CASTEL GANDOLFO, domenica, 19 aprile 2008 (ZENIT.org).- Siate i “testimoni della bellezza di Dio”. E’ l’incoraggiamento rivolto da Benedetto XVI ai religiosi e alle religiose dei quattro Ordini francescani ricevuti sabato, a Castel Gandolfo, a 800 anni dalla fondazione della loro famiglia religiosa.
I circa 3.000 francescani di tutto il mondo si sono riuniti su invito dei loro Superiori generali dal 15 al 18 aprile per ricordare ad Assisi l’approvazione nel 1209 da parte di Papa Innocenzo III della “Regola di S. Francesco”.
I delegati, in rappresentanza dei 35.000 frati francescani delle quattro denominazioni presenti in 65 Paesi del mondo, hanno voluto così ricordare un altro incontro dalle caratteristiche simili, convocato da San Francesco cinque anni prima della sua morte, nel 1221.
Si trattò allora del primo Capitolo generale dei Francescani, detto in seguito “delle stuoie” perché in quell’occasione, per mancanza di posti letto, i frati furono costretti a “dormire sulle stuoie”.
“Sono passati ottocento anni, e quella dozzina di Frati è diventata una moltitudine, disseminata in ogni parte del mondo”, ha ricordato il Papa. Un fatto che dimostra come carsima e istituzione siano “sempre complementari per l’edificazione della Chiesa”.
“Francesco avrebbe potuto anche non venire dal Papa – ha ricordato Benedetto XVI –. Molti gruppi e movimenti religiosi si andavano formando in quell’epoca, e alcuni di essi si contrapponevano alla Chiesa come istituzione, o per lo meno non cercavano la sua approvazione”.
“Invece egli pensò subito a mettere il cammino suo e dei suoi compagni nelle mani del Vescovo di Roma, il Successore di Pietro. Questo fatto rivela il suo autentico spirito ecclesiale”, ha detto.
“Il piccolo ‘noi’ che aveva iniziato con i suoi primi frati lo concepì fin dall’inizio all’interno del grande ‘noi’ della Chiesa una e universale”, ha quindi sottolineato.
“Dal piccolo ruscello sgorgato ai piedi del Monte Subasio – ha riconosciuto il Pontefice –, si è formato un grande fiume, che ha dato un contributo notevole alla diffusione universale del Vangelo”, del “Vangelo come regola di vita”.
“‘La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo’: così scrive Francesco all’inizio della Regola bollata. Egli comprese se stesso interamente alla luce del Vangelo. Questo è il suo fascino. Questa la sua perenne attualità”.
Il Papa li ha quindi incoraggiati a custodire sempre “un animo contemplativo, semplice e lieto”.
“Come Francesco e Chiara d’Assisi – ha poi esortato –, anche voi impegnatevi a seguire sempre questa stessa logica: perdere la propria vita a causa di Gesù e del Vangelo, per salvarla e renderla feconda di frutti abbondanti”.
“Nei giorni scorsi – ha ricordato più tardi –, il terremoto che ha colpito l’Abruzzo ha danneggiato gravemente molte chiese, e voi di Assisi sapete bene che cosa questo significhi. Ma c’è un’altra ‘rovina’ che è ben più grave: quella delle persone e delle comunità!”.
“Come Francesco, cominciate sempre da voi stessi. Siamo noi per primi la casa che Dio vuole restaurare”, ha detto infine.
Nel suo indirizzo di saluto al Santo Padre, il Ministro Generale dei Frati minori, fra José Rodríguez Carballo, ha detto che nei giorni scorsi “come fratelli e da minori abbiamo riascoltato la chiamata a portare la pace e la riconciliazione agli uomini e alle donne del nostro tempo e a condividere con loro l’unica nostra ricchezza: il Bene, ogni Bene, il sommo Bene, il Signore Dio, vivo e vero”.
“Le chiediamo – ha poi aggiunto – di confermarci ancora una volta in questo santo proposito di vita, perché, come recita la nostra Regola, ‘sempre sudditi e soggetti ai piedi della medesima santa Chiesa, stabili nella fede cattolica, osserviamo la povertà e l’umiltà e il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, che abbiamo fermamente promesso’” (Rb 12, 4).