di Luca Marcolivio
ROMA, mercoledì, 29 aprile 2009 (ZENIT.org) – Da accanito avversario della Chiesa Cattolica a suo convinto sostenitore e difensore. Nato e battezzato nella chiesa battista, Steve K. Ray si è convertito quindici anni fa al cattolicesimo, divenendo nel giro di qualche tempo uno dei più noti apologeti e conferenzieri americani.
Autore di numerosi libri e documentari a sostegno delle verità della Chiesa di Roma, Ray è curatore del sito web www.catholicconvert.com.
La scorsa settimana, dal 20 al 24 aprile, Steve K. Ray è stato ospite dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum (APRA) dove ha tenuto il corso intensivo di apologetica “Le ragioni della fede”, realizzato in collaborazione con il Centro Pascal e l’Istituto Sacerdos.
ZENIT lo ha intervistato a conclusione della sua trasferta romana.
Mr. Ray, quali sono stati i contenuti e le finalità del suo corso?
Ray: Sin dal momento della mia conversione mi sono sempre trovato dinnanzi al confronto tra Chiesa cattolica e Chiese protestanti. Mi rendevo conto della necessità di argomentare, di fornire buone ragioni alla mia scelta. Quando padre Alfonso Aguilar LC (coordinatore del corso, ndr) mi ha proposto di tenere il corso di apologetica “Le ragioni della fede”, ho accettato con molto entusiasmo. Il corso, pur aperto a tutti, è indirizzato soprattutto ai seminaristi di nazionalità statunitense e messicana che studiano teologia all’APRA: quando costoro torneranno in patria da sacerdoti dovranno confrontarsi con le argomentazioni e le critiche dei battisti, degli evangelici e delle varie sette. Chi porta avanti missioni cattoliche in Usa o in Messico corre il rischio inevitabile di essere attaccato per la sua fede. Quindi l’obiettivo del mio corso è stato quello di parlare a questi uomini, soprattutto in vista del loro futuro apostolato nei loro paesi d’origine. Rafforzare la fede di un sacerdote è fondamentale poiché la sua predicazione può cambiare la mente e il cuore di centinaia, anche migliaia di fedeli. I miei corsi e le mie conferenze hanno quindi soprattutto lo scopo di fornire ‘armi e munizioni’ per i futuri sacerdoti e per i cattolici in generale.
Ci vuole raccontare la storia della sua conversione?
Ray: Ho sempre creduto in Gesù e nella cristianità e ho sempre letto e amato la Bibbia, tuttavia vedevo il cattolicesimo come fumo negli occhi. Non riuscivo davvero a trovare nulla di buono nella Chiesa di Roma: per me il Papa era l’Anticristo. Durante le mie conferenze sono solito dire che la Chiesa Cattolica era per me una splendida quercia coperta da una cortina di fumo, quindi invisibile alla mia vista. Diventai cattolico quando mi resi conto delle contraddizioni che dilaniavano la stessa comunità protestante: nessuno di loro era d’accordo su come andava interpretata la Bibbia, nessuno era in grado di dire quale fosse l’autentico messaggio delle Sacre Scritture, non c’era nessun vero maestro tra loro, soltanto molte opinioni differenti con relative diatribe e divisioni. Inoltre nelle Chiese evangeliche c’è solo la predicazione e manca l’Eucaristia. Non mi ero mai reso conto che l’unica vera interpretazione della Bibbia era patrimonio della Chiesa Cattolica. L’altro mio dilemma era di carattere morale: ci sono Chiese evangeliche che accettano il divorzio, l’aborto e la contraccezione, per cui se tu accetti questi principi puoi unirti a loro… Tutta questa confusione etica e dottrinale mi rendeva infelice e frustrato.
Fino a quando uno dei miei migliori amici si convertì al cattolicesimo, dopo essere stato a lungo un predicatore protestante, popolare anche al pubblico radiofonico. Iniziai perciò a polemizzare con lui, argomentando l’erroneità della sua scelta. “Convertirti al cattolicesimo è la cosa più stupida che potevi fare – gli dissi – sei troppo in gamba per diventare cattolico”. Tuttavia, più argomentavo e riflettevo, più mi rendevo conto che la Chiesa Cattolica era dalla parte giusta. Da bambino mi dicevano sempre che la chiesa delle origini era in un certo senso protestante; tuttavia quando ebbi il piacere di leggere le opere dei padri della chiesa (Sant’Ignazio d’Antiochia, San Policarpo e molti altri) mi resi conto che erano davvero cattolici. Ciò mi rese sbigottito e mi mise in crisi. Avevo sempre amato e idealizzato la chiesa delle origini, pertanto avvertivo una contraddizione nella mia appartenenza alla chiesa battista. La mia conversione non fu accettata dai miei amici e con la maggior parte di loro ruppi ogni legame. Mia moglie Janet, che ha fatto il mio stesso cammino, ha avuto gli stessi problemi. Sia io che lei abbiamo litigato con le rispettive famiglie e Janet non ha parlato con suo padre per un anno. La mia conversione ha una data precisa: 1 gennaio 1994. Quel giorno mi misi a leggere la Bibbia e, dopo averla chiusa, con le lacrime agli occhi mi dissi: “sono un cattolico”. La cosa incredibile è che fino a quel giorno non ero mai entrato in una chiesa cattolica, né avevo mai conosciuto alcun sacerdote cattolico. È stata una vera grazia dal Cielo. La più bella cosa che mi sia capitata nella vita, insieme all’aver sposato Janet.
Che differenze nota tra la fede degli americani e la fede degli europei, in particolare degli italiani?
Ray: Le differenze sono notevoli. Gli Stati Uniti rimangono un paese molto religioso, in cui la spiritualità è sempre molto forte. La maggioranza della popolazione crede in Dio e in Gesù Cristo, legge la Bibbia, pur essendoci, anche da noi, una buona percentuale di atei, laicisti e intellettuali che rifiutano la fede. La divisione tra cattolici e protestanti è però altrettanto marcata. In altre parti del mondo questa divisione è meno accentuata: in Turchia, ad esempio, i cristiani sono una piccolissima minoranza e questo favorisce una maggiore solidarietà tra le diverse chiese. Negli Usa i cristiani sono numerosissimi ma assai evidenti sono le dispute e le divisioni al loro interno. In Europa la lacerazione più palese è quella tra laicisti e intellettuali ‘postmoderni’ da un lato e Chiesa Cattolica dall’altro. Anche tra i cattolici stessi sussistono grosse differenze tra i cattolici ‘liberal’ e i cattolici obbedienti al Papa. L’Italia va comunque rievangelizzata: un tempo è stata un paese indubbiamente cattolico ma, anche da voi, la miscredenza e il secolarismo hanno preso piede. C’è chi dice di essere cristiano senza comportarsi come tale. C’è gente che va ad ascoltare il Papa e ad applaudirlo ma, verosimilmente, dissente dall’insegnamento del Santo Padre, approvando l’aborto e la contraccezione, vivendo per il denaro e per i piaceri del mondo. Ovviamente questo è un discorso che vale anche per l’America…
Ci troviamo a Roma, capitale della cristianità, una città carica di simboli, il cui suolo è stato santificato dal sangue dei martiri. Cosa rappresenta per lei, americano e cattolico, questa terra?
Ray: Venni per la prima volta a Roma da protestante, interessandomi solo della storia e dell’arte. La Chiesa Cattolica mi era indifferente, non mi interessavano i suoi simboli religiosi, per me erano pura idolatria. Tutt’altra cosa fu il mio primo pellegrinaggio da cattolico: ogni opera d’arte mi sembrava estremamente ricca, bella ed elegante. Pensare a Roma, per me, è pensare a tutta l’opera degli apostoli, una linea ininterrotta di tradizioni indissolubilmente legata a ciò che credo. Quando vengo a Roma penso a San Pietro e San Paolo, qui martirizzati e sepolti, penso al sangue dei martiri che zampilla ovunque e ha dato vita a nuove generazioni di cristiani. In questa tradizione vedo anche le mie radici. Le chiese, le statue, gli affreschi, le opere d’arte di questa città sono un segno di quanto bella sia la Chiesa Cattolica. La Chiesa è una casa per filosofi, artisti, musicisti ma è in fondo la casa di tutti n
oi. Ogni volta che vengo qui a Roma ho la sensazione di immergermi in un bagno caldo, di ‘affondare’ nella mia storia personale.