Benedetto XVI invita ad aprirsi al dono del sacrificio di Cristo

Nella catechesi per l’Udienza generale del mercoledì

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 8 aprile 2009 (ZENIT.org).- Alla vigilia del Triduo pasquale Benedetto XVI ha invitato i fedeli ad essere “sempre più profondamente partecipi del Mistero di Cristo”, che con la sua passione e morte si è caricato del dolore e del male dell’umanità.

Nella catechesi per l’Udienza generale di questo mercoledì il Pontefice ha spiegato l’importanza dei riti liturgici della Settimana Santa, che culmineranno nella solenne veglia pasquale.

Da subito, il Papa ha invitato i fedeli ad aprire i loro cuori “alla comprensione del dono inestimabile che è la salvezza ottenutaci dal sacrificio di Cristo”.

“Quanto meraviglioso, e insieme sorprendente, è questo mistero!”, ha esclamato.

“Gesù, pur essendo Dio, non volle fare delle sue prerogative divine un possesso esclusivo – ha continuato –; non volle usare il suo essere Dio, la sua dignità gloriosa e la sua potenza, come strumento di trionfo e segno di distanza da noi. Al contrario ‘svuotò se stesso’ assumendo la misera e debole condizione umana”.

Gesù, ha spiegato il Papa, volle in questo modo condividere in maniera “radicale e vera” la nostra natura, fuorché nel peccato, “fino a quella frontiera che è il segno della nostra finitezza, la morte”.

Ma, ha sottolineato, tutto questo non è stato frutto di una cieca fatalità, “ma piuttosto di una sua libera scelta, per generosa adesione al disegno salvifico del Padre”.

“Tutto questo il Signore dell’universo lo ha compiuto per amore nostro – ha affermato – : per amore ha voluto ‘svuotare se stesso’ e farsi nostro fratello; per amore ha condiviso la nostra condizione quella di ogni uomo e di ogni donna”.

Riflettendo poi sui diversi momenti del Tridui santo, il Papa ha detto che durante la Messa Crismale, nella mattina del Giovedì Santo, “vengono rinnovate le promesse sacerdotali pronunciate il giorno dell’Ordinazione”.

E’ un’occasione, ha aggiunto, “quanto mai propizia in cui i sacerdoti ribadiscono la propria fedeltà a Cristo che li ha scelti come suoi ministri”.

Quest’incontro sacerdotale, ha rilevato, è quasi una preparazione all’Anno sacerdotale sul tema “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”, indetto in occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars.

Con la Messa in Coena Domini nel pomeriggio, ha proseguito, la Chiesa commemora l’istituzione dell’Eucaristia, il Sacerdozio ministeriale e il Comandamento nuovo della Carità.

“Sotto le specie del pane e del vino”, ha detto il Papa, Cristo “si rende presente col suo corpo dato e col suo sangue versato”.

“E’ il sacrificio della nuova e definitiva alleanza offerta a tutti, senza distinzione di razza e di cultura – ha proseguito – . E di questo rito sacramentale, che consegna alla Chiesa come prova suprema del suo amore, Gesù costituisce ministri i suoi discepoli e quanti ne proseguiranno il ministero nel corso dei secoli”.

Il Giovedì Santo, ha continuato il Pontefice, “costituisce pertanto un rinnovato invito a rendere grazie a Dio per il sommo dono dell’Eucaristia, da accogliere con devozione e da adorare con viva fede”.

Al Venerdì Santo, invece, quando contempliamo in silenzio Gesù appeso al legno della Croce, “siamo posti davanti a qualcosa che umanamente potrebbe apparire assurdo: un Dio che non solo si fa uomo, non solo soffre per salvare l’uomo caricandosi di tutta la tragedia dell’umanità, ma muore per l’uomo”.

La morte di Cristo, ha aggiunto, “richiama il cumulo di dolore e di mali che grava sull’umanità di ogni tempo: il peso schiacciante del nostro morire, l’odio e la violenza che ancora oggi insanguinano la terra”.

“La Passione del Signore continua nella sofferenza degli uomini”, ha sottolineato.

Il Venerdì Santo, ha constatato, è sì “giorno pieno di tristezza”, ma al tempo stesso giorno “quanto mai propizio per ridestare la nostra fede” e “rinsaldare la nostra speranza e il coraggio di portare ciascuno la nostra croce, con umiltà, fiducia ed abbandono in Dio”.

Una speranza, è stata la sua riflessione, che “si alimenta nel grande silenzio del Sabato Santo, in attesa della Risurrezione di Gesù”.
<br>“Il raccoglimento e il silenzio del Sabato Santo ci condurranno nella notte alla solenne Veglia Pasquale, ‘madre di tutte le veglie’, quando proromperà in tutte le chiese e comunità il canto della gioia per la risurrezione di Cristo”.

“Ancora una volta, verrà proclamata la vittoria della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, e la Chiesa gioirà nell’incontro con il suo Signore”, ha quindi concluso.

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ZENIT Staff

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