“Accorata partecipazione” del Papa al lutto per le vittime del terremoto

Benedetto XVI invia un messaggio all’Arcivescovo de L’Aquila

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 10 aprile 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI esprime la sua “accorata partecipazione al lutto di quanti piangono i loro cari travolti dalla sciagura” del terremoto che ha devastato la città de L’Aquila e numerosi centri limitrofi.

Lo afferma in un messaggio che ha inviato all’Arcivescovo del capoluogo abruzzese, monsignor Giuseppe Molinari, letto da monsignor Georg Gänswein, segretario particolare del Pontefice, all’inizio del rito di suffragio per le vittime del sisma, celebrato questo venerdì nella Scuola Ispettori della Guardia di Finanza di Coppito (AQ).

Il Papa ha permesso la celebrazione straordinaria del funerale pur essendo Venerdì Santo. Le bare di 205 delle 289 vittime accertate – alcune delle quali sono già state sepolte dopo cerimonie private nei luoghi d’origine – sono state allineate su quattro lunghe file, ognuna con un foglio bianco a indicare il nome del defunto. Sono purtroppo numerose le vittime tra i bambini, così come tra i giovani.

Nel suo messaggio a monsignor Molinari, il Papa si dice “spiritualmente presente” “in queste ore drammatiche in cui un’immane tragedia si è riversata su codesta terra”, “per condividere la vostra angoscia, implorare da Dio il riposo eterno per le vittime, la pronta ripresa per i feriti, per tutti il coraggio di continuare a sperare senza cedere allo sconforto”.

La celebrazione è stata presieduta dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano. A lui e a monsignor Gänswein il Pontefice ha affidato il compito di recare personalmente la sua “accorata partecipazione” al gravissimo lutto che ha colpito le popolazioni della zona.

“In momenti come questi, fonte di luce e di speranza resta la fede, che proprio in questi giorni ci parla della sofferenza del Figlio di Dio fattosi uomo per noi”, osserva il Papa nel testo.

“La sua passione, la sua morte e la sua risurrezione siano per tutti sorgente di conforto ed aprano il cuore di ciascuno alla contemplazione di quella vita in cui ‘non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate’ (Ap 21,4)”.

Benedetto XVI ha confessato di aver “seguito gli sviluppi del devastante fenomeno tellurico dalla prima scossa di terremoto, che si è avvertita anche in Vaticano”, notando “con favore il manifestarsi di una crescente onda di solidarietà, grazie alla quale si sono venuti organizzando i primi soccorsi, in vista di un’azione sempre più incisiva sia dello Stato che delle istituzioni ecclesiali, come anche dei privati”.

“La Santa Sede intende fare la sua parte, unitamente alle parrocchie, agli istituti religiosi e alle aggregazioni laicali – ha dichiarato –. Questo è il momento dell’impegno, in sintonia con gli organismi dello Stato, che già stanno lodevolmente operando”.

“Solo la solidarietà può consentire di superare prove così dolorose”, conclude il messaggio.

Nell’omelia del rito funebre, il Cardinal Bertone ha ricordato che il mistero della morte “ci riunisce, che ci fa inginocchiare davanti a Dio, ci fa adorare la sua volontà, ci immerge nel suo amore eterno, perché in Dio è la sorgente della vita, il senso, il valore della nostra vita”.

“Davanti a questo mistero, che ci spaventa, ci addolora, sentiamo però che non tutto è finito: anzi, siamo qui per pregare l’Autore della vita, sorretti dalla certezza, come afferma la Parola di Dio, che le anime dei giusti sono nelle mani di Dio buono e misericordioso”.

La morte, “enigma indecifrabile”, “è anche occasione preziosa per capire quale sia il valore e il senso vero della vita”, ha spiegato il porporato. “Ci fa toccare con mano che tutto in un attimo può cessare – sogni progetti, speranze. Tutto finisce; solo resta l’amore. Resta solo Dio che è Amore”.

Per questo motivo, “in quest’ora di dolore e di smarrimento profondo” ha sottolineato che “è la Parola di Dio a sostenere la nostra fede, a confortarci e ad assicurarci che nulla può vincere la forza dell’amore. Nulla può contro l’amore, questo grido del cuore che regge l’urto dello spazio e delle distruzioni, perché noi non siamo fatti per la morte, siamo fatti per la vita”.

In questo Venerdì Santo, il Cardinal Bertone ha ricordato che dopo il grido di Gesù sulla croce “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” “rimase il silenzio. Un silenzio lungo e faticoso, pieno di dubbi e d’angoscia. Il silenzio dell’uomo invaso dal dolore ma anche il silenzio di Dio”.

“Dio può sembrare assente, il dolore può apparire una forza bruta e senza senso, le tenebre degli occhi pieni di pianto sembrano spegnere anche i più timidi raggi di sole e di primavera”, ha ammesso. “Eppure è proprio mentre si fa provocatrice la domanda: ‘dov’è il tuo Dio?’ (Sal 42,4) che sentiamo emergere dal profondo la certezza dell’intervento amorevole di Dio”.

“Il nostro è un Dio che ha passione per l’uomo; un Dio che soffre con noi e per noi; un Dio che sceglie il silenzio per accasarsi tra le braccia di chi, soffrendo, si sforza di tenere accesa la fiaccola della speranza”.

Il Cardinale ha concluso la sua omelia esortando a riprendere il cammino “portando insieme il dolore dell’incolmabile assenza dei defunti, con una presenza più assidua, fraterna e amichevole presso le loro famiglie, ancor più autenticamente diventate le nostre famiglie, nella grande famiglia dei figli di Dio”.

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ZENIT Staff

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