ROMA, martedì, 7 aprile 2009 (ZENIT.org).- I Vescovi italiani hanno indetto lo stanziamento di tre milioni di euro, dai fondi derivanti dall’otto per mille, in favore delle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo oltre a una colletta nazionale straordinaria, da tenersi in tutte le chiese italiane, il 19 aprile prossimo, per la Domenica in albis.
In una nota la presidenza della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), a nome dei presuli italiani, ha rinnovato “profonda partecipazione” alle sofferenze e ai problemi delle popolazioni provate dal terremoto avvenuto nella notte di lunedì e che ha causato finora, nella città de L’Aquila e nei paesi limitrofi, 207 vittime, poco più di 1.000 feriti – un centinaio dei quali in condizioni difficili – e decine di migliaia di sfollati.
La somma stanziata dalla CEI per far fronte alle prime urgenze e ai bisogni essenziali, continua la nota, “sarà erogata tramite Caritas Italiana, già attiva per alleviare i disagi causati dal sisma e a cui è affidato il coordinamento degli interventi locali”.
In una intervista alla Radio Vaticana, l’Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), il Cardinale Angelo Bagnasco, ha detto che “il primo sentimento è certamente quello di un grande dolore per quanti hanno perso la vita e per tutti coloro che hanno perso i loro cari, oltre alle cose che sono il frutto della propria vita, del proprio lavoro”.
“Ma, nello stesso tempo – ha proseguito –, questo dolore è segnato dalla speranza, dalla fiducia che il Signore si farà sempre presente nell’intimità dei cuori di ciascuno, anche attraverso la solidarietà e la vicinanza dei fratelli, innanzitutto delle comunità cristiane”.
Innanzitutto, però, ha sottolineato il porporato, “bisogna ricostruire la fiducia nel cuore della gente”.
Intanto, monsignor Giuseppe Molinari, Arcivescovo de L’Aquila, ha fatto sapere questo martedì che è stata annullata la processione del Venerdì Santo, per l’inagibilità del centro cittadino, e che momenti di preghiera saranno organizzati nelle diverse tendopoli allestite per gli sfollati.
Mentre, tra Giovedì Santo e lo stesso giorno di Pasqua, potrebbero essere celebrati i funerali delle vittime. Il giorno verrà comunque concordato con il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso.
In una intervista all’agenza SIR, mons. Giuseppe Molinari, che ha deciso di condividere la sorte degli sfollati dormendo anche lui in tenda, ha rivelato di essere andato questa mattina a benedire le salme nella scuola della Guardia di Finanza, dove è stato allestito l’obitorio.
“E’ importante continuare a credere e sperare soprattutto in questo momento, quando la fede è più difficile, e non perdere la fiducia nel Signore”, ha detto.
La popolazione, ha poi sottolineato l’Arcivescovo, “ha reagito molto dignitosamente, non ci sono state manifestazioni scomposte o rabbia”.
“Queste situazioni ci sovrastano in un modo così enorme che è inutile prendersela con qualcuno – ha aggiunto –. Forse solo con chi ha costruito queste strutture. Anche se è una situazione strana, perché ci sono quartieri periferici con case nuove che hanno avuto danni enormi”.
“L’unico problema – ha continuato monsignor Molinari – è che le scosse continuano. Tutte le chiese hanno subito danni gravissimi, ma in questo momento la ricostruzione è la preoccupazione minore. Quello che mi interessa di più è che sia salvato il maggior numero di persone”.
Ai microfoni sempre della Radio Vaticana, l’Arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, si è detto convinto che il dramma del terremoto non spegnerà i sentimenti spirituali propri della Pasqua.
“Paradossalmente, li intensificherà – ha affermato –. Perché, se c’è un messaggio che il Vangelo ci dona come centro e cuore della nostra fede, è proprio che Dio non è lontano da chi soffre, anzi, ha fatto sua la sofferenza del mondo”.
“Certo, la grande domanda ‘perché Dio permette questo?’ tornerà, tornerà nelle nostre preghiere, nelle nostre riflessioni – ha ammesso –. Ma tornerà anche la certezza che Dio non abbandona il suo popolo nell’ora della prova e che Dio accoglie nelle sue braccia di misericordia quanti sono stati vittime di questo cataclisma naturale”.
“Non dimentichiamo che l’ateismo moderno da molti viene fatto nascere con il terremoto di Lisbona del 1755”, ha continuato, quando Voltaire si domandava: “Se c’è Dio ed è onnipotente, perché non è anche buono ed impedisce quello che sta succedendo?”.
“Ma questo è troppo facile a dirsi – ha affermato monsignor Forte –, perché il Dio di cui noi siamo testimoni è ben altro dal Grande Burattinaio del mondo: è un Dio che ha fatto sua la croce e la sofferenza, anche la croce delle nostre incapacità a prevedere, a conoscere”.
“Come dire: un Dio che ci chiama all’umiltà. Ma credo che anche una scienza seria, rigorosa, non possa che sentirsi profondamente chiamata all’umiltà davanti a questi danni che essa non riesce a prevedere e a controllare”, ha poi concluso.