CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 3 aprile 2009 (ZENIT.org).- La testimonianza della carità può diventare “una privilegiata forma di evangelizzazione”, ha affermato questo venerdì Benedetto XVI nel ricevere in udienza i Soci del Circolo di San Pietro, presieduto da don Leopoldo dei Duchi Torlonia.
Motivo dell’incontro è stata la tradizionale consegna dell’Obolo di San Pietro, ovvero le offerte raccolte nelle parrocchie e negli istituti della diocesi di Roma, destinate alle attività caritatevoli del Papa.
Questo appuntamento, che si tiene solitamente dopo la Festa della Cattedra di San Pietro, il 22 febbraio, costituisce un momento particolarmente significativo che sottolinea il sodalizio fra la Santa Sede e questa associazione, nata a Roma il 28 aprile 1869 ad opera di don Domenico Jacobini e del giornalista Paolo Mencacci.
A testimonianza di questo particolare legame di affetto con i Romani Pontefici, il Circolo vanta infatti fra i suoi Soci del passato quattro personalità ecclesiastiche successivamente elevate al Soglio pontificio: Benedetto XV, Pio XI, Pio XII e Paolo VI.
Il Papa ha voluto da subito ringraziare i membri del Circolo San Pietro per il contributo ai più indigenti, “perché con queste vostre iniziative di solidarietà umana ed evangelica voi rendete presente, in un certo modo, la premura del Successore di Pietro verso chi si trova in condizioni di particolare necessità”.
“Noi sappiamo che l’autenticità della nostra fedeltà al Vangelo si verifica anche in base all’attenzione e alla sollecitudine concreta che ci sforziamo di manifestare verso il prossimo, specialmente verso i più deboli ed emarginati”, ha detto.
“Così, il servizio caritativo, che può dispiegarsi in una molteplicità di forme, diventa una privilegiata forma di evangelizzazione, alla luce dell’insegnamento di Gesù”, ha aggiunto.
“Perché allora il nostro servizio non sia soltanto azione filantropica, pur utile e meritevole, è necessario alimentarlo con costante preghiera e fiducia in Dio – ha affermato – . Occorre armonizzare il nostro sguardo con lo sguardo di Cristo, il nostro cuore con il suo cuore”.
“In tal modo – ha aggiunto –, il sostegno amorevole offerto agli altri si traduce in partecipazione e consapevole condivisione delle loro speranze e sofferenze, rendendo visibile, e direi quasi tangibile, da una parte la misericordia infinita di Dio verso ogni essere umano, e dall’altra la nostra fede in Lui”.
Ricordando poi l’imminenza della Settimana Santa, il Papa ha auspicato che questo tempo liturgico possa essere una “occasione propizia per rinsaldare e purificare la vostra fede; per aprirvi alla contemplazione della Croce che è mistero di amore infinito a cui attingere forza per fare della vostra esistenza un dono ai fratelli”.
“Dalla Croce scaturisce anche la gioia e la pace del cuore, che rende testimoni di quella speranza di cui si avverte un grande bisogno in questo tempo di crisi economica diffusa e generalizzata”, ha concluso.
Il Circolo di San Pietro è nato nel contesto capitolino dell’ultimo ventennio dell’800 come risposta ad un clima dominato da un acceso anticlericalismo e da una situazione di profonda crisi, cui si tentò di ovviare con numerose iniziative caritatevoli come l’Obolo di San Pietro (la cui usanza venne regolata dal Papa Pio IX nell’Enciclica “Saepe venerabilis” del 5 agosto 1871).
Il Circolo, oltre ad offrire l’assistenza pratica, morale e religiosa alle persone bisognose e senza fissa dimora, o alle mamme dei bambini ricoverati presso l’Ospedale Pediatrico del Bambino Gesù, distribuisce pasti caldi a chi ne ha bisogno, la cosiddetta “minestra del Papa”.
Le cucine del Circolo, infatti, resesi più volte utili in episodi storici come la Seconda Guerra mondiale, vennero istituite nel 1877, dietro espresso desiderio di Pio IX, il quale affidò loro le pentole dell’esercito degli Zuavi perché “l’esercito dei poveri, che non sarebbe mai mancato alla Chiesa, avesse sempre una minestra calda”.