Eros, philia e agape (parte II)

COLLEVALENZA, martedì, 21 aprile 2009 (ZENIT.org).- Per la rubrica sull’Amore misericordioso pubblichiamo la seconda parte dell’intervento pronunciato da padre Domenico Cancian, fam, al Convegno svoltosi a Collevalenza, dal 27 al 29 ottobre 2006, sulla prima Enciclica di Benedetto XVI, “Deus Caritas Est”.

La prima parte è stata pubblicata il 7 aprile.

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3. La storia d’amore di Dio nei confronti d’Israele

3.1. “Una fiamma d’amore del Signore” (Ct 8,6)

Il Cantico dei Cantici è un libretto ispirato, tutto dedicato alla celebrazione dell’amore (“il canto più bello”, la più bella canzone d’amore ispirata da Dio, Parola di Dio). Può avere tre interpretazioni: l’amore di una coppia, l’amore tra Dio e il suo popolo (come nei profeti), l’amore tra Dio e una singola persona. L’amore è allo stesso tempo umano e divino, coinvolge la persona tutta in un crescendo ideale di reciproca donazione mai compiuta 13.

Si raccolgono in modo armonico e si fondono bene: natura, corpo e sesso; sentimenti ed emozioni; desideri, sogni e realtà; volontà, impegno, fedeltà; una amore che è “fiamma di Yahvé” (Ct 8,6).

È la celebrazione della fedeltà monogamica (non molto presente neanche nell’A.T.) come amore appassionato, oltre l’erotismo e l’idealismo romantico. Per questo ha ispirato e continua a ispirare: coppie (cristiane e non), persone celibi e consacrate, mistici, uomini e donne che vogliono imparare ad amare.

La storia un po’travagliata del riconoscimento della canonicità e dell’ispirazione del Cantico (qualcuno ha pensato che fosse stato inserito in un momento di distrazione o di seduzione) rispecchia il carattere paradossale del libro che può apparire allo stesso tempo come il più profano (parla di Dio solo una volta: cf Ct 8, 6) e come “il più santo dei libri santi”.

Il verbo “amare” dilaga nel libro. La donna arriva a dire: mio diletto, amore dell’anima mia (cf Ct 1, 7; 3, 1-4). L’uomo la chiama: amica, compagna mia (cf Ct 1,9.15), sposa, fidanzata cf Ct 4, 8-12), sorella mia (cf Ct 4, 8-12). Il linguaggio del corpo è estremamente variegato e delicato. Perfino il cosmo è coinvolto. È cantato tutto il mistero dell’amore.

La dinamica di questo amore si sviluppa in un cammino a tre tappe: innamoramento, crisi, compimento.

La donna alla fine chiede: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio” (Ct 8,6). Vuol dire: considerami come sigillo (= particolarissima proprietà) dal quale tu non ti separi più, porti sempre con te (cf Ge 22, 24) e che ti servi per autenticare i desideri, i pensieri del cuore, le tue azioni. Portami come porti le parole dello Shema che devono essere fisse nel cuore, legate alla mano come un segno e come un pendaglio davanti agli occhi, scritte sugli stipiti delle case (cf Dt 6,6-9). Come la Nuova Alleanza scritta nel cuore (Ger 31,33).

Questo “perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione” (Ct 8,6). Si instaura una lotta tra l’amore e la morte. Alla fine vince il primo, perché “le grandi acque non possono spegnere l’amore” (Ct 8, 7). L’amore infatti viene prima, viene da Yahvé, come fiamma sua (Ct 8, 6), è la “fiamma più ardente che ci sia14. L’amore è la fiamma del Signore, una scintilla di Yahvé.

Lei intuisce il perché della forza dell’amore sponsale e apre la strada alla grande rivelazione che sarà esplicitata nel Nuovo Testamento: l’amore è invincibile perché è fuoco che viene da Dio (cf 1 Gv 4,17) e viene da Dio perché Dio è amore (1 Gv 4,8.16).

Dinanzi a tutte le devianze e le aberrazioni del rapporto d’amore uomo-donna, il Cantico “tiene alto il senso e la speranza indefettibile dell’Amore vero, che è sempre casto; della bellezza incancellabilmente scritta in ogni corpo di uomo e di donna; della tenerezza e delle carezze amorose e rigeneratrici; dei baci puri e della passione ardente e accogliente dell’intero essere di uno/a per l’essere intero dell’altra/o” 15.

3.2. “Ti farò mia sposa per sempre” (Os 2,21).

Tra tutti i popoli, Dio sceglie Israele, rivelando in questa elezione un amore assolutamente gratuito e immotivato umanamente. “Il Signore si è legato a voi (hsq = unirsi) e ci ha scelti non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli -, ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri” (Dt 7,7-8). Possiamo vedere qui, dopo la creazione, la seconda prova che Dio è amore. Yahvé ama il suo popolo in modo smisurato, straordinario, inspiegabile… pazzo.

Dio ama così Israele per rivelare che questo stesso amore lo ha per tutti, per salvare tutti. I profeti Isaia, Ezechiele, Osea “hanno descritto questa passione di Dio per il suo popolo con ardite immagini erotiche” rivelando che questo amore divino “può essere qualificato senz’altro come eros, che tuttavia è anche e totalmente agape” 16. Vengono impiegate tutte le note dell’amore: eros, amicizia, innamoramento passionale, fidanzamento, matrimonio, adulterio, prostituzione, gelosia, vendetta, fedeltà, perdono, amore maturo.

Yahvé ha per Israele un amore paterno e materno. “Come un’aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, Dio spiegò le ali, lo prese (il popolo d’Israele) e lo sollevò sulle sue ali” (Dt 32,11; Es 19,4; Sal 91,4; Is 31,5; Mt 23,37). Come “un bimbo svezzato in braccio a sua madre” (Sal 131,2), dopo essere stato portato nel seno materno (cf Is 46,3), così Israele. Il Signore si commuove per Israele, come una madre si commuove per il figlio delle sue viscere (cf Is 49,15).Continua Isaia: “I suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati. Come una madre consola un figlio così io vi consolerò” (Is 66,12-13).

“Io sono un padre per Israele… Efraim è un figlio caro.. le mie viscere si commuovono per lui, provo per lui profonda tenerezza/compassione (rachem ‘ arachamenn)” (Ger 31,9.20. Is 63,15-16; 64,7).

Uno dei temi dominanti nella predicazione dei profeti è l’alleanza sponsale di Dio con Israele: Yahvé è lo sposo fedele, Israele è la sposa, spesso adultera e traditrice. Il rapporto sponsale umano diventa segno dell’alleanza divina. Il rapporto sposo – sposa è figura del rapporto Dio – uomo. In questo senso “il femminile diventa simbolo di tutto l’umano (MD, n. 25), carico di “profetismo particolare” (MD, n. 29), in quanto svela all’uomo la sua incredibile identità: l’uomo è la sposa di Dio, simile a lui perché suo partner, chiamato all’amore sponsale.

Il rapporto sponsale di Dio con l’uomo, sua sposa, dice l’«eccessivo amore» (Ef 2,4), un “grande mistero” (Ef 5,42) che si è perfettamente realizzato in Gesù: in Lui, Dio si è sposato indissolubilmente con la nostra umanità, sua sposa per sempre, essendo risorta gloriosa alla destra del Padre.

Il Profeta Osea è il primo a sviluppare l’immagine del matrimonio per espriemere il rapporto di Dio con il suo popolo. La sua esperienza di marito tradito e pur sempre innamorato, cioè fedele da parte sua, è il luogo dove il profeta scopre l’amore sconfinato di Dio e il peccato assurdo dell’uomo. Yahvé ama sempre Israele, benché sposa infedele; dopo averla purificata, la risposerà rendendo indefettibile il suo amore. Questo messaggio profetico è sviluppato seguendo l’azione simbolica di un amore tradito e rinnovato: tutte le emozioni e le reazioni sono registrate come rivelazione del rapporto Yahvé-popolo suo. Ci vuole tutto il coraggio profetico per applicare a Dio le caratteristiche di una simile vicenda umana. Naturalmente nell’intendere il messaggio c’è da fare lo scarto di una descrizione antropomorfica (Dio non è un uomo), ma è sicuramente vero che il nostro Dio ci ama totalmente, appassionatamente, fedelmente.

Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore” (Os 2 ,21-22). Il verbo “ti farò mia sposa” è “usato nella Bibbia unicamente per una figlia vergine. Dio abolisce così totalmente il passato adul
tero d’Israele, che diventa una creatura nuova… Il fidanzato le offre come dote la giustizia, il diritto, la benevolenza, la fedeltà ossia le disposizioni interiori richieste affinché il popolo sia d’ora innanzi fedele all’alleanza” 17.

Yahvé, lo Sposo ingannato e tradito, risponde donando una nuova verginità alla prostituta Israele e celebra con lei il matrimonio definitivo, la nuova alleanza.

“Con simili accenti Osea ha descritto con inaudita audacia l’appassionata gelosia dell’amore divino. Per Osea, la divinità di Yahvé si manifesta non nella potenza distruggitrice, bensì nella tenerezza della sua amorosa misericordia, che anticipa sempre l’amore che l’uomo gli può restituire e soffre per l’infedeltà del suo popolo, ma senza abbandonarlo in preda al caos” 18.

Ezechiele 16 (cf anche 23), sviluppa una lunga allegoria che riproduce tutta la storia d’Israele intesa come sposa infedele di Yahvé e prostituita agli dei stranieri, dopo che lo sposo l’aveva curata, educata, resa bella (cf 6,8-14). La storia si conclude con la nuova ed eterna alleanza (cf 16,60) 19.

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13 Per una lettura documentata e alla portata di tutti è raccomandabile il libro di V. MANNUCCI, Il Cantico dei Cantici, Elle Di Ci, 1983 ed anche G. RAVASI, Il cantico dei Cantici, Edb Bologna 1992.

14 L’espressione infatti può essere resa con un superlativo: cf Sal. 3,7.

15 F. ROSSI DE GASPERIS, Prendi il libro e mangia, edb Bologna n.18, p. 58. Si leggano anche le bellissime pagine 60-65 sull’interpretazione simbolica.

16 DCE, n. 9. Al n. seguente il Papa ribadisce l’idea: “L’eros di Dio per l’uomo –come abbiamo detto – è insieme totalmente agape” (n. 10).

17 Cf GIOVNNI PAOLO II, Dives in Misericordia, nota 52.

18 AA.VV., Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento, Ed Bologna 1976, p. 94.

19 Altri testi profetici: Is 1,21; 50,1; 54; 56,6ss; 62,4-5; Ger 2,2-25; 3,1-12; 30,14; 31,3. ecc.
Si legga in proposito il commento rabbinico in riferimento a Es 15,17 riportato in AA. VV., Dio è amore, p. 31ss.

[La terza parte verrà pubblicata il 28 aprile prossimo]

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ZENIT Staff

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