“Questioni di vita & di morte”: manuale di morale naturale

Intervista all’autore, Tommaso Scandroglio

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di Antonio Gaspari

ROM, giovedì, 2 aprile 2009 (ZENIT.org).- E’ arrivato nelle librerie il libro di Tommaso Scandroglio, assistente di Filosofia del Diritto e Filosofia Teoretica presso l’Università Europea di Roma, dal titolo “Questioni di vita & di morte” (Ed. Ares, Milano, 2009, 240 pp. € 15,00).

Si tratta di una sorta di manuale dove dieci esperti rispondono alle domande più comuni sui temi di morale, quali per esempio: il concepito è già un essere umano? Perché la donna non può decidere della sua salute ricorrendo all’aborto? Se due ragazzi si amano, che male c’è ad avere rapporti sessuali prima del matrimonio? E se due persone non si amano più, perché non divorziare? L’affetto tra due omosessuali non è uguale a quello di due persone eterosessuali?

Per approfondire temi che sono ogni giorno sui gionali di tutto il mondo, ZENIT ha intervistato Tommaso Scandroglio, già autore di diversi saggi e articoli.

Perché questo libro?

Scandroglio: Due erano gli scopi di questo agile manuale di morale naturale. Innanzitutto fornire delle risposte semplici, immediate ed efficaci ai soliti luoghi comuni che infestano le questioni etiche. Einstein asseriva che se una cosa non la sai spiegare a tua nonna non l’hai capita. E’ così anche per le complesse tematiche attinenti alla bioetica e alla morale naturale. E’ evidente che ciascuno dei dieci argomenti trattati può essere sviluppato in modo assai più estensivo e analitico, ma è altrettanto evidente che i fondamenti di ogni problema di morale possono essere enucleati in modo chiaro senza far sconti alla solidità e validità delle argomentazioni.

L’altro scopo era ribadire un concetto che è persino logoro per chi abbia un minimo di dimestichezza con questi temi. La morale è la spiegazione razionale di quali condotte sono buone e quali cattive. La morale – per usare un aggettivo improprio ma efficace per la comprensione di noi post-moderni – la morale è di per se stessa laica. Non serve essere cattolici per dire che è sempre sbagliato uccidere direttamente e deliberatamente un essere umano innocente.

Oppure non serve la fede per comprendere che è illecito rubare, violentare, sequestrare una persona, fare uso di stupefacenti, abortire, chiedere di morire, divorziare, etc. I cattolici, o gli ebrei o i musulmani non hanno il copyright sulla morale. Non è necessario in prima battuta l’aggancio alla Rivelazione, in primis serve invece l’uso retto della ragione. E quest’ultima è di proprietà di tutti, atei compresi.

Nel testo infatti non si troveranno argomentazioni che si puntellano sui dati di fede presenti nella Bibbia, nella Tradizione o nel Magistero per corroborare le tesi addotte. Il saggio che ho avuto il piacere di curare è quindi in polemica con le posizioni fideistiche le quali affermano che solo la fede può spiegarci quali sono le condotte buone o malvagie per l’uomo.

Chi sono i personaggi intervistati?

Scandroglio: Il saggio vuole offrire una panoramica a 360 gradi sulle tematiche più dibattute in materia di morale naturale. Le prospettive di indagine sono assai diversificate. Gli autori intervistati hanno infatti competenze delle più varie: c’è il docente universitario, il magistrato, il ricercatore scientifico, il politico, lo psicoterapeuta, il filosofo del diritto.

Ciascuno di essi ha affrontato il tema con gli strumenti offerti dalla sua professione, ma – aspetto importante da sottolineare – le conclusioni a cui arriva, per esempio, il giudice e lo scienziato coincidono. Questo a dimostrazione – mi si conceda l’espressione un po’ criptica – che la realtà non può essere in contraddizione con se stessa.

Ciò a voler dire che, ad esempio, l’aborto sarà valutato negativamente sia in ambito medico, pensiamo solo alla sindrome post abortiva che colpisce le donne, sia ambito giuridico, laddove si metterà in evidenza la contraddizione che non tutti i soggetti di diritti godono degli stessi diritti fondamentali, sia in ambito sociologico e politico, vedendo in esso una frattura dolorosa dei rapporti sociali. Insomma, strade diverse portano tutte alla stessa meta.

Quali sono le risposte che più l’hanno colpita?

Scandroglio: Spigolando qua e là potrei citare la risposta dell’onorevole Carlo Casini allo slogan ormai datato “l’utero è mio”: certo che l’utero è della donna – risponde Casini – ma non quello che c’è dentro l’utero. Oppure mi viene in mente l’affermazione di don Stefano Teisa che la legge 40 sulla cosiddetta procreazione medicalmente assistita non è una buona legge, perché permette un tecnica di fecondazione che espone ad un rischio elevatissimo di morte gli embrioni.

Rammento anche quanto ha detto la genetista Maria Grazia Vianello in merito alla sicurezza dei profilattici che falliscono, nella trasmissione delle malattie veneree, nel 10-15% dei casi, o quanto affermato da padre Lino Ciccone sul fatto che avere rapporti sessuali prima del matrimonio è come appropriarsi di una casa prima che il legittimo proprietario abbia formalmente espresso la sua volontà di vendere o donare quella casa: una sorta di furto.

Mi piace poi ricordare le argomentazioni del professor Giacomo Samek Lodovici in merito al vincolo matrimoniale, istituto non inventato dalla Chiesa ma presente dall’antichità in moltissimi popoli non cristiani, e quelle del professor Mario Palmaro sulle coppie di fatto quando chiarisce che i diritti dei singoli conviventi sono già tutelati dal diritto comune vigente senza bisogno di ulteriori normative.

Da ricordare anche la chiara precisazione del dottor Roberto Marchesini allorché spiega che l’omosessualità non è una patologia, né un disturbo ma un sintomo di un disturbo, il quale è una “ferita dell’identità di genere, ossia di una immagine di sé come non adatto al mondo maschile”.

Parimenti mi hanno impressionato i dati forniti dal professor Antonello Vanni sui danni da assunzione di cannabis, la quale provoca la distruzione irreversibile di ampie zone del cervello e malformazioni dello stesso. Come poi non citare l’intervento della professoressa Claudia Navarini sull’eutanasia che con precisione e chiarezza fa luce sui temi dell’accanimento terapeutico, del testamento biologico e del rapporto medico- paziente.

Infine mi piace sottolineare l’intervento del magistrato Giacomo Rocchi che, in tema di legittima difesa arriva a giustificare anche l’uccisione dell’aggressore.

A chi è rivolto questo libro?

Scandroglio: A tutti. Perché tutti ormai sono chiamati a schierarsi su questi temi. Da qualche decennio temi come l’aborto, il divorzio, la contraccezione ed altri non sono più dominio esclusivo degli esperti.

A quanti di noi è capitato, se non di imbattersi in simili situazioni, perlomeno di dare una propria opinione su tali questioni. E spesso non si sa cosa dire. Oltre a ciò il cosiddetto caso limite è ormai prassi normale.

Pensiamo ad esempio al fatto che ogni anno in Italia vengono soppressi dai 130 ai 135 mila bambini nel ventre della madre per aborto procurato, oppure al fatto che dal 1995 al 2005 i divorzi sono aumentati del 74%.

Occorre risvegliare le coscienze e questo libro vuole contribuire, seppur ovviamente in modo minimo, a tale scopo. Ormai da tempo si è ingenerata nella psiche delle persone un meccanismo perverso di accettazione delle condotte più disumane.

L’equazione è la seguente: certi comportamenti sono esistiti da sempre, oggi più che mai. Se un comportamento è assai diffuso allora è normale, ma se è normale significa che è anche buono sotto il profilo morale. Ma se è buono perché non renderlo legittimo anche sul piano giuridico?

Tutti sono immersi in questo stato d’animo collettivo, ognuno di noi è impregnato, chi più chi meno, dal pervasivo spirito relativista e ognuno di noi è potenziale
vittima di questo sofisma che ci fa scambiare il vero con il fasullo. E’ quanto mai necessario allora spezzare tale nefasto incantesimo e far riaprire gli occhi a quella ragione che da sempre è deputata a scoprire la verità sulle cose e sull’uomo.

 

 

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ZENIT Staff

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