Il Vaticano: in Cina, privazioni della libertà ai danni della Chiesa

“Profondo dolore” per il nuovo arresto di mons. Giulio Jia Zhiguo

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 2 aprile 2009 (ZENIT.org).- La Chiesa è tornata a denunciare le continue vessazioni e privazioni di libertà subite dai Vescovi e dai sacerdoti in Cina.

E’ quanto si legge nella nota vaticana pubblicata questo giovedì, al termine del raduno della Commissione plenaria sulla Chiesa cattolica in Cina, svoltosi dal 30 marzo al 1° aprile, per riflettere sulla formazione dei seminaristi e delle persone consacrate, oltre alla formazione permanente dei sacerdoti.

Durante le sessioni di lavoro, si legge nella nota, i partecipanti “hanno messo in risalto problematiche complesse dell’attuale situazione ecclesiale in Cina, che derivano non solamente dalle difficoltà all’interno della Chiesa ma anche dai rapporti non facili con le Autorità civili”.

In particolare si fa riferimento al recente arresto – avvenuto proprio in contemporanea con l’inizio dei lavori della Commissione – di mons. Giulio Jia Zhiguo, Vescovo non ufficiale di Zhengding, nella provincia dell’Hebei, la zona con la più alta concentrazione di cattolici – circa un milione e mezzo i fedeli – e per questo anche una delle più colpite dalla persecuzione anticattolica del regime cinese.

Monsignor Jia, 74 anni, che si prende cura di circa 100 orfani portatori di handicap, ha trascorso 15 anni in prigione (dal 1963 al 1978), mentre dal 1989 si trova sotto stretto controllo della polizia, quando non viene arrestato per le cosiddette “sessioni di studio”, finalizzate all’indottrinamento politico per convincerlo ad aderire all’Associazione Patriottica (AP).

Il Governo cinese permette la pratica religiosa nel suo Paese solo con personale riconosciuto e in luoghi registrati presso l’Ufficio per gli Affari Religiosi e sotto il controllo dell’Associazione Patriottica

Per questo si parla della differenza tra una Chiesa “ufficiale” o “ (AP), l’organismo istituito dal regime maoista nel 1957 con lo scopo di creare una Chiesa nazionale indipendente dalla Sede apostolica. patriottica” e i fedeli che cercano di sottrarsi al suddetto controllo per obbedire direttamente al Papa, formando la Chiesa “non ufficiale” o “clandestina”.

Il comunicato finale pubblicato dalla Sala stampa vaticana osserva che “non si tratta, purtroppo, di un caso isolato: anche altri ecclesiastici sono privati della libertà o sono sottoposti a indebite pressioni e limitazioni nelle loro attività pastorali”.

Queste situazioni di “rapporti non facili con le Autorità civili”, si sottolinea, “creano ostacoli a quel clima di dialogo con le competenti Autorità” che Benedetto XVI ha voluto rilanciare con una Lettera indirizzata ai cattolici cinesi nel giugno del 2007 (cfr. http://www.zenit.org/article-11286?l=italian)

La nota contiene inoltre l’esortazione a una più decisa missionarietà dei cattolici cinesi in patria e all’estero.

La riunione si è conclusa con un incontro con il Santo Padre, il quale “ha sottolineato l’importanza di aiutare i cattolici in Cina a far conoscere agli altri la bellezza e la ragionevolezza della fede cristiana e a presentarla come la proposta che offre le migliori risposte dal punto di vista intellettuale ed esistenziale”.

“Egli – prosegue la nota – ha, inoltre, ringraziato i presenti per il loro impegno nel campo della formazione e li ha incoraggiati a continuare il loro servizio per il bene della Chiesa in Cina”.

Il direttore di AsiaNews, padre Bernardo Cervellera, ha affermato che “era da molto tempo che in Vaticano non si citavano esplicitamente nomi e situazioni di persecuzione in Cina, sebbene lo scorso anno, il card. Joseph Zen di Hong Kong, invitato dal Pontefice a scrivere le meditazioni per la Via Crucis al Colosseo, abbia dato ampio spazio a questo tema, riferito alla Cina, pur senza nominarla”.

Nell’articolo, padre Cervellera scrive che “i circa 3 mila sacerdoti (ufficiali e sotterranei); gli oltre 1500 seminaristi (ufficiali e sotterranei); le oltre 5 mila suore e novizie (ufficiali e sotterranee) mancano spesso di formatori a causa delle persecuzioni passate e presenti; hanno carenza di strumenti (pubblicazioni, contatti)”.

“Soffrono di un dislivello grande fra sacerdoti anziani e giovani, mancando la generazione intermedia, corrispondente al periodo della Rivoluzione culturale (1966-1976), quando sono rimasti chiusi seminari, chiese e conventi”, sottolinea.

AsiaNews spiega che l’incremento della repressione e del controllo sulla Chiesa in Cina è dovuto al fatto che ormai la quasi totalità dei Vescovi ufficiali è in segreto in comunione con la Santa Sede, mentre molti Vescovi riconosciuti dal governo collaborano sempre più con i Vescovi sotterranei.

Da quando Benedetto XVI ha pubblicato la sua Lettera ai cattolici cinesi, si sono infatti moltiplicati i segni di riconciliazione fra i due rami della Chiesa in Cina, emarginando il potere dell’Associazione patriottica.

I sempre più frequenti controlli e arresti sono dovuti, però, anche al prossimo anniversario della morte di mons. Giuseppe Fan Xueyan, Vescovo di Baoding, ucciso dalla polizia nel 1992. Per l’occasione, infatti, i fedeli visitano la tomba del presule e organizzano momenti di preghiera.

Fonti di AsiaNews ricordano poi che nella Chiesa sotterranea vi sono altri due Vescovi scomparsi da anni nelle mani della polizia e dei quali non si conosce più il destino: mons. Giacomo Su Zhimin (diocesi di Baoding, Hebei), 75 anni, arrestato e scomparso dal 1996; e mons. Cosma Shi Enxiang (diocesi di Yixian, Hebei), 86 anni, arrestato e scomparso il 13 aprile 2001.

Le stesse fonti affermano che vi sono anche decine di sacerdoti sotterranei in prigione o nei campi di lavoro forzato; e altre decine di Vescovi sotterranei in isolamento.

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ZENIT Staff

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