Il Papa invoca un futuro di pace per i popoli africani

Nell’udienza generale dedicata al recente viaggio in Camerun e Angola

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 1° aprile 2009 (ZENIT.org).- Questo mercoledì Benedetto XVI, di fronte ai circa 20 mila fedeli presenti in piazza San Pietro, nonostante la pioggia, è tornato a invocare “un futuro di riconciliazione e di stabile pacificazione per tutti” i popoli africani.

Nella catechesi per l’Udienza generale di quest’oggi, il Papa ha voluto ripercorrere i momenti salienti del recente viaggio apostolico che lo ha condotto in Camerun e Angola, per consegnare alla Chiesa di questo continente l’Instrumentum Laboris del secondo Sinodo per l’Africa, che si svolgerà a Roma nell’ottobre prossimo.

Per l’occasione il Pontefice ha ricordato “la calorosa accoglienza” ricevuta e “l’anima profondamente religiosa” delle popolazioni incontrate, ed ha invitato gli uomini di buona volontà del continente ad “affrontare con coraggio le grandi sfide sociali, economiche e spirituali del momento presente” tenendo sempre presente che “Cristo resta la vera forza di rinnovamento radicale dell’uomo e delle comunità cristiane”.

“Nella stagione attuale, che vede l’Africa impegnata a consolidare l’indipendenza politica e la costruzione delle identità nazionali in un contesto ormai globalizzato – ha assicurato – la Chiesa accompagna gli africani richiamando il grande messaggio del Concilio Vaticano II”.

La Chiesa, ha sottolineato, “sa di dover essere segno e strumento di unità e di riconciliazione” in un continente ancora segnato da “conflitti numerosi e drammatici”; e lavora “perché tutta l’Africa possa costruire insieme un avvenire di giustizia, di solidarietà e di pace, attuando gli insegnamenti del Vangelo”.

Durante l’udienza il Papa ha toccato alcuni dei temi affrontati durante il viaggio tra i quali l’urgenza dell’evangelizzazione, la formazione dei seminaristi, la promozione della pastorale familiare, l’importanza del dialogo tra le religioni e la necessità di una promozione sociale.

Alle donne, ha spiegato il Papa, ho ribadito “il loro pieno diritto ad impegnarsi nella vita pubblica”, senza che venga però mortificata la loro missione fondamentale nella famiglia.

Benedetto XVI ha poi ricordato l’azione generosa dei missionari, dei religiosi e dei volontari ed ha esortato tutti i fedeli a pregare per le popolazioni africane, affinché “possano affrontare con coraggio le grandi sfide sociali, economiche e spirituali del momento presente”.

Tra i tanti incontri, il Papa ha rivolto un pensiero particolare alla sua visita al Centro “Cardinal Léger” di Yaoundé, in Camerun, che si prende cura di disabili e malati. Qui, ha affermato, vediamo “un segno forte dell’azione umanizzante del messaggio di Cristo” e si condivide con i sofferenti “la speranza che proviene dalla fede”.

Benedetto XVI ha quindi parlato della sua visita in Angola, insanguinata da quasi un trentennio di guerra civile. “In Angola – ha detto –, si tocca veramente con mano quanto più volte i miei venerati Predecessori hanno ripetuto: tutto è perduto con la guerra, tutto può rinascere con la pace”.

“Ma per ricostruire una nazione ci vogliono grandi energie morali – ha aggiunto –. E qui, ancora una volta, risulta importante il ruolo della Chiesa, chiamata a svolgere una funzione educativa, lavorando in profondità per rinnovare e formare le coscienze”.
 
“L’Africa è un continente molto giovane, ma troppi suoi figli, bambini e adolescenti hanno già subito gravi ferite che solo Gesù Cristo, il Crocifisso Risorto può sanare infondendo in loro, con il suo Spirito, la forza di amare e di impegnarsi per la giustizia e la pace, ha concluso.

Al momento dei saluti finali, rivolgendosi ai pellegrini polacchi, il Papa ha ricordato Giovanni Paolo II, di cui il 2 aprile si celebra il quarto anniversario della morte: “Che l’eredità spirituale del vostro grande connazionale – ha detto – ispiri la vostra vita personale, familiare, sociale e nazionale. Insieme con voi chiedo nella preghiera il dono della sua Beatificazione”.

A margine dell’udienza, il Papa si è poi incontrato con Maria Teresa Olivero e Caterina Giraudo, le due religiose missionarie rapite in Kenya e liberate il 19 febbraio scorso dopo oltre tre mesi di prigionia.

Le due missionarie del movimento Charles de Foucauld, originarie della provincia di Cuneo, sono venute all’udienza accompagnate dal Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo di Torino, per dire grazie al Papa per le preghiere e gli appelli in loro favore.

Significativo anche il saluto ad una delegazione della Campagna italiana contro le mine antiuomo, che ha voluto ringraziare il Papa per il suo impegno contro le cluster bomb.

Successivamente il Pontefice ha rivolto un pensiero anche ai circa trecentocinquanta fedeli di Genova guidati dal loro Arcivescovo, il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, venuti a ricambiare la visita alla loro diocesi. Presenti anche i pellegrini delle diocesi di Isernia-Venafro, Carpi e Udine e da tantissime parrocchie, scuole, associazioni.

Benedetto XVI ha infine ricordato la figura di don Primo Mazzolari in occasione del 50° anniversario della morte, auspicando che venga riscoperta “l’eredità spirituale” e promossa “la riflessione sull’attualità del pensiero di un così significativo protagonista del cattolicesimo italiano del Novecento”.

“Auspico – ha detto – che il suo profilo sacerdotale limpido di alta umanità e di filiale fedeltà al messaggio cristiano e alla Chiesa, possa contribuire a una fervorosa celebrazione dell’Anno Sacerdotale, che avrà inizio il 19 giugno prossimo”.

I rappresentanti della fondazione intitolata al sacerdote presenti all’Udienza hanno donato al Papa la medaglia commemorativa e alcuni libri.

Infine, nell’imminenza della Settimana Santa, il Papa ha concluso con un invito ai fedeli “a compiere una pausa di intimo raccoglimento, per contemplare questo sommo Mistero, da cui scaturisce la nostra salvezza”.

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ZENIT Staff

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