ZAGABRIA, mercoledì, 10 giugno 2009 (ZENIT.org).- Si sono conclusi questo mercoledì i lavori dell’incontro dei Vescovi delle Conferenze Episcopali europee responsabili per le questioni sociali, che ha visto la partecipazione di 37 delegati in rappresentanza di 22 Conferenze Episcopali per discutere il tema “Crisi economico-finanziaria: di-sperare? Esperienze, iniziative, problemi e risposte della Chiesa in Europa”.
L’incontro è stato ospitato dall’8 al 10 giugno dall’Arcivescovo di Zagabria e Vicepresidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), il Cardinale Josip Bozanić, che nel saluto iniziale ha spiegato il motivo del meeting ricordando che “la Chiesa si sente sempre vivamente interpellata dove sono in gioco la vita dell’uomo, la dignità della persona umana, il bene comune, il diritto al lavoro, ad una vita dignitosa e la difesa delle classi più deboli”.
La Chiesa, ha aggiunto, difende “il carattere pubblico della fede” e non si stanca mai di richiamare la società “a quei valori non negoziabili, perché non posti dall’uomo”, impegnandosi a dare “il proprio contributo responsabile nell’elaborazione di risposte pertinenti ai problemi sociali, sulla base del proprio patrimonio di fede e della propria esperienza sociale”.
Nel suo intervento il Cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest e Primate d’Ungheria, ha evidenziato che la Chiesa “vede la politica e tutto quello che riguarda la vita sociale come parte integrante del suo servizio a Dio ed in nome di Dio all’uomo”.
Per questo, ha spiegato, “qualunque tentativo di separare la missione pastorale o l’evangelizzazione dalle problematiche sociali rappresenterebbe un grave errore e darebbe l’impressione che la giustizia sociale non abbia nulla a che vedere con la fede o che Dio non sia il Signore della Storia”.
La giustizia sociale, ha quindi aggiunto, “può e deve essere continuamente purificata e animata da quella forza dell’amore che viene da Dio che chiamiamo carità e che va molto oltre il semplice equilibrio di forze o di una giustizia distributiva”.
La crisi economico-finanziaria mondiale
L’attuale crisi economico-finanziaria, ha riconosciuto il Cardinale, “si sta rivelando una crisi culturale e dei valori”.
“Il sistema – ha continuato – ha perso di credibilità e di efficacia, occorre cambiare mentalità, rivedere in maniera profonda il modello di sviluppo dominante, considerare gli aspetti etici e soprattutto investire sulla crescita integrale dei più poveri”.
Il particolare scenario mondiale, ha quindi osservato, spinge in primo luogo le Conferenze Episcopali europee “alla riflessione, ad uno studio approfondito della situazione, ad uno scambio di esperienze, alla ricerca di strategie comuni, di una collaborazione che sia efficiente e che tenga conto di tutti gli organismi ecclesiali impegnati nelle questioni sociali”.
Il Presidente della Compagnia delle Opere, Bernard Scholz, ha sottolineato al riguardo che “questa crisi non si affronta né con il pessimismo né con l’ottimismo, né con l’indifferenza né con risentimento, ma con un realismo che cerca di capire che cosa sia veramente successo, che cosa possiamo imparare e che cosa quindi è possibile cambiare per trovare nuove condizioni economiche e sociali per sostenere la ‘vita buona’”.
“E questo realismo impegnato è anche una forma di solidarietà con chi, in questo momento, sta male a causa di questa crisi”, ha continuato.
In particolare Scholz ha individuato tre piste di impegno per la Chiesa: la necessità di scoprire di nuovo il significato del lavoro; la promozione della funzione sociale dell’impresa e la necessità di riproporre il principio di sussidiarietà.
Problemi sociali
I partecipanti all’incontro hanno anche analizzato altri temi legati all’attualità, come l’aumento della disoccupazione in Europa, le agitazioni sociali, la crisi dei sistemi pensionistici e le migrazioni.
La disoccupazione, ricorda il comunicato finale del meeting, “è una delle conseguenze più visibile e grave della crisi. Si tratta di un problema, che in alcuni Paesi, acquisisce sempre più toni drammatici, tocca un numero molto elevato di persone e necessita di una attenzione particolare della Chiesa a causa delle gravi conseguenze che ne derivano per gli individui, le famiglie e l’insieme delle società”.
Per monsignor Juan José Omella, Vescovo di Barbastro-Monzón (Spagna), “la crisi attuale ha messo in evidenza la manifestazione della frattura antropologica che si produce quando il beneficio economico sposta l’uomo come riferimento fondamentale del lavoro e dell’impresa”.
Il rappresentante rumeno, monsignor Jenö Schönberger, Vescovo di Satu Mare, ha quindi ricordato la presenza dei bambini “socialmente abbandonati” a causa dell’emigrazione dei genitori in altri Paesi europei, mentre il Vescovo di Pécs (Ungheria) Mihály Mayer ha espresso la sua preoccupazione per il crescente numero di persone che vivono unicamente grazie al sussidio dello Stato.
Monsignor Michel Dubost, Vescovo di Evry-Corbeil-Essonnes (Francia), ha portato dal canto suo l’esempio del quartiere popolare della banlieue di Grigny, particolarmente povero, multietnico (vi convivono persone di 63 nazionalità) e dove si sono svolti recentemente episodi di agitazione sociale.
L’incontro dei Vescovi è stato scandito da momenti di preghiera e dalla celebrazione eucaristica che insieme al clima di amicizia e di condivisione fraterna sono motivi di speranza per la collaborazione futura per la pastorale sociale in Europa.
Al Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) appartengono quali membri le attuali 33 Conferenze Episcopali presenti in Europa, rappresentate di diritto dal loro presidenti, gli Arcivescovi del Lussemburgo e del Principato di Monaco e il Vescovo di Chişinău (Moldavia).