Elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo

Indubbie responsabilità della classe politica e del mondo dell’informazione

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di Giorgio Salina*

STRASBURGO, venerdì, 24 aprile 2009 (ZENIT.org).- L’Eurobarometro, potremmo definirlo l’Ufficio centrale di statistica europeo, ritiene che non più del 20% dei cittadini europei aventi diritto al voto sappia che ci saranno tra 50 giorni le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Un’unica tornata elettorale contemporanea in tutti i 27 Stati membri dell’Unione, per un totale di oltre 345 milioni di potenziali elettori.

In alcuni Paesi poco meno del 20%, in altri molto meno. In Italia ad esempio, oltre la metà di coloro che sono al corrente, dichiarano di essere informati a seguito della polemica in atto tra le forze politiche per l’abbinamento o meno con un referendum che deve essere celebrato nello stesso periodo, ma nulla di più. Eurobarometro stima una partecipazione al voto sull’intero teritorio europeo, pari a circa il 36% degli aventi diritto.

Se però il sondaggio attuale entra nel merito dei temi più importanti in gioco e delle competenze dell’Unione europea (UE), la percentuale degli “informati” crolla ad una sola cifra, ben inferiore al 5%! Eppure c’è in gioco molto. I nostri Parlamenti, ratificando il Trattato di Lisbona, hanno consegnato all’UE pezzi importanti della nostra sovranità, senza che noi fossimo stati, non dico interpellati, ma neppure coinvolti. Questa è una responsabilità bipartisan delle nostre forze politiche, che non può essere risolta con qualche slogan retorico sull’Europa.

Un salmo del mattutino di oggi recita: «chiamati a guardare in alto, nessuno sa sollevare lo sguardo». La diagnosi, anche in riferimento alle elezioni è vera, ma le responsabilità sono soprattutto di un’intera classe politica e degli organi di informazione.

Mi permetto di avanzare solo una domanda ed una considerazione di quelle relative ai nodi sul tappeto: perché alcuni Paesi, ratificando il Trattato di Lisbona hanno rifiutato di accettare la Carta dei diritti fondamentali come vincolante? Quali le conseguenze per chi invece l’ha accettata? Come limitare lo strapotere discrezionale della Burocrazia europea?

Dev’essere noto a tutti che la politica delle Direzioni generali, e di taluni Servizi assai delicati, è caratterizzata dalle “posizioni culturali” dei Funzionari preposti, senza un reale controllo e direzione della componente politica. Ripeto sono questioni che non si risolvono con qualche slogan retorico sull’Europa; non basta poi stigmatizzare con sarcasmo la definizione della curvatura delle banane!

Il Segretario generale del Parlamento europeo ha coniato un slogan accattivante: Non dovrà decidere Bruxelles, ma dovremo decidere a Bruxelles. Che cosa decideranno con noi altri 26 Stati? E come: a maggioranza, all’unamintà?

Sia chiaro che siamo a favore dell’Europa, contro l’euro-scetticismo di non pochi settori, ma vogliamo essere a favore dell’Europa consapevolmente e dando un chiaro mandato a chi ci rappresenetrà; altrimenti perchè votiamo?

Il sito del Parlamento europeo afferma: 2004-2009: un quinquennio da passare in rassegna prima di votare! E riporta alcuni titoli come ad esempio: Ambiente e sviluppo sostenibile, mercati finanziari, occupazione ed affari sociali, diritti umani. Chiunque intuisce che ciascuno di questi titoli riguarda questioni che influiranno sul mostro modo di vivere. Occorre che in questi ultimi 50 giorni, siamo aiutati a capire ed a porre condizioni a coloro che ci chiederanno il voto. Questa è la consistenza iniziale ma essenziale della democrazia, altrimenti é un rito, che meriterà una scarsissima affluenza.

Sempre sul sito del Parlamento europeo, si legge un servizio dal titolo: Cosa occorre per essere eletti? E si leggono anche le risposte, eccole: avere “un approccio positivo”, e soprattutto l’ingrediente segreto: darsi da fare. Non è compito del sito internet del Parlamento europeo affrontare questi temi, quindi … può andar bene così. Ma dobbiamo affrontare più seriamente le questioni che ci riguardano e che ci condizioneranno. Per quel poco che è nelle nostre possibilità, è ciò che cercheremo di fare nelle prossime settimane.

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* Giorgio Salina è Presidente dell’Associazione Fondazione Europa

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ZENIT Staff

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