ROMA, lunedì, 6 aprile 2009 (ZENIT.org).- Sabato 4 aprile Beppino Englaro è stato premiato dall’Unione Nazionale Cronisti Italiani (UNCI) per essere stato “sempre un interlocutore disponibile e corretto” nei confronti dei giornalisti, anche nei momenti più difficili della vicenda che ha visto la figlia Eluana morire disidrata in una clinica Udine.
La decisione dell’UNCI ha suscitato polemiche, insoddisfazioni e la dimissione di un vaticanista.
Con una lettera inviata a ZENIT, Salvatore Izzo, vaticanista dell’AGI (agenzia Giornalistica Italia) da venti anni iscritto all’UNCI, ha spiegato così la sua decisione di dimettersi: “Non credo che rientri nelle finalità dell’associazione dei cronisti una simile presa di posizione che offende i sentimenti di quanti – indipendentemente dalla loro fede religiosa – credono che la vita sia un bene indisponibile”.
Circa la disponibilità dell’Englaro a conversare con la stampa, come scritto nella motivazione del premio, Izzo rileva che “sembra davvero paradossale” perchè “con il ‘caso Eluana’ abbiamo assistito ad una vera e propria campagna mediatica a favore dell’eutanasia, con festeggiamento finale a casa dell’avvocato Campeis mentre la povera ragazza era all’obitorio”.
Secondo il noto vaticanista dell’AGI nel caso di Eluana si è trattato di “eutanasia eugenetica” perché “ad essere condannata è stata una persona gravemente invalida. Ad essere feriti da tutto questo sono tante famiglie, come la mia dove invece si è assistito con amore persone in condizioni analoghe a quelle di Eluana”.
Izzo ha ricordato la stessa esperienza vissuta con grande dignità dalla famiglia di Nino Andreatta, alla quale “andrebbe conferito un premio da noi giornalisti per la dignità con la quale ha affrontato questa dolorosissima e lunga prova, senza sottrarsi alle nostre richieste di notizie ma senza esagerazioni e nel rispetto di una corretta deontologia”.
Dopo aver deplorato “la distorsione assoluta della verità dei fatti, con derisione finale” svolta da alcuni colleghi, Izzo afferma che “sarebbe il caso per tutti noi giornalisti di interrogarci su quale sia veramente il nostro ruolo, cioè se raccontare quello che accade o invece cercare di renderlo accettabile”.
“Rispetto le opinioni di tutti, – ha commentato il vaticanista dell’AGI – anche se per scrivere di temi così complessi servirebbe forse di saper distinguere tra concetti come eutanasia diretta e indiretta, tra terapia del dolore e sedazione terminale”.
“Mi dispiace per il presidente della Camera – ha poi concluso –, certamente incorso in un lapsus, riportato però senza nessun distinguo dai colleghi – tra teocrazia e Stato etico, che è precisamente quello nel quale l’eutanasia eugenetica può essere praticata perché non vi é più riferimento al valore della persona ma solo a quello dello Stato”.