Qual è l’importanza della Risurrezione di Cristo?

ROMA, lunedì, 20 aprile 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo una scheda catechetica scritta da mons. Raffaello Martinelli, Primicerio della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo in Roma.

Le schede catechetiche di mons. Martinelli si possono trovare in forma già stampata all’interno della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo in Via del Corso a Roma.

 

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La Risurrezione di Cristo è l’evento straordinario, originale, irripetibile, unico nella storia umana. È il dato centrale del cristianesimo, il centro della predicazione e della testimonianza cristiana, dall’inizio e sino alla fine dei tempi. La Pasqua è la festa principale, più importante di tutto l’anno, “il fondamento e il nucleo di tutto l’anno liturgico” (Concilio Vaticano ii, Sacrosanctum Concilium, 106). Cerchiamo di illustrare sinteticamente questa straordinaria importanza della Risurrezione di Cristo, partendo anzitutto dalla sua storicità. 

A) STORICITA’ DELLA RISURREZIONE DI CRISTO

In che senso la Risurrezione di Cristo è un avvenimento storico?

▪ Non lo è nel senso che qualcuno abbia potuto assistere direttamente, fotografare l’avvenimento nel suo realizzarsi; «O notte beata – canta l’«Exultet» di Pasqua –, tu solo hai meritato di conoscere il tempo e l’ora in cui Cristo è risorto dagli inferi». “Nessuno è stato testimone oculare dell’avvenimento stesso della Risurrezione e nessun Evangelista lo descrive. Nessuno ha potuto dire come essa sia avvenuta fisicamente. Ancor meno fu percettibile ai sensi la sua essenza più intima, il passaggio ad un’altra vita” (CCC, 647).

▪ Tuttavia, la Risurrezione di Cristo è un avvenimento storico nel senso che è realmente avvenuta nella storia, e ha avuto segni e testimonianze storicamente attestate.

▪ Nello stesso tempo è anche un avvenimento misterioso, che trascende e supera la stessa storia, in quanto è un mistero di Fede, e, come tale, richiede la Fede, dono di Dio, grazie alla quale si può esclamare con San Tommaso di fronte al Cristo risorto: “Mio Signore e mio Dio” (Gv 20,28).

Quali sono i segni, le prove che attestano la Risurrezione di Cristo?

■ Sono due  in particolare:

▪ Il sepolcro vuoto

▪ Le apparizioni di Cristo risorto.

■ Grazie a tali prove,  la  verità storica della Risurrezione di Cristo “è ampiamente documentata, anche se oggi, come in passato, non manca chi in modi diversi la pone in dubbio o addirittura la nega” (Benedetto xvi, Catechesi del mercoledì, 26 marzo 2008).

Quale valore ha il sepolcro vuoto?

“Nel quadro degli avvenimenti di Pasqua, il primo elemento che si incontra è il sepolcro vuoto. Non è in sé una prova diretta. L’assenza del corpo di Cristo nella tomba potrebbe spiegarsi altrimenti.  Malgrado ciò, il sepolcro vuoto ha costituito per tutti un segno essenziale. La sua scoperta da parte dei discepoli è stato il primo passo verso il riconoscimento dell’evento della Risurrezione. Dapprima è il caso delle pie donne,  poi di Pietro. Il discepolo «che Gesù amava» (Gv 20,2) afferma che, entrando nella tomba vuota e scorgendo «le bende per terra» (Gv 20,6), vide e credette. Ciò suppone che egli abbia constatato, dallo stato in cui si trovava il sepolcro vuoto, che l’assenza del corpo di Gesù non poteva essere opera umana e che Gesù non era semplicemente ritornato ad una vita terrena come era avvenuto per Lazzaro” (CCC, 640).

Quali caratteristiche hanno le apparizioni di Cristo Risorto?

■ Tali apparizioni:

▪ Sono documentate in maniera rigorosa nel Nuovo Testamento (Vangeli, Atti e Lettere degli Aposto-li sono concordi nel descriverle);

▪ Sono numerose: alle due Marie (Mt 28, 1-8); a Maria Maddalena (Gv 20, 11-18); ai discepli nel Cenacolo (Gv 20, 19-23); ai viandanti di Emmaus (Lc 24, 13-35; Mc 16,12-13); a Tommaso (Gv 20, 24-29); ai discepoli sulle acque del lago (Gv 21,1-14); ad altri (Gv 20,30-31); a Paolo e ai 500 fratelli (1 Cor 15, 3-9; 20-21);

▪ manifestano un dato fondamentale: l’iniziativa non è dei discepoli, ma è di Lui, il Cristo, il Vivente, come anche attesta il Libro degli Atti: “Egli si mostrò ad essi vivo” (1, 3). Dunque non un qualcosa che parte dai discepoli, ma da Cristo stesso;

▪ permettono di constatare che il corpo risuscitato di Gesù è il medesimo che è stato martoriato e crocifisso, poiché porta ancora i segni della passione (cfr. Gv 20,20.27);

▪ attestano la nuova dimensione del Risorto, il suo modo di essere “secondo lo Spirito”, che è nuovo e diverso rispetto al modo di esistere anteriore, “secondo la carne”;

▪ consentono a Gesù risorto di affidare agli Apostoli e ai discepoli la missione di annunciare ad altri la sua Risurrezione e il suo Vangelo: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19); “E disse loro: «Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo a ogni creatura»” (Mc 16,15).

■ Gesù risorto appare prima di tutto a delle donne, le quali pertanto furono le prime  ad incontrare Gesù risorto e a darne l’annuncio agli Apostoli:

▪ donne incredule, che ricevono per questo, il mattino di Pasqua, anche il rimprovero dell’angelo: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Lc 24, 5);

▪ donne non attendibili: in quel tempo, nel contesto ebreo, la testimonianza delle donne non aveva alcun valore ufficiale, giuridico.

Ora il fatto che Gesù si sia manifestato anzitutto a delle donne è un ulteriore prova per credere alla verità storica della sua Risurrezione e alla veridicità di quanto scritto dagli Evangelisti. Infatti, se ciò non fosse realmente avvenuto, perché affidare l’importante testimonianza della Risurrezione di Cristo anzitutto a delle donne, la cui parola non aveva alcun valore giuridico?

Quale valore ha la testimonianza degli Apostoli?

■ Il valore della testimonianza degli Apostoli appare dalle caratteristiche che tale testimonianza presenta:

▪ Il nucleo centrale della testimonianza di persone diverse, in situazioni e luoghi diversi, è concorde in tutte le apparizioni e attesta che il Signore è risorto e si è manifestato vivo;

▪ è una testimonianza molto antica. La più antica testimonianza della Risurrezione è quella  data da San Paolo Apostolo: “Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto” (1 Cor 15, 3-8). La data in cui furono scritte queste parole è il 56, o il 57 d.C. Ma san Paolo afferma di aver ricevuto da altri, dopo la sua conversione, il nucleo centrale di tale testimonianza (cfr. Atti 9, 3-18). E pertanto si può far risalire tale testo a circa il 35 d.C., cioè a cinque, sei anni dopo la morte di Cristo. Questa testimonianza dunque è di grande valore storico, per la sua antichità;

▪ gli Apostoli appaiono come testimoni e non inventori di tale testimonianza. Infatti la Risurrezione appariva ad essi come cosa impossibile, al di fuori dell’immaginabile. Lo stesso Gesù deve vincere la loro resistenza, la loro incredulità: «O tardi di cuore a credere!» (Lc 24, 25); «Perché siete sconvolti? Guardate le mie mani e i miei piedi, ché sono proprio io. Toccatemi e guardate, poiché uno spirito non ha carne e ossa, come vedete che ho io!» (Lc 24, 38).

■ Dalla loro testimonianza, appare che la Risurrezione di Cristo è un evento che:

▪ supera  loro
stessi, che pure ne sono i testimoni. A questo riguardo, non  dimentichiamo che quando Gesù fu catturato e crocifisso, i discepoli fuggirono e pensarono concluso il caso di Gesù, non nutrendo alcuna attesa di una Risurrezione. Al posto dell’entusiasmo, dopo la morte di Cristo, c’era negli Apostoli solo sconforto e delusione. E pertanto la Risurrezione era al di fuori e al di sopra dei loro pensieri e delle loro attese;

▪ precede dunque, anzi rovescia il modo di pensare e di volere degli Apostoli, i quali perciò non avrebbero potuto inventarsi un simile fatto;

▪ cambia la loro vita: li rende tanto coraggiosi da affrontare perfino il martirio. È questo un ulteriore motivo a favore della storicità della Risurrezione di Cristo, in quanto nessuno muore per una menzogna.

B) IMPORTANZA DELLA RISURREZIONE DI CRISTO

Che importanza ha avuto per Cristo la sua Risurrezione?

La Risurrezione di Cristo

■ non è:

▪ un avvenimento che investe Cristo da un punto di vista puramente spirituale, mentale o psicologico;

▪ un ritorno alla nostra vita terrena, e neppure la semplice rianimazione di un cadavere, “come lo fu per le risurrezioni che egli aveva compiute prima della Pasqua: quelle della figlia di Giairo, del giovane di Naim, di Lazzaro. Questi fatti erano avvenimenti miracolosi, ma le persone miracolate ritrovavano, per il potere di Gesù, una vita terrena «ordinaria». Ad un certo momento esse sarebbero morte di nuovo. La Risurrezione di Cristo è essenzialmente diversa. Nel suo corpo risuscitato egli passa dallo stato di morte ad un’altra vita al di là del tempo e dello spazio. Il corpo di Gesù è, nella Risurrezione, colmato della potenza dello Spirito Santo; partecipa alla vita divina nello stato della sua gloria, sì che san Paolo può dire di Cristo che egli è l’uomo celeste” (CCC, 646);

■ ma è:

▪ il culmine della sua Incarnazione;

▪ la trasformazione del corpo di Cristo, che viene glorificato ed entra in un ordine radicalmente diverso. La sua corporeità è diversa da quella di prima. È libero dalle leggi fisiche; non è più condizionato dallo spazio e dal tempo. Per questo entra ed esce a porte chiuse; compare e scompare dove, come e quando vuole. “ Il suo corpo risuscitato è quello che è stato crocifisso e porta i segni della sua Passione, ma è ormai partecipe della vita divina con le proprietà di un corpo glorioso. Per questa ragione Gesù risorto è sovranamente libero di apparire ai suoi discepoli come e dove vuole e sotto aspetti diversi” (Compendio, 129);

▪ l’opera di tutte e tre le Persone Trinitarie: “Il Padre manifesta la sua potenza; il Figlio riprende la vita che ha liberamente offerto, riunendo la sua anima e il suo corpo, che lo Spirito vivifica e glorifica” (Compendio, 130);

▪ il «sì» di Dio a Gesù che gli uomini hanno condannato e ucciso: è il sigillo che Dio appone alle parole e alle opere di Gesù. È il vertice, la pienezza, la sintesi di tutto il disegno che il Padre ha sul Figlio. Il libro degli Atti attesta:“Dio ha dato a tutti gli uomini una prova sicura su Gesù risuscitandolo da morte” (17, 31);

▪ la prova definitiva e decisiva della sua divinità. Egli aveva detto: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono» (Gv 8,28). La Morte di Cristo è il compimento della consumazione della vittima, la testimonianza su-prema della sua carità, mentre la sua Risurrezione è la prova della sua verità quale Figlio di Dio e Dio egli stesso;

▪ la conferma di tutto quello che:

1. l’Antico Testamento aveva preannunciato  (cfr. Lc 24,26-27.44-48)

2. Gesù stesso ha detto, promesso (cfr. Mt 28,6; Mc 16,7; Lc 24,6-7) e fatto;

▪ la vittoria sul peccato e sulla morte;

▪ la glorificazione, l’esaltazione, l’innalzamento di Gesù alla destra del Padre. In tal modo “Egli è il Signore che regna ormai con la sua umanità nella gloria eterna di Figlio di Dio e intercede incessantemente in nostro favore presso il Padre. Ci manda il suo Spirito e ci dà la speranza di raggiungerlo un giorno, avendoci preparato un posto” (Compendio, 132).

 
Quale importanza ha la Risurrezione di Cristo per noi?

■ La Risurrezione di Cristo non riguarda soltanto la persona e l’opera di Gesù. Essa è un fatto di portata universale, che investe l’intera storia umana e il destino di ogni uomo, raggiunge e ed è in grado di cambiare intimamente l’esistenza umana.

■ La Risurrezione di Cristo infatti:

▪ è il fondamento, il centro, il culmine della Fede cristiana: “Se Cristo non è risuscitato – afferma san Paolo – allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la nostra Fede” (1 Cor 15,14); Non è infatti una novità credere che Gesù è morto: questo lo credono anche i pagani, tutti lo credono. Ma la cosa veramente nuova, originale, strepitosa è credere che Egli è risorto;

▪ è la vittoria sul peccato e sulla morte, perché Gesù morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato agli uomini la vita. “Egli ci ha fatto passare dalla schiavitù alla libertà, dalla tristezza alla gioia, dal lutto alla festa, dalle tenebre alla luce, dalla schiavitù alla redenzione. Perciò diciamo davanti a Lui: Alleluja!” (Melitone di Sardi – santo del II secolo – Omelia Pasquale);

▪ “essa compie l’adozione filiale poiché gli uomini diventano fratelli di Cristo, come Gesù stesso chiama i suoi discepoli dopo la sua Risurrezione: «Andate ad annunziare ai miei fratelli» (Mt 28,10). Fratelli non per natura, ma per dono della grazia, perché questa filiazione adottiva procura una reale partecipazione alla vita del Figlio unico, la quale si è pienamente rivelata nella sua Risurrezione” (CCC, 654);

▪ la vera fonte del servizio d’amore della Chiesa, che cerca di alleviare le sofferenze dei poveri e dei deboli, essendosi rivelato l’amore più forte della morte, più forte del male. “Per la Pasqua fiorisce l’albero della Fede, il fonte battesimale diventa fecondo, la notte splende di nuova luce, scende il dono del cielo e il sacramento dà il suo nutrimento celeste. Per la Pasqua la Chiesa accoglie nel suo seno tutti gli uomini e ne fa un unico popolo e un’unica  famiglia” (Antico Autore Sconosciuto, Dall’«Omelia sulla Pasqua», Disc. 35, 6-9);

▪ è avvenuta di domenica – “il primo giorno della settimana” (Mc 16,2) -, e questo è il motivo per cui il giorno di domenica è per i cristiani:

1. il giorno festivo della settimana (dies Domini)

2. e il giorno principale della celebrazione comunitaria dell’Eucarestia (precetto festivo). Nella S. Messa infatti si celebra il Memoriale della Pasqua del Signore;

▪ fa sì che la domenica di Pasqua sia la festa più importante di tutto l’anno: da essa scaturiscono tutte le altre festività;

▪ diventa la nostra risurrezione, in una triplice dimensione:

1. Battesimale: “Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti” (Col 2,12)

2. Morale: ogni giorno dobbiamo morire al peccato e risorgere a vita nuova: “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col 3,1-2);

3. Escatologica: “Colui che ha risuscitato Cristo dai
morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali, per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rm 8,11).

Quale relazione c’è tra la Risurrezione di Cristo e la risurrezione dei nostri corpi?

■ La Risurrezione di Cristo è causa efficiente (fonte) ed esemplare (modello) della nostra giustificazione e risurrezione, principio e sorgente della risurrezione futura dei nostri corpi che avverrà alla fine di questo mondo: “Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti […]; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo” (1 Cor 15,20-22). Il nostro corpo pertanto alla fine dei tempi:

▪ risorgerà trasformato: “Com-prendere come avverrà la risurrezione supera le possibilità della nostra immaginazione e del nostro intelletto” (Compendio, 205);

▪ riceverà la stessa retribuzione che l’anima ha avuto dal giudizio di Dio al momento della morte del corpo: “Quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna”(Gv 5,29).

■ La risurrezione dei nostri corpi sarà accompagnata dalla trasformazione di tutto il creato e dell’universo, il quale “liberato dalla schiavitù della corruzione, parteciperà alla gloria di Cristo con l’inaugurazione dei «nuovi cieli» e di una «terra nuova» (2 Pt 3,13). Sarà così raggiunta la pienezza del Regno di Dio, ossia la realizzazione definitiva del disegno salvifico di Dio di «ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra» (Ef 1,10). Dio allora sarà «tutto in tutti» (1 Cor 15,28), nella vita eterna” (Compendio, 216).

Il Primicerio
della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo in Roma
Monsignor Raffaello Martinelli

NB: per approfondire l’argomento, si leggano:

▪ Catechismo della Chiesa Cattolica,(CCC),nn. 638- 658; 900-1060

▪ Compendio, del CCC, nn. 126-131; 202-216

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ZENIT Staff

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