Si torna a parlare di OGM

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di Giuseppe Bertoni*

ROMA, giovedì, 9 aprile 2009 (ZENIT.org).- Sembrava un tema dimenticato (quello degli Organismi Geneticamente Modificati), ma la logica delle cose umane è sempre la stessa … non si può nascondere a lungo ciò che è utile, ma che l’invidia, l’insipienza e la miopia di molti vorrebbero tacitare.

Con un sincronismo del tutto sorprendente (ma che potrebbe avere una ben precisa logica), il Centro Nazionale delle Ricerche (CNR) e la Pontificia Accademia delle Scienze tornano a parlare di Organismi Geneticamente Modificati (OGM). Il primo per accertare le prospettive di ricerca nei suoi laboratori e le ragioni che la impediscono, la seconda con una settimana di studio dal titolo emblematico: “Le piante transgeniche per la sicurezza (disponibilità) alimentare nel contesto dello sviluppo”.

Il materiale di presentazione di quest’ultimo (reperibile dal sito http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_academies/acdscien/index_it.htm), ha una introduzione del prof. I. Potrykus, il ricercatore svizzero padre del “Golden Rice”, cioè del riso giallo perché arricchito in beta-carotene (e ferro). L’arricchimento è stato ottenuto con la tecnica di transgenesi, e la diffusione di questo riso, consentirebbe di attenuare i gravi problemi di malnutrizione (nello specifico vitamina A e ferro) presenti in molti paesi poveri, causa di mortalità più della fame. Interessante la “storia” di questo evento OGM: il Politecnico di Zurigo, cui apparteneva il prof. Potrykus, non è stato in grado di affrontare i costi per far approvare il prodotto. Pertanto i diritti brevettuali sono stati ceduti ad una “multinazionale”, ma con il vincolo di non caricare tali diritti ai paesi in via di sviluppo. Probabilmente, questa esperienza negativa spiega una frase del prof. Potrykus nella predetta introduzione: “La politicizzazione del processo di regolamentazione è un impedimento altamente significativo all’uso delle biotecnologie da parte delle amministrazioni pubbliche nell’ambito della pubblica utilità”.

Ho richiamato questa frase poichè coincide con le mie considerazioni conclusive alla riunione del CNR, cui ho partecipato, in qualità di membro “in prorogatio” della Commissione Interministeriale di Valutazione (degli OGM da immettere sul mercato) del Ministero per l’Ambiente e il Territorio. Il tema dell’intervento, “Normative in tema di sperimentazione e commercializzazione degli OGM” ha evidenziato che il compito di coordinamento di questa attività di valutazione degli OGM è oggi svolta dall’EFSA (Agenzia Europea per la sicurezza alimentare), in connessione con i paesi membri (in Italia la CIV), all’interno di due dispositivi di legge:

– la direttiva 2001/18/EC per la sperimentazione e la immissione in commercio, recepita con DLGS 224 del 08-07-2003;

– il regolamento UE n° 1829/2003 del 22-09-2003 per la tutela della vita e salute umana, della salute e benessere degli animali e dell’ambiente, derivanti dalla immissione in commercio di OGM.

Le “opinion” dell’EFSA sui prodotti OGM, se positive, richiedono poi la definitiva autorizzazione da parte della Commissione Europea indi degli stati membri (e Consiglio dei Ministri). Allo stato attuale esiste un certo numero di eventi OGM approvati per l’uso alimentare (specie degli animali) ed assai minore per la coltivazione. In ogni caso si tratta di piante per le quali è stato accertato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che non presentano alcun rischio superiore a quello delle stesse piante convenzionali.

Per la sperimentazione (nuovi eventi non ancora autorizzati) e la coltivazione (eventi autorizzati) di piante OGM sono tuttavia necessari altri adempimenti mai avvenuti in Italia:

– i protocolli di emissione per la sperimentazione delle singole specie (predisposti dal MIPAF, ma non emanati);

– individuazione delle aree sperimentali, compito delle Regioni cui la gran parte di esse non ha adempiuto;

– le norme per la coesistenza fra coltivazioni OGM e coltivazioni convenzionali (biologiche in particolare); norme necessarie per legge (5/2005) al fine di non contaminare i prodotti agricoli di quanti si oppongono agli OGM. Le linee guida regionali sono state definite, ma non ancora approvate; in ogni caso l’impostazione attuale è tale da rendere impossibile – nella pratica – la coltivazione OGM.

La conclusione è che la vigente normativa europea è estremamente rigorosa – forse più del necessario – ma fattibile e tale da garantire consumatori, animali ed ambiente. Viceversa, in Italia, è unicamente possibile l’uso negli alimenti OGM per l’uomo ed animali (previa apposita etichettatura); non è invece possibile la coltivazione, ma soprattutto non si può condurre alcun tipo di sperimentazione in campo. Questo è estremamente grave poiché blocca di fatto la ricerca italiana nel settore, ricerca peraltro sempre più promettente come indirettamente dimostrato dalla attenzione della Pontifica Accademia delle Scienze e dai temi trattati nella “study week”.

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* Giuseppe Bertoni è Direttore dell’Istituto di Zootecnica alla Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e coautore del volume: “Biotecnologie animali e vegetali. Nuove Frontiere e nuove responsabilità” edito dalla Pontificia Accademia pro Vita (Libreria Editrice Vaticana 1999).

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ZENIT Staff

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