ROMA, lunedì, 1° giugno 2009 (ZENIT.org).- L’emergenza educativa va affrontata attraverso una testimonianza credibile e fornendo modelli coerenti, per questo gli educatori devono essere “persone vive, adulte, mature, appassionate”.
E’ quanto ha affermato il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in una intervista a “L’Osservatore Romano” in cui ha affrontato alcune urgenze del Paese, esaminate e discusse nel corso della 59a Assemblea generale dei Vescovi italiani conclusasi di recente.
Nella sua prolusione il porporato aveva citato Romano Guardini per dire che “la luce si accende solamente con la luce”, perché “il tema della formazione permanente riguarda anche gli educatori ed è, senza dubbio, un tema sempre attuale. Tanto più che in un processo educativo c’è sempre, come sappiamo, un’interazione fra il discepolo e il maestro”.
Infatti, ciò che è visibile al giorno d’oggi è “quanto sia ancor più necessario riapprofondire la cultura cattolica da parte dell’intera comunità cristiana”.
L’emergenza educativa, ha sottolineato nell’intervista, “provoca anzitutto noi adulti […] che dobbiamo essere testimoni credibili. Quindi punti di riferimento, modelli credibili ai quali i giovani possano guardare con fiducia e con attrattiva”.
“Il problema fondamentale dei giovani sono gli adulti, siamo noi – ha ribadito –. Perché io ritengo che nei giovani ci sia un animo, un cuore che cerca ideali grandi per rispondere alla propria vita con generosità e anche con sacrificio”.
A questo proposito, il Cardinale ha evidenziato la necessità di avere “criteri educativi chiari, solidi, che vadano anche controcorrente se necessario, contro le mode dominanti, che partano da una antropologia completa che per noi cristiani si radica nella persona di Gesù Cristo”.
“Da qui bisogna partire per avere il coraggio, la fiducia, la speranza di poter educare le giovani generazioni che sono portatrici di questa domanda interiore”, ha detto.
“È possibile educare, non dobbiamo arrenderci, perché sono i giovani stessi a chiedere questo aiuto a noi adulti”, ha continuato.
Infatti, “in una cultura fortemente segnata dal relativismo e dall’individualismo, si vive dentro un’atmosfera dove l’unità della persona si è smarrita”, e dove “un disagio profondo […] non tarda a produrre fatti molto gravi e deprecabili, quali ci riporta la cronaca”.
“È un disagio che nasce dal vivere in una società e in una cultura molto liquida, friabile, dove non c’è nulla di solido su cui poggiare e costruire l’edificio umano”, ha spiegato il Cardinale Bagnasco.
“Questo clima culturale interpella il mondo degli adulti, chi ha responsabilità educative, e spinge a prendere sul serio questa urgenza”, ha detto infine.