CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 21 aprile 2009 (ZENIT.org).- Chi soffre di più nel conflitto che vede fronteggiarsi nello Sri Lanka le forze governative e i ribelli tamil sono i bambini, denuncia la Caritas, che sta lanciando un appello in difesa degli innocenti intrappolati nel conflitto a Vanni, nella zona nord-orientale del Paese.
I civili non possono abbandonare la zona controllata dalle “tigri tamil” (LTTE), e le cosiddette “zone di sicurezza” sono state oggetto di ripetuti attacchi. Il direttore di Caritas Sri Lanka, p. Damian Fernando, afferma che la sofferenza umana a Vanni è ormai insostenibile.
“La gente affronta sofferenze terribili perché è quotidianamente sotto attacco – ha rivelato, come ricorda la Caritas in un comunicato inviato a ZENIT –. Molti bambini sono intrappolati nella zona di guerra. I bombardamenti e gli sfollamenti continui fanno strage della popolazione, che è costantemente in fuga. L’accesso agli aiuti medici per i feriti è carente. Da settimane la gente ha poco cibo e acqua”.
In questo drammatico contesto, Caritas Internationalis ha lanciato un appello per raccogliere 1,811,728.95 euro per fornire assistenza d’emergenza alle vittime del conflitto, a chi ha perso la casa, a quanti ritornano e alle famiglie colpite dagli scontri, soprattutto donne e bambini.
La Caritas aiuterà 100.000 persone con cibo, acqua pulita, medicinali di base e assistenza psicologica, ma sostiene che gli aiuti non basteranno se non avranno fine gli scontri o ci sarà almeno un cessate il fuoco per permettere l’evacuazione dei civili.
“Entrambe le parti devono assicurare la fine della sofferenza della gente”, ha dichiarato fr. Damian Fernando. “La Caritas sta chiedendo al Governo e ai ribelli di garantire la protezione dei civili. E’ essenziale che cessino i bombardamenti nelle zone di sicurezza e che ai civili sia permesso di abbandonare i luoghi in cui si combatte”.
A suo avviso, “solo il dialogo pacifico troverà una soluzione a questo conflitto”.
Il sacerdote chiede infine alla comunità internazionale di “svegliarsi di fronte alla sofferenza che stiamo testimoniando nello Sri Lanka. Chiediamo alle Nazioni Unite di mettere lo Sri Lanka al vertice della loro agenda e di usare ogni mezzo per spingere le parti in lotta a perseguire la fine degli scontri tramite il negoziato”.