Filippine: i cristiani di Jolo terrorizzati per gli attacchi degli estremisti

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KÖNIGSTEIN, venerdì, 3 aprile 2009 (ZENIT.org).- A un anno dall’omicidio di p. Rey Roda, la situazione della Chiesa del Vicariato Apostolico di Jolo, nel sud delle Filippine, non è migliorata e gli estremisti islamici continuano ad attaccare i cristiani, denuncia il Vescovo locale.

Monsignor Angelito Lampon ha dichiarato all’associazione cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) che i cristiani della regione sono sempre terrorizzati, e ha sottolineato che il fatto che ora regni una “pace relativa” è dovuto solo alla presenza di unità militari della Marina, soprattutto nell’isola di Tabawan, dov’è stato ucciso p. Roda.

Anche i sacerdoti che prima rifiutavano la protezione delle forze di sicurezza ritenendola “incompatibile con la loro testimonianza cristiana” “hanno riconosciuto che le circostanze sono tali da non lasciar loro altra possibilità”, ha aggiunto il presule come si legge in un comunicato inviato da ACS a ZENIT.

Monsignor Lampon ha spiegato che le attività della Chiesa sono ostacolate anche dal fatto che gli abitanti della zona devono rincasare prima del tramonto per ragioni di sicurezza. In questa situazione, proseguono i sequestri a scopo di estorsione, anche se finora nessun musulmano ne è rimasto vittima.

Oltre ai sequestri, si verificano anche altri tipi di attacchi violenti, ha osservato, ricordando che il mese scorso sono stati lanciati colpi di mortaio a Jolo: uno ha ucciso varie persone in una zona periferica, un altro ha danneggiato il tetto della palestra della scuola maschile dei Fratelli Maristi e il terzo ha raggiunto le vicinanze della terza brigata della Marina, situata a poca distanza dalla sede episcopale.

Per vari giorni, spiega il presule, è stato necessario evacuare ogni notte la popolazione, ospitandola, tra gli altri luoghi, nelle aule della scuola cattolica di Notre Dame.

Nonostante le difficoltà, monsignor Lampon nota anche segnali positivi: “Ci vediamo costretti a prendere sul serio la nostra fede, perché qualunque cosa accada Dio sarà sempre con noi. La fede smette di essere una questione relativa alla Messa domenicale e non è più limitata a chiedere nelle novene ciò di cui abbiamo bisogno. Ora è un’esperienza di incontro con Dio che viviamo quotidianamente”.

Secondo il Vescovo, ci sono varie attività che promuovono la pace, così come azioni congiunte di cristiani e musulmani, anche se queste incontrano numerosi ostacoli.

Il presule, infatti, definisce “eccellente” il rapporto della Chiesa con le autorità locali, ma segnala anche la forte resistenza di “piccoli gruppi di fondamentalisti islamici”.

Un elemento problematico per il dialogo, ha rivelato, è il fatto che le moschee funzionano in modo indipendente. Per questo, a differenza di quanto accade con la Chiesa cattolica, che ha una struttura gerarchica, i musulmani non hanno rappresentanti autorizzati.

Per risolvere i problemi esistenti, ha confessato, non si può sperare in una soluzione rapida. Ciò che serve è un cambiamento durevole che parta dalle ragioni sociali degli scontri.

Il Vicariato di Jolo comprende la provincia di Sulú e le oltre 450 isole Tawitawi del sud delle Filippine. In questa regione, i cattolici rappresentano poco più del 3% della popolazione, prevalentemente musulmana. Le isole di Jolo e Basilán sono considerate luoghi di ritirata dei militanti di Abu Sayyaf, che si definiscono guerrieri dell’islam, mentre la comunità internazionale e la popolazione filippina li considerano terroristi o delinquenti comuni.

P. Reynado Jesús Roda, ucciso nel gennaio scorso, è il terzo sacerdote assassinato nella regione negli ultimi undici anni.

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ZENIT Staff

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