Benedetto XVI: l'avidità, radice dell'attuale crisi economica

Nel riflettere sull’insegnamento di Ambrogio Autperto, monaco dell’VIII sec.

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 22 aprile 2009 (ZENIT.org).- Alla radice della crisi economica mondiale vi è la cupidigia. E’ quanto ha detto Bendetto XVI questo mercoledì, all’Udienza generale, riflettendo su un antico e quasi sconosciuto maestro di spiritualità, Ambrogio Autperto, vissuto nell’VIII sec. alla corte di Carlo Magno e poi divenuto abate.

Nel tradizionale appuntamento settimanale, il Papa ha sottolineato che la lotta dei cristiani contro le forze del male parte dal di dentro ed è sostanzialmente una lotta contro la cupidigia, “radice di tutti i vizi” e che in particolare nella crisi attuale sono evidenti i segni di “un’avidità di guadagno” di pochi ricchi e potenti a danno di molti.

Dall’inizio il Santo Padre ha tracciato uan breve biografia e il contesto in cui ha vissuto Ambrogio Autperto . famoso per il suo commento in dieci libri all’Apocalisse – il quale, entrato a corte come precettore di Carlo Magno in periodo che vedeva confrontarsi aspramente carolingi e longobardi, scelse di ritirarsi in preghiera nell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno.

Qui, “egli denuncia […] la contraddizione tra la splendida apparenza esterna dei monasteri e la tiepidezza dei monaci: sicuramente con questa critica aveva di mira anche la sua stessa abbazia”.

Ciò che Autperto, una volta divenuto abate, volle insegnare ai monaci è che, se si è cristiani di fatto e non di nome, c’è da affrontare un “combattimento spirituale quotidiano”.

A questo propostio scrisse un piccolo trattato ascetico Conflictus vitiorum et virtutum (“Conflitto tra i vizi e le virtù”), che ebbe grande successo nel Medioevo.

All’animo umano tentato dall’avidità, questo monaco morto, forse ucciso, nel 784 e caduto nel’oblio per secoli, opponeva “il disprezzo del mondo”.

“Questo disprezzo del mondo non è un disprezzo del creato, della bellezza e della bontà della creazione e del Creatore, ma un disprezzo della falsa visione del mondo presentataci e insinuataci proprio dalla cupidigia”, ha precisato Benedetto XVI.

“Autperto – ha affermato il Papa – osserva poi che l’avidità di guadagno dei ricchi e dei potenti nella società del suo tempo esiste anche nell’interno delle anime dei monaci e (…) denuncia fin dall’inizio la cupidigia come la radice di tutti i mali”.

Un “rilievo, questo – ha commentato –, che alla luce della presente crisi economica mondiale, rivela tutta la sua attualità”.

“Egli vede chiaramente che i modi di vivere sono molto diversi – ha proseguito Benedetto XVI –. Ma anche per l’uomo in questo mondo, anche per il ricco vale il dovere di combattere contro la cupidigia, contro la voglia di possedere, di apparire, contro il concetto falso di libertà come facoltà di disporre di tutto secondo il proprio arbitrio”.

Perché, ha aggiunto, “anche il ricco deve trovare l’autentica strada della verità, dell’amore e così della retta vita”.

“Quindi Autperto – ha poi concluso il Papa –, da prudente pastore d’anime, sa poi dire, alla fine della sua predica penitenziale, una parola di conforto: ‘Ho parlato non contro gli avidi, ma contro l’avidità, non contro la natura, ma contro il vizio’”.

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ZENIT Staff

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