesso riflettuto su quell’articolo del Credo che professa Dio come Creatore, perché egli lo considera essenziale per la comprensione della fede cristiana nel suo insieme. Dio è il Creatore di tutto il cosmo e mantiene ogni cosa nell’essere. Nella storia del popolo di Israele, l’aver capito che il mondo non è il prodotto di un puro caso, e che tutto ciò che esiste ha la propria origine solo dalla ragione e dall’amore di Dio, ha condotto all’“illuminismo” nel suo senso più profondo. Pertanto, la ragione umana è fondata «stabilmente sulla base originaria della Ragione creatrice di Dio, allo scopo di fondarla sulla verità e sull’amore» [1]. «Dio è il Signore di tutte le cose perché Egli è il loro Creatore e solo in base a ciò noi possiamo pregarlo. Poiché questo significa che la libertà e l’amore non sono idee astratte, ma piuttosto che esse sono forze che sostengono la realtà» [2].
Nel Libro della Genesi, la creazione ed il culto sono intimamente connessi: Dio ha creato il mondo in sei giorni e nel settimo si riposò (cf. Gen 2,2-3), orientando in questo modo la creazione verso il giorno del riposo, il quale è anche il segno dell’alleanza tra Dio e l’uomo. Commentando il prologo del Vangelo secondo Giovanni: «In principio era il Verbo», un’espressione che si rifà all’inizio del Libro della Genesi (cf. Gv 1,1 con Gen 1,1), Benedetto XVI afferma: «All’inizio il cielo parlò. E così la realtà nasce dalla Parola, è “creatura Verbi”. Tutto è creato dalla Parola e tutto è chiamato a servire la Parola. Questo vuol dire che tutta la creazione, alla fine, è pensata per creare il luogo dell’incontro tra Dio e la sua creatura, un luogo dove l’amore della creatura risponda all’amore divino, un luogo in cui si sviluppi la storia dell’amore tra Dio e la sua creatura» [3]. Il nostro incontro privilegiato con Dio è la sacra liturgia, nella quale noi siamo immersi nella comunione con il Signore, che ci benedice con il dono della sua presenza sacramentale.
Non sarebbe esagerato affermare che la teologia di Joseph Ratzinger è animata dalla profonda consapevolezza della bontà e bellezza della creazione di Dio. Nel contesto della dimensione cosmica della liturgia, il Papa si è rivolto ancora una volta al tema della direzione presa dal sacerdote celebrante e dai fedeli durante la liturgia eucaristica. Sin dai tempi più remoti, si è sempre considerata cosa ovvia per i cristiani il pregare insieme, sacerdote e fedeli, nella direzione del sole che sorge, simbolo di Cristo risorto, che tornerà nella gloria per giudicare il mondo e per raccogliere i suoi fedeli nella nuova, celeste Gerusalemme [4]. L’intera assemblea è unita nel «volgersi al Signore», come ci si esprime nelle preghiere spesso usate da sant’Agostino dopo i suoi sermoni, che cominciano con le parole Conversi ad Dominum… La direzione comune della preghiera liturgica divenne poi decisiva per la liturgia cristiana nonché per l’architettura sacra…
Nella sua presentazione al libro Teologia della liturgia, Benedetto XVI considera importante che questo simbolismo cosmico sia stato incorporato all’interno della celebrazione comunitaria: «Questo era ciò che si intendeva volgendosi ad est per la preghiera: che il Redentore che noi preghiamo è anche il Creatore, e per questo rimane sempre nella liturgia l’amore per la creazione e la responsabilità verso di essa».
Quest’ultimo aspetto riflette una preoccupazione che il Papa ha espresso in diverse occasioni, specialmente durante la sua visita in Australia per la Giornata Mondiale della Gioventù del 2008: Dio ha affidato la sua creazione a noi in quanto custodi, non padroni, e questo implica che noi non dobbiamo sfruttare le sue risorse secondo interessi egoistici, ma piuttosto che dobbiamo utilizzarle responsabilmente. Da una prospettiva cristiana, l’ecologia è radicata nella fede nel Dio creatore [5].
Da ultimo, un bell’esempio della comprensione propria al Santo Padre del carattere cosmico della liturgia è la raccolta di meditazioni «Il significato del Corpus Domini» [6], in cui egli richiama lo splendore della processione del Corpus Domini nella sua terra natale, la Baviera. Nel portare il Signore stesso, il Creatore, attraverso città e villaggi, su prati e su laghi, diviene tangibile che nella liturgia «si stratta di ciò che il cielo e la terra racchiudono, dell’umanità e di tutta la creazione» [7].
Note
[1] Benedict XVI, In the Beginning. A Catholic Understanding of Creation and the Fall, Eerdmans, Grand Rapids 1995, p. 14. [2] Ibid., p. 18. [3] Benedetto XVI, Meditazione nel corso della prima congregazione generale della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 6 ottobre 2008. [4] Cf. Benedetto XVI, Omelia della Veglia pasquale, 22 marzo 2008. [5] Cf. Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, 22 dicembre 2008. [6] Cf. J. Ratzinger, La festa della fede. Saggi di teologia liturgica, Jaca Book, Milano 1990, pp. 101-109. [7] Ibid., p. 108. [Traduzione dall’inglese di don Mauro Gagliardi]